Il Bit nel Pugno

L'archivio di Radio Radicale attualmente pubblicato sul sito non è a nostro avviso facilmente accessibile. La licenza d'uso Creative Commons con la quale vengono rilasciati i contenuti è abbastanza liberale ma esistono una serie di impedimenti tecnici che rendono di fatto difficile la fruizione e la circolazione di quei materiali. Questo nell'era del giornalismo partecipativo, dello user generated content pare essere un ritardo abbastanza grave.

La nostra proposta è di correggere questo difetto di accessibilità cominciando a offrire i contenuti prodotti in più formati fruibili per tutti i vari usi che lo sviluppo del web va richiedendo.

Proponiamo al Centro di Produzione, un'integrazione all’archivio in formato miniDV con l’utilizzo di formati digitali HD e la produzione dei file video in un doppio formato, mp4 e flv per l'utilizzo sul sito. Ciò consentirebbe: la condivisione dei files con i torrent e altri strumenti di peer to peer; il poter disporre immediatamente di formati digitali per il montaggio e la post-produzione; la realizzazione di DVD; l'uso come fonte per la produzione di blob informativi sull’azione politica radicale; la disponibilità immediata di contenuti per la sperimentazione di una web tv radicale.

INNOVAZIONE TECNOLOGICA: FORMATI DIGITALI HD

Le proposte centrali di questo documento sono due:

  1. correggere questo difetto di accessibilità cominciando a offrire i contenuti (almeno una parte di essi) in un formato più fruibile. Questa è la condizione necessaria, tecnicamente, alla proposta successiva.

  2. Esplorare modelli di business nuovi che possano consentire allo sterminato archivio di produrre reddito. Una fonte di reddito diversa da quella delle gare pubbliche e dei finanziamenti statali.

 

Come dicevamo, il principale, il più scabroso, degli impedimenti tecnici è il formato del file con cui i materiali vengono pubblicati dal sito di Radio Radicale. E' un formato proprietario, che rende difficile fare montaggi, applicare effetti, ricombinare e riconfezionare i contenuti. Rende difficile, con una parola sola, l'editing.

 

Inoltre i filmati vengono rilasciati con una dimensione ridottissima (poco più grande di un francobollo) e con una definizione molto bassa.

La mancata circolazione dei contenuti dell'archivio radicale non è solo una mancata occasione commerciale ma anche una mancata occasione politica. La concezione del servizio pubblico svolto da strutture non statali rimane retoricamente difficile da sostenere in contesti non specializzati.

Il fatto che la radio ha dedicato le sue risorse alla diffusione di voci altrui, (che è un fatto attraente al di là delle parole, attraente nel senso della “attrazione di massa”) rimane misconosciuto, soprattutto nella generazione degli anni 80, che ad oggi si sente più a casa su Internet piuttosto che davanti alla tv.

Cominciare a proporre i materiali in un formato più fruibile sarebbe il passaggio fondamentale, la condizione necessaria, affinché possa partire un'ondata di nuova comunicazione politica nella quale una miriade di soggetti si dedica al riconfezionamento dei contenuti tutti basati su roba proveniente da un archivio “radicale”.

La disponibilità in un formato fruibile di quei materiali aprirebbe la possibilità di declinare forme molteplici della nuova distribuzione di contenuti multimediali. Si potrebbe, ad esempio, realizzare DVD da consumarsi in un contesto casalingo (il divano davanti alla tv del salotto), si potrebbero realizzare delle trasmissioni televisive arricchite dai contenuti dell'archivio da distribuirsi con il peer to peer. Il genere di trasmissione che sarebbe possibile realizzare immediatamente sarebbe una sul genere di Blob di Enrico Ghezzi. Ognuno potrebbe farsi il suo blob. Tali blob potrebbero essere pubblicati su Youtube ma anche circolare in peer to peer (p2p). Si potrebbe cominciare a pensare a formule che prevedono una periodicità regolare, caratteristica della televisione tradizionale.

Pensate: su Youtube un blob realizzato da quelli “de sinistra” con la loro polemica talebana insopportabile e altri blob in risposta a quello, prodotti dai ragazzi di “Libertiamo” di Benedetto Della Vedova.

Oggi, 24 dicembre 2009, sul TG1 è passato un servizio su un apparecchio di forma cubica simile ad un decoder per il digitale terrestre che integrerebbe la tv normale con quella proveniente da Internet. L'apparecchio prevede la possibilità che vi si colleghino oggetti come le chiavette USB o le schede di memoria per trasferirvi contenuti provenienti dai PC. Se non si offrono i contenuti di RadioRadicale in un formato accessibile, tali contenuti su questi apparecchi non ci potranno arrivare.

