E Simone Cristicchi volò sul nido del cuculo!

Ha emulato Jack Nicholson e, come lui, è volato sul nido del cuculo e ha vinto Sanremo, il festival della canzonetta italiana che non è solito regalarci impegno civile commisto alle molteplici combinazioni delle sette note: Simone Cristicchi ci è riuscito, senza banalità o retorica, ma volando alto, colpendo allo stomaco ed emozionando con intelligenza, trattando un tema, quello della malattia mentale, troppo spesso rimosso, nascosto, osceno, tenuto fuori dalla scena, non se ne deve parlare, solo sussurrare, sottovoce, nella vergogna di sè e degli altri.

Anche Nicholson in Qualcuno volò sul nido del cuculo, film di Milos Forman, del 1975, vincitore di 5 oscar, ha seguito le stesse coordinate utilizzate da Cristicchi per innalzarsi in volo: Jack e Simone vanno controvento e si innalzano in volo, in un cielo azzurro, limpido, terso, con audacia. Cristicchi ha regalato una rosa a tutti gli italiani. Antonio siamo tutti noi, perchè il livello di cività di un paese ha senz'altro tra i propri indici il livello di attenzione prestata alla tutela dei diritti del malato più dimenticato, il malato mentale.

Io nel nido del cuculo ci sono stato: ho conosciuto un Centro di Igiene Mentale, l'ho frequentato, lo frequento; lì ho incontrato un medico, una psichiatra, che ha saputo aiutarmi, ha saputo aprire una breccia nella mia malattia e ha scavato come una formica, fino a quando non ha visto la luce e, soprattutto, fino a quando non l'ha fatta vedere anche a me. Sono stato fortunato, ho avuto la mia famiglia vicino che ha potuto assistermi, che mi ha aiutato a lottare. Sono stato fortunato, ma penso a chi non ha potuto avere la mia stessa fortuna; penso a chi non ha incontrato un medico con la stessa deontologia professionale del mio medico, penso a chi non ha alle spalle una famiglia come la mia; penso, infine, a chi ha patologie più gravi della malattia che ho avuto io e vedo lo sfascio generale che predomina e che nasconde gli sforzi di chi nelle strutture sanitarie pubbliche lavora bene, nonostante le poche risorse, le poche strutture, lo scarso personale.

Simone, l'hai regalata anche a me una rosa! Grazie! Una rosa non posso far altro che stringerla in pugno e le vite, mia e di Antonio, hanno bisogno che la rosa nel pugno viva e faccia vivere queste battaglie, facendo sbocciare sempre più rose, da regalare a noi, popolo di Antoni.