O di qua, o di là? C'è chi dice NO!

Devo aver perso qualche passaggio della storia dei rapporti tra la sinistra post-comunista e i "radicali". Ebbene, a me risulta che questi ultimi siano stati i soli che nella storia degli ultimi 90 anni di questo paese abbiano portato avanti battaglie di diritto e libertà riformatrici, gli unici che abbiano percorso la strada della costruzione di una sinistra "altra": liberale, liberista, antiproibizionista, libertaria. Quanto all'ex PCI o PdCI o DS che sia: nonostante i muri caduti, nonostante le torri abbattute, nonostante i referendum su proposte di radicale "alternativa" votati con esito favorevole all'abrogazione con percentuali da 80 o 90 % e grazie al voto favorevole di cittadini che magari poi votavano DC o PCI, nonostante il mondo, gli scenari, la società mutino... pare che questo paese, le speranze per questo paese di avere una sinistra finalmente "liberata" e liberale, debbano pagare il costo dell'aver avuto il partito comunista occidentale più forte del pianeta, il PCI, appunto.

Mi spiego: è la stessa concezione del ruolo dell'individuo, della società e del partito che ha portato e porta, i DS ora, il PCI un tempo, ad aver determinato e a determinare una certa storia d'Italia, un certo "presente" e... ahimè temo che siano sulla strada di determinare un certo "futuro", non soli, ma con i loro alleati, tanto dileggiati, allora come ora, quanto complici e consociati (storia vecchia): la DC un tempo, Berlusconi oggi.

Il loro (e non solo loro), "gap" politico è sempre lo stesso, quello di matrice partitocratica in senso puro che porta a considerare il "Partito" non mezzo, ma ... FINE, diaframma, apparato burocratico, partito che "educa", che "forma" che ingabbia le idee e gli individui nel proprio carniere ideologizzato e ideologizzante, individui e idee all'ammasso insomma. Sono antropologicamente legati a certi modelli, ad una certa considerazione dell'individuo e della società, dei rapporti e dei "conflitti" sociali che è diametralmente opposta a quella radicale. Nonostante proclamino di essere la sinistra del futuro etc etc etc, di fatto, quando poi si tratta di passare dalle vuote enunciazioni (magari in qualche convegno con il quale cercano di riscrivere la loro storia e perfino quella dei loro antagonisti, anche di quelli radicali; opera di manipolazione nella quale sono esperti oltre che ben armati... discorso lungo.... evito), alla battaglia e all'azione politica balbettano... e blaterano sull'unica cosa di cui pare essi siano esperti: la "professione di fede" antiberlusconiana, unico "asse" attorno cui ruota la loro "proposta" politica, la loro... "unità"...  Poi si sa.. ogni fede che si rispetti ha i suoi peccati... le sue confessioni e le sue assoluzioni, i riti son gli stessi e i "sacerdoti altissimi" idem, matrioske di un partito matrioska. Mi verrebbe di paragonare i loro "tentativi" di liberazione da queste incrostazioni all'immagine di un tacchino che tenta di spiccare il volo, se non fosse che (a conti fatti), sono incline a riconoscere più onestà intellettuale a un tacchino animato da velleità aquilesche: loro sono ciò che non possono che essere visto che il partito è l'unica loro ragione di vita, l'unica che giustifica la loro azione e la loro... sopravvivenza (unitamente alla pletora di burocrazie e apparati che fanno loro da contorno: il "braccio armato" sindacatocratico, il marasma associazionistico finanziato dall'erario, etc etc etc.). Insomma: REGIME, Chiesa di REGIME ... gli mancano le ali della libertà.... ma... passiamo ad "altro".

Non credo che Berlusconi sia una sirena per i radicali; credo semplicemente che sia un impostore, cioè: non è ciò che dice di essere, non è un liberale. Punto. Credo che oramai questo sia fatto acquisito. I "nuovi" partiti nati in quest'ultimo decennio e, tra questi, quelli di matrice c.d. "liberale", non hanno in realtà segnato alcuna soluzione di continuità rispetto ai loro predecessori. Forza Italia che, con la discesa in campo del Silvio nazionale nel 1994, pareva poter essere interprete di un progetto riformatore, in realtà da anni persegue, ormai inesorabilmente, una pericolosissima azione di conservazione del regime, anti-referendaria e di vera e propria, sublime ed incontrastata, falsificazione degli ideali liberali; la CDL e il suo leader sono espressione della peggiore destra clerico-fascista che millanta l'adesione al liberalismo, tradendo poi nei fatti, nei comportamenti e nelle scelte l'idea di libertà. Così è stato, è e, temo, sarà sul presidenzialismo, il federalismo, il maggioritario e il liberismo. In realtà, Berlusconi è omogeneo al regime, connivente con esso e da esso foraggiato.

La cartina di tornasole di tale falsificazione è costituita dalla totale e komeinista avversione ad ogni approccio libertario, dalla rivalutazione delle posizioni clericali in tema di aborto, famiglia, eutanasia, dalle fideistiche e demagogiche posizioni sull'immigrazione, la sicurezza e la droga. Ancora: è necessario sottolineare che questa destra sta riuscendo a compiere sul terreno delle libertà economiche la stessa operazione di falsificazione e svendita (vedi la vicenda della riforma pensionistica), che la sinistra ha compiuto e sta compiendo sul terrreno delle libertà civili: il tutto coperto da un conformismo di regime che evidentemente vuole continuare a sottrarre al popolo la sovranità.

Il dato caratterizzante questa fase della politica italiana è proprio questo: la falsificazione delle idee e l'inautenticità degli attori politici, oltre che, naturalmente, economici, sociali e istituzionali.Il liberalismo, il presidenzialismo, il federalismo, le Riforme (quelle con la "R" maiuscola di bicamerale memoria), più son stati blanditi e vezzeggiati, più son stati corrotti, traditi, esautorati. E' chiaro che, in realtà, di quelle riforme si ha paura. E la loro paura trova fondamento nello stesso riflesso etnico che, in questi anni, ha portato e porta la partitocrazia a contrastare i referendum. Questa è la loro sola ed unica "unità": la conservazione del regime partitocratico.

In questo quadro, è evidente come la battaglia radicale sia oscena, perciò costretta "fuori-scena" dai principali canali di comunicazione mediatica: certamente non a caso, certamente non per responsabilità radicale, ma solo perchè è la stessa libertà, lo stesso stato di diritto, la stessa certezza del diritto che sono osceni al nostro paese.

Ecco, come dice Marco Pannella, la necessità radicale, la necessità della prassi radicale del dialogo, del giocare il possibile contro il probabile anche per quanto concerne il destino di Berlusconi o di Prodi; ecco la "laicità" radicale del dialogo con tutti e il rifiuto di falsi schematismi (o di qua o di là), propri di un sistema politico-mediatico-istituzionale impazzito che vede solo nella protezione etnica la propria ragion d'essere.

Ecco la necessità della Rosa nel Pugno, ecco la necessità del "sogno" radicale, ecco la necessità della battaglia rivoluzionaria, partigiana e di resistenza democratica, liberale, nonviolenta, esattamente come 90, 50, 30 o 10 anni fa, la necessità insomma della "rivoluzione" radicale, che altro non sarebbe per il nostro paese che il "riconoscere se stesso", come direbbe qualcuno, evitando di concedere alla storia altre autobiografie di una nazione quali fascismo e post-fascismo son stati.

Insomma non mi schiero tra i radicali filo-CDL o tra quelli filo-Ulivo, non mi schiero perchè questa destra e questa sinistra, sono entrambi nostri avversari, almeno finchè continueranno a manifestarsi e ad essere conservatori del regime.