Nuove tecnologie di registrazione, apparecchiature, supporti, cos’è hd?

Due parole sul video digitale

Sono ormai più di vent'anni che il Video Digitale esiste e tuttora nelle innumerevoli applicazioni che ha raggiunto, dalla videochiamata su Skype, alle web TV, alla DVBH, al DVBS, al DTT, al Televisore a led full HD dove, davanti alla poltrona di casa vostra vi guardate l'ultimo lavoro della Pixar su un Blu Ray Disk possiamo dire che è la protesi di comunicazione più potente al mondo per la mostruosa capacità riproduttiva e mutazionale che porta, per come è parte di tutte le fasi della nostra vita giornaliera, per l'incredibile fascino che su di noi esercita da quello Retrò della nostra prima telecamera Hi8 e dei nostri primi VCD a quello Futurista e Matrixiano delle simulazioni in 3D, dei camcorder HD, dei Tvfonini, delle webcam e degli iPhone. Il video digitale ha migliorato in durata, dettaglio e portabilità la nostra capacità di fermare il tempo e lo spazio davanti ai nostri occhi e di poter riguardare il passato e/o l'altrove senza avere la paura che la tendenza all'equilibrio, al deperimento e alla scomparsa che è tipico di tutto ciò che è vivo ci inganni sbiadendo i contorni e appiattendo i colori. Questo potenziamento nel dettaglio, nel peso, nella trasmissibilità e nella riproducibilità di tutto ciò che è umano, dall'Arte alla Storia catapultato nell'era di internet ci ha consegnato uno strumento di vitale importanza per diffondere e difendere quelli che sono i diritti e la specificità dei singoli, quelle che sono le verità storiche su vinti e vincitori, quello che è, o vuole essere la Democrazia Partecipativa, quello che è la conoscenza, la libertà, la coscienza e la responsabilità.

Passato e Presente della ripresa per il broadcaster

La tecnologia digitale irruppe nel mondo del broadcast nel 1983 Quando la Sony creò il D-1, il primo sistema di registrazione video a componenti non compresso; il D2 della Ampex lo superò nel 1988 sostituendo il video a componenti con il video composito e così rendendolo economicamente più raggiungibile. Fu la Panasonic a portare per prima il video Loseless sulla telecamera con lo standard D3 del 1991. Il D9 o DigitalS, ultimo nato di questa famiglia, dalle menti di casa JVC, vide la luce nel 1995; nonostante la ottima qualità, forse per il costo elevato, non ebbe mai grande fortuna. Forse l'unico grande archivio video in Italia che utilizza questo formato, Dopo il “riversamento” in digitale è proprio quello Radicale ex teleRoma56 e quello di RadioRadicale.it fino al 2002.

Una famiglia di Standard video molto più robusta e duratura è il Betacam della Sony, in tutte le sue varianti il sistema più utilizzato dagli operatori del broadcast di mezzo mondo. È il discendente digitale del suo omonimo analogico ed è usato, nelle due sue categorie più diffuse, anche dalla Tv generalista italiana. Sky Utilizza il Digital Betacam (video a componenti e 90mb/s di bitrate), Mediaset, Rai e LA7 utilizzano MPEG IMX (compressione Mpeg a tre bitrate diversi: 30, 40 o 50mb/s).

A portare la qualità del video digitale nelle mani dei cinefili speranzosi e senza soldi e dei videoreporter improvvisati è stato lo standard DV datato 1996 che ha letteralmente rivoluzionato il mercato del video consumer abbattendo i costi e portando la qualità alla portata di tutti. Tecnicamente il DV comprime in DTC a 25mb/s (60 minuti occupano circa 13GB) lontano dagli standard del Digibeta, ma più che sufficiente per produzioni professionali. Il vero asso nella manica del DV era la compressione intralineare, quella che stava per creare una nuova attività che ha appassionato e appassiona un bel po' di creativi dei nuovi media; il montaggio video non lineare. Editare un video, applicare effetti scritte e transizioni è diventato possibile con un semplice PC (meglio un Mac) e con i pochi soldi necessari per le camere e le casette DV di fascia bassa. Il DV non è solo di fascia bassa; il DVCAM della Sony e il DVCPRO di Panasonic sono attualmente, per la robustezza, la qualità e la semplicità di utilizzo, lo standard di tutti i videoreporter “d'assalto” e i Documentaristi “estremi”.

Sempre della famiglia DV, oltre al noto miniDV, sono i Digital8, un modo di riesumare le vecchie Hi8 dandogli una nobiltà di supporto digitale che , comunque, non sono riusciti a mantenere con onore nel tempo.

L'evoluzione successiva del digitale consumer è andata nella direzione della perdita di qualità sostituendo il DV dapprima con DVD registrabili (mpeg-2, compressione interlineare bitrate tra 4 e 9 mb/s) e poi con HD interni o memorie flash(mpeg4).

Video Digitale e Tv Digitale

Come già accennavo, una nuova rivoluzione portata dal video digitale è stata la digitalizzazione di un mezzo di comunicazione di massa storico come la televisione, la sua diversificazione e la sua pluralizzazione(forse).

L'introduzione del digitale ha creato piattaforme televisive più o meno allargate per raggiungere l'utenza in modi diversi. La prima forma diffusasi è stata la televisione satellitare,(a trasmissione prevalentemente su Mpeg2) che si è divisa nei vari canali specifici, per lo più a pagamento, e una miriade di piccoli canali che, pur con la loro nicchia di mercato, non hanno mai fatto tanta fortuna. La spiegazione di questa situazione è probabilmente rintracciabile nella proposizione di fruizione di questo tipo di servizi solo a chi poteva permettersi un abbonamento mensile o l'acquisto di un impianto satellitare e, in combinazione, la quasi totale assenza di contenuti da mettere in gioco nei canali liberi, di solito a budget veramente basso.

La mossa successiva sono state le prime Tv via cavo(neanche questa, in Italia ha avuto molta fortuna) e successivamente via Internet(Mpeg 2 e prime trasmissioni in Mpeg 4); il mezzo continua a moltiplicarsi, ma in totale mancanza di pluralismo e di produzione di contenuti nuovi, più o meno spontanea, tutto ciò ha continuato a rinforzare la Pay Tv e ad alimentare la desertificazione dell'emittenza alternativa alla Televisione “istituzionale”.

La creazione dei pacchetti TV per cellulari (DVBH) non ha avuto sorti molto diverse dal collegamento con la casa del Grande Fratello, ma il DTT(mpeg4), andando a sostituire la Televisione “istituzionale”, potrebbe, in via attualmente solo teorica, far, effettivamente, in modo che il bisogno di nuovi contenuti dia modo a chi li produce, o li ha prodotti, di diventare fornitore, anche di minoranza, e di avere un po' di possibilità in più di diffondere le proprie idee o la propria storia.

Un ultimo modo che cito, quello forse più anarchico e individualista, della televisione digitale è la webTV (streaming H.264). Ce lo stanno insegnando sia servizi un po' meno standard, come YouTube, che nuovissimi classici come LiveStream, L'unico luogo al mondo dove la comunicazione di massa riesce ad essere assolutamente pluralista ed interattiva è un non luogo come la rete. Non so quale sarà la frontiera della televisione digitale e se potrà esserci, ma la sua storia recente ha sicuramente insegnato che l'unico modo per stare avanti in questo ambito è dedicarsi sempre e continuamente all'innovazione, a trovare soluzioni nuove, alternative e, quanto più è possibile, libere da condizionamenti.

L'era dell'Alta definizione

Ma cosa sarà mai questo HD di cui, in tutte le salse, si parla e si sparla in tutto il globo terracqueo?

Presto detto, dalla TV ad internet, questo strano mostro degno del nostro timore reverenziale non è null'altro che un infittimento della trama di pixel che costruisce un'immagine video; una cosa di cui si parla dagli anni '80...Vi faccio capire...

se prendiamo come base il DV, dato che in Italia siamo accaniti adottatori del sistema PAL, avremo un rettangolo del video formato da 768 x 576 pixel che, da altrettanto accaniti utilizzatori di Computer, ci sembreranno pochini (questo a dimostrazione che i tempi del web e quelli della TV, anche se si corteggiano, sono profondamente diversi): i cosiddetti HD ready 720p non sono altro che un televisore, a scansione progressiva (la p sta per progressiva) formato da 1280 x 720 pixel, i HD ready 1080i hanno il reale numero di pixel dell'HD video, 1920 x 1080, ma sono interlacciati, (i sta per interlacciati) cioè cambiano un semiquadro, la metà dei pixel, alla volta. Ora avrete capito anche i Full HD 1080p.

I video trasmessi in HD sono, per questa rindondanza di pixel, necessariamente molto più pesanti e, per permetterne la diffusione, sia on line che sulla tv o su disco BD, sono compressi in altro modo rispetto all'SD. Uno dei Codec (codec sta per Codificatore-Decodificatore) con il miglior rapporto di compressione e la miglior qualità è l'H.264 o Mpeg4 che, pur essendo un codec proprietario, sta oramai conquistando sia il mercato dell'HDTV che quello del web. Il trucco sta nel fatto che, a parità di qualità percepita, l'H.264 occupa molto meno spazio(molta meno banda) di un Mpeg2. Da qui i vari YouTube, Livestream, l'iPhone, la Apple Tv, la stessa Adobe e l'HD del DTT lo hanno adottato anche se, un progetto altrettanto valido, ma Libero (Theora) esiste.

La Commercializzazione dell'HD ha accompagnato verso una prematura obsolescenza tutta una serie di strumenti, professionali e semiprofessionali, per la produzione video.

Tutti gli standard di cui vi ho parlato sono stati rivisti e una nuova serie di macchine hanno invaso il mercato. Il Betacam è divenuto HDCAM e usa la compressione Mpeg4 con 1080p, il DVCPRO è divenuto DVCPRO HD e usa quattro codec DV in simultanea, L'HDV registra Mpeg2 HD su cassette miniDV e infine l'AVCHD usa l'H.264 mpeg4 ed è stato sviluppato per portare l'HD sulle camere consumer che registrano su disco o memoria flash.

Concludo quindi che, chi fa una produzione in DV può, a mio avviso, attualmente astenersi dal cambiare supporto, anche se cambia, giustamente, hardware per la produzione.

I supporti digitali dalla Sd al DVD: moltiplicare i formati

Tirando le somme sui supporti digitali attualmente utilizzabili posso delineare un quadro ideale, in breve, in cui un evento viene videoregistrato per il web e si deve decidere che supporto utilizzare.

Il video che sto registrando che finalità ha? Quale pubblico lo vuole? Per che farne?

Probabilmente, data l'attuale frammentazione dell'audience, mi potrebbe servire che il video raggiunga in modo utilizzabile il montatore (cinema,TV,Privato)... quindi userò un DV...

ma anche l'utente web fisso o mobile... quindi userò un mpeg4/H.264...

ma anche la redazione del giornale X... quindi userò un Mpeg2...

ma chi vuole vederlo in diretta...? quindi farò uno streaming Flash...

 

diversificare i formati significa raggiungere tutte queste persone...

perchè non farlo?

Più specificamente, sono tre le forme di nuova comunicazione audiovisiva che si possono delineare.

  1. quella del p2p fondato su BitTorrent. Per fare un esempio, recentemente la registrazione della deposizione di Spatuzza ha fatto cadere i server. Quello sarebbe stato un contenuto ottimo per il p2p che non soffre di sovraccarichi, lo avrebbero scaricato anche dalle redazioni dei giornali (con un opportunissimo effetto alfabetizzatore dei giornalisti) e avrebbe portato il marchio di RadioRadicale ben lontano. Con una spesa ridottissima. A tal proposito cito il progetto Tribler (www.tribler.org) realizzato da una università, finanziato consistentemente dalla Comunità Europea, al cui consorzio partecipa la BBC.

  2. quella dei nuovi apparecchi tipo iPhone che promettono di portare con se un cambiamento di paradigma di fruizione del telefono di internet e della televisione; in particolare lo scenario delineato in questo articolo, (http://www.dailywireless.org/2009/11/24/more-googlephone-rumors/) che è molto centrato sugli USA ma che propone un modello di abbonamento a pacchetto, simile a quello di Sky, associato all'acquisto di un apparecchio apposito (in questo caso un Google Phone). L'archivio di RadioRadicale potrebbe essere uno degli ingredienti di uno di questi pachetti.

  3. Quello del web tradizionale col fenomeno “social” annesso. Cito questo articolo (http://mashable.com/2009/06/03/npr/) che racconta di come in un periodo di crisi del modello editoriale tradizionale, la radio pubblica statunitense (detta National Public Radio, o NPR) stia conoscendo un periodo di successo. L'articolo delinea i tre ingredienti fondamentali della loro ricetta:

    1. L'informazione locale: le altre organizzazioni mediatiche trascurano la dimensione delle molte comunità locali. Mentre invece quella dimensione risulta essere di grande interesse sia per il pubblico che per gli inserzionisti. Per Radio Radicale intravedo la possibilità di coprire consigli comunali e eventi locali. Per la comunità locale alla quale appartengo io, Taranto, non posso non pensare al movimento nascente sulla diossina e altri inquinanti terribili provenienti dall'impianto siderurgico più grande d'Europa. Fino ad ora hanno fatto tutto con Facebook, ma stanno pensando di articolare meglio la loro attività. Quel movimento produce un sacco di informazioni (convegni, ricerche sanitarie) e ha l'esigenza di riferire dei suoi rapporti con comune, provincia e regione. Questo non è un territorio di grandi inserzionisti ma penso che fra alcuni inserzionisti e alcuni fruitori più qualificati e fedeli disposti a pagare una quota mensile, si potrebbe sostenere un modello anche socialmente significativo. E sarebbe lo specchio del paese (pensate alla Basilicata) con una possibilità di evocare argomenti più generali (Taranto assurge alla cronaca nazionale per le quote rosa del consiglio provinciale ma non per l'incidenza tumorale).

    2. Il Social Media. In parte RadioRadicale questo la fa già. La NPR conduce trasmissioni in cui vengono letti in diretta i commenti degli ascoltatori provenienti da Twitter e l'emittente ha addirittura invitato gli ascoltatori stessi a verificare i fatti citati dal Vice Presidente nel suo periodico contatto con stampa e pubblico (http://www.npr.org/blogs/politics/2008/10/help_us_factcheck_tonights_deb.html)
Pubblicano circa 600 podcast, 20 blog, hanno un loro social network (come FaiNotizia), applicazioni per apparecchi mobili (http://www.npr.org/services/mobile/)

    3. L'ubiquità dell'accesso. Qui cito direttamente un brano dell'articolo: “
L'aspetto forse più importante dell'approccio di NPR ai nuovi media è l'impegno che pervade l'intera organizzazione a consentire ad ascoltatori e lettori di accedere ai contenuti ai loro stessi termini. Schiller, che prima di unirsi a NPR all'inizio dell'anno era stato Senior Vice President e General Manager del sito web del New York Times, ha dichiarato a mediabisto.com che la NPR ha l'ambizione di offrire al suo pubblico l'accesso ai contenuti “online, su apparecchi mobili, coi podcast, quello che volete, in modo che si possa avere la 'experience' della stazione radio ovunque ci si trovi. Quanto al sito, npr.org, certamente il traffico è in crescita ma l'obiettivo finale non è di attrarre la gente nel giardino recintato del nostro sito”.
[…]

  4. La NPR prevede di chiudere il bilancio del 2009 in perdita di circa 8 milioni di dollari, ma ha un bacino di ascoltatori di circa 26,4 milioni di persone che ascoltano la radio ogni settimana, che è 11 volte più della circolazione giornaliera di USA Today e 9 volte più del primo telegiornale via cavo, FoxNews.

Questa esplorazione di modelli di distribuzione nuovi, assolutamente necessaria ad OGNI iniziativa editoriale, oggi, non si può fare, se non partendo da un formato dei file che consenta tutto questo. La migrazione verso un formato fruibile è, a nostro modo di vedere, la condizione tecnica minima necessaria a qualunque discorso di salvaguardia e di durata dell'avventura di Radio Radicale per i prossimi 100 anni.

 

LA COMUNICAZIONE CON I “BLOB”.

Blob rappresenta la sublimazione dello zapping pubblicitario e del montaggio personale che ciascuno fa con il telecomando; è l’apologia dell’uso del montaggio per creare senso dal nonsenso. Blob implica l’utilizzazione e la facile disponibilità della “materia prima”, del flusso, dei contenuti. I singoli fotogrammi diventano pezzi di un puzzle che si prestano all’uso per una comunicazione flessibile, incisiva, sintetica, efficace. Chi guarda un blob ovviamente sa che gli si sta trasmettendo un’informazione, di cui però diventa interprete oltre che destinatario: con la decostruzione dei contenuti, attraverso il montaggio, si rielaborano i pezzi di un puzzle a proprio piacimento e funzionalmente all’idea, al messaggio che si vuole comunicare e al target che si vuole raggiungere. L’utilizzo (anche) del blob nella comunicazione radicale consentirebbe di raggiungere e interessare molte più persone per il taglio che di volta in volta si sceglierà di dare al montaggio: da quello ironico a quello strettamente informativo, dalla sintesi di un intervento politico allo spot più strettamente inteso, etc.

 

WEB-TV & CHAT RADICALE. a proposito dei costi livestream a qualità standard (500mbps compressione h.264) il volume di streaming complessivo(24/24) dovrebbe essere di circa 150 gb in un mese. il prezzo fino a 200gb è di 1250$ sarebbero 15000$ l'anno ovvero circa 10000.

 

Sul peer to peer e su BitTorrent.

Il web ormai lo conosciamo tutti. Ma il web non esaurisce la descrizione di Internet. Esiste un fenomeno rilevantissimo di cui le redazioni dei media tradizionali non sono ancora al corrente e si chiama peer to peer che significa pari a pari. E' un fenomeno per cui centinaia di telefilm e migliaia di film ogni giorno raggiungono platee di milioni di persone. E' un fenomeno illegale, perchè infrange i diritti d'autore sulle opere così distribuite, ma nondimeno è largamente diffuso.

 

Ed è il fenomeno che probabilmente spiega la pressione che le grandi organizzazioni detentrici di diritti esercitano sulle autorità politiche per una stretta sulla libertà di circolazione dei materiali su Internet, con lo spauracchio della sicurezza e dei pedo-terro-satanisti.

In virtù di questa pressione, probabilmente, è stata approvata contemporaneamente negli USA e nella Comunità europea una legislazione comune (transnazionale ?) che prevede fra le altre cose la comminazione di sanzioni senza supervisione giudiziaria e l'affidamento della rilevazione della violazioni a organizzazioni di diritto privato. Scusate se è poco.

Sarebbe forse ora se anche i media tradizionali (tutti) cominciassero a occuparsi di questo fenomeno.

Dicevamo che tutti ormai sappiamo cos'è il web; non tutti sappiamo, però com'è fatta l'infrastruttura tecnica che lo fa funzionare.

E' uno schema in cui c'è un computer privilegiato rispetto agli altri che detiene tutti i contenuti. Gli altri lo interrogano e quello dispensa i contenuti in base alle interrogazioni che riceve. Quel computer privilegiato si chiama server, gli altri si chiamano client.

Avete presente le grandi antenne sui tetti dei palazzi che fanno funzionare i telefoni cellulari ? Quelle antenne sono l'equivalente dei server e i cellulari che portiamo in tasca sono l'equivalente dei client.

E' uno schema antico e consolidato, si chiama client-server.

E poi c'è il cosiddetto peer to peer. E' uno schema più recente nel quale non c'è un computer privilegiato, i computers coinvolti fra di loro sono tutti alla pari (peer to peer sta per pari a pari). Tutti questi computer alla pari si dividono fraternamente il lavoro secondo un protocollo convenzionale per il quale ogni computer dispensa una parte dei materiali ad alcuni altri e si fa dispensare parti di materiali da altri ancora. Alla fine tutti avranno tutto

L'effetto che si ottiene è lo stesso ma con una architettura orizzontale.

L'esempio è quello di Skype che realizza un servizio simile a quello della rete telefonica tradizionale ma senza centrali. Secondo un protocollo in cui ogni "telefono" è in grado di contattare gli altri direttamente, senza la mediazione di una infrastruttura industriale in mezzo.

Tale differenza tecnica comporta implicazioni tecniche, economiche e sociologiche.

 

Differenze tecniche.

Un tratto caratteristico delle architetture client-server è il modo in cui reagiscono al sovraccarico. Cedono.

Negli schemi p2p accade il contrario speculare: si rinforzano. Cioè non conoscono il "sovra"carico.

Nello schema tradizionale ogni utente sottrae alla infrastruttura centralizzata una quota della sua capacità.

Se una infrastruttura è dimensionata per soddisfare un certo numero di utenti contemporaneamente, e d'un tratto affronta un picco nelle richieste, non potrà che suddividere la sua capacità per un numero più grande di utento per cui ogni utente si vedrà assegnare una quota sempre minore della capacità.

 

Quel che accade è che la prestazione degrada fino a scomparire del tutto.

 

E' quel che tipicamente accade a capodanno quando tutti insieme telefoniamo ai parenti. La rete telefonica smette di funzionare per qualche ora, perchè è dimensionata per un numero medio di telefonate contemporanee e il livello di richiesta di capodanno lo si raggiunge, appunto, una sola volta all'anno.

 

Più concretamente, è accaduto recentemente ai server di RadioRadