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Catasto Rifiuti, Bolognetti: Siamo al paranormale!
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Gazzetta del Mezzogiorno, 4 febbraio 2015 line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e Giunta Radicali Italiani
Arpab, ultima frontiera. Questi sono i viaggi di un cittadino lucano alla ricerca di nuove forme di vita e di legalità all’interno degli uffici pubblici lucani. Ecco, potrei iniziare il mio racconto, dedicato all’ennesima vicenda che ha per protagonista la nostra Agenzia per l’ambiente, parafrasando il capitano Picard della nave interstellare Enterprise. Peccato che a noi altri non tocchino affascinanti viaggi nello spazio, ma kafkiane vicende che svelano il volto di una P.A. allo sbando e che continua a non onorare come dovrebbe leggi e convenzioni che tutelano il diritto alla conoscenza dei cittadini di questo Paese.
Il carteggio intercorso tra me e l’Arpa lucana, avente per oggetto la gestione del cosiddetto “Catasto rifiuti”, fa capire perché il rapporto Ispra sui rifiuti speciali e pericolosi venga pubblicato ogni 4-5 anni anziché con cadenza annuale.
Il “catasto rifiuti” è stato istituito dall’art. 3 della legge 397/1988; in base a quanto chiarito dall’art.189 del Codice dell’Ambiente, esso è articolato in una sezione nazionale, gestita da Ispra, e in sezioni regionali istituite presso le Arpa. Il Catasto, sempre in base a quanto è dato leggere nel dispositivo del sopra citato art. 189, dovrebbe assicurare un quadro conoscitivo completo e costantemente aggiornato sui rifiuti prodotti nel nostro Paese.
Come detto “dovrebbe”, ma come apparirà chiaro dalla storia che mi accingo a raccontare i Catasti regionali sono tutt’altro che costantemente aggiornati e ben lungi dell’offrire un quadro conoscitivo completo.
Nella nostra Basilicata, per esempio, può succedere che l’impiegato che gestiva il Catasto “scappi” con password e documenti di rilevante interesse pubblico e che la cosa venga appurata solo dopo due mesi a seguito di una richiesta di accesso agli atti finalizzata a poter acquisire informazioni sui rifiuti speciali e pericolosi prodotti da Eni Spa.
No, non è la sceneggiatura del solito B movie natalizio, ma quanto emerge dalla surreale risposta che il direttore di Arpa Basilicata ha messo nero su bianco per corrispondere a una mia formale richiesta inoltrata nel novembre del 2014(sigh!!!).
Scrive infatti il dottor Schiassi in una missiva datata 30 gennaio 2015: “Si è appreso solo recentemente di modifiche operate agli assetti organizzativi[…]che hanno determinato in via di fatto un passaggio di competenze tra uffici, in uno con il comando del dipendete delegato alla materia di cui trattasi presso altri uffici regionali”.
Insomma, tradotto dal burocratese, chi gestiva il Catasto si è fatto trasferire. Ma il bello, il surreale, l’aspetto esilarante di tutta questa vicenda lo apprendiamo da un altro punto della stessa missiva nella quale il Direttore scrive: “E’ stato individuato il dipendente referente dell’attività di cui trattasi, per altro transitato in comando presso altro Ente. E’ stata inoltrata urgente richiesta formale di rimessione alla scrivente amministrazione della documentazioni elaborata e prodotta relativamente agli anni di riferimento”.
Non so se sono riuscito a rendere il lato comico e kafkiano di questa vicenda, ma trovo davvero paranormale che il direttore dell’Arpab debba vestire i panni dell’investigatore privato per capire chi fosse l’impiegato che fino a pochi mesi fa aveva assolto alle funzioni di gestione del Catasto e che lo stesso Direttore debba, di fatto, minacciare l’impiegato in oggetto per farsi restituire documenti pubblici la cui titolarità è in capo all’Agenzia e che il solerte impiegato ha ritenuto di dover portare con sé.
Il “Catasto rifiuti” dell’Arpab non ha mai brillato per efficienza e i dati, nonostante reiterate richieste formalizzate anche in una proposta di legge volta ad istituire una “Anagrafe della monnezza”, sono sempre restati nei cassetti gelosamente custoditi dai sacerdoti addetti alla negazione dell’einaudiano diritto a poter conoscere per deliberare.
Questa volta, però, la realtà ha superato la più sfrenata e fervida fantasia, toccando vette mai raggiunte prima. Lo scenario descritto da Schiassi, anch’egli impegnato nel consueto gioco dello scarica barile, avrebbe potuto ben figurare in un episodio della serie “Ai confini della realtà”, magari in un remake di “Dimensioni parallele”.
Sì parallele, perché da un lato ci siamo noi, abitanti del pianeta Terra, e dall’altro loro, sulle loro dorate nuvolette, che gestiscono la cosa pubblica senza alcun senso dell’importanza del compito che sono chiamati ad assolvere e spesso nell’assoluta mancanza di rispetto delle leggi.
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Vulture, un paradiso minacciato dalle trivelle. Bolognetti: “Di questo passo ce lo giochiamo”
Fonte basilicata24news
Di Federica Sterza
Boschi, sorgenti, torrenti, aree da pascolo, vigneti, olivi: nel Nord della Basilicata si nasconde un piccolo angolo di Paradiso, il Vulture, una subarea del melfese che confina con Puglia e Campania. Sullo sfondo svetta con i suoi 1326 m il Monte Vulture, un vulcano non più attivo, ma che non può ancora definirsi spento. La storia di questo angolo di Paradiso si intreccia però con le scellerate operazioni di trivellazione che la cronaca lucana ha dolorosamente dovuto raccontare in più occasioni.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Come ci racconta il segretario regionale dei Radicali, Maurizio Bolognetti, la storia del Vulture cambia quando, nel 1963 prendono il via le operazioni di trivellazione di un pozzo esplorativo nell'ambito del permesso di ricerca denominato "Lavello". Le cose non filarono lisce come avrebbero dovuto, tant’è che da un documento redatto dall'Agip “emerge che le operazioni di perforazione determinarono l'inquinamento delle falde acquifere, contaminate dai fanghi di trivellazione, in una zona che, ricordo, è ricca di acque minerali e di coltivazioni di particolare pregio” spiega Bolognetti.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">E non è tutto. A distanza di oltre cinquant’anni, di recente sono state avanzate ben cinque richieste di permesso per il conferimento di nuovi titoli minerari, vale a dire nuovi permessi di ricerca. E tuttavia anche qui gli intoppi non mancano. Bolognetti racconta infatti che “l’Ufficio compatibilità ambientale della Regione Basilicata nel 2011 prima accetta la richiesta avanzata dalla società texana Aleanna Resources LLC, che ha una sede a Matera, ad avere i permessi, escludendo addirittura la procedura di Via (Valutazione di Impatto Ambientale), ma con delle ‘prescrizioni’ (vale a dire: ‘ci sono delle cose che dovreste comunque fare’), per poi, due anni dopo, negare l'intesa".
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">“Ho l’impressione, a volte, che ci sia un cortocircuito tra gli uffici e la politica, la politica e gli uffici” commenta il segretario radicale. Cortocircuiti che però rischiano di mettere a repentaglio un ecosistema dai tratti insuperabili e dalle bellezze uniche. Di questo passo, il “Vulture ce lo giochiamo”.
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Commissione Attività produttive, commercio, turismo della Camera
Mattarella: Testa, serve ventata di novità su autodichia degli organi costituzionali
Dichiarazione di Irene Testa, membro della direzione di Radicali Italiani e coautrice con l'avvocato Alessandro Gerardi del libro "Parlamento, zona franca - Lo scudo dell'Autodichia":
"In occasione dell'insediamento di Sergio Mattarella al Quirinale, Irene Testa rivolge l'invito al nuovo Presidente, di imprimere una ventata di novità alla trattazione del polveroso dossier dell'autodichia degli organi costituzionali. Una decisione diversa, rispetto al passato, darebbe ingresso allo Stato di diritto anche per una categoria di persone, sin qui trattata in maniera maggiordomale invece che da cittadini".
"L'ordinanza n. 740/2015 della Corte di cassazione ha citato la Presidenza della Repubblica dinanzi alla Corte costituzionale, per un conflitto tra poteri dello Stato: esso nasce proprio dal precedente rifiuto del Quirinale di consentire alla Cassazione di decidere - in terzo grado - sulle controversie di lavoro dei dipendenti del Colle. Se Mattarella ritirasse l'eccezione di carenza di giurisdizione del Giudice ordinario, il conflitto non avrebbe più luogo ed anche le parallele vicende di Camera e Senato riceverebbero una linea di indirizzo assai significativa".
"Il nuovo Presidente ha dunque l'opportunità di aprire uno squarcio di luce, in una questione che - lasciata incancrenire con le lungaggini che, nel caso del Senato, già superano il decennio - rischia di portare ad una condanna dell'Italia a Strasburgo".
Leggi anche: http://autodichia.blogspot.com
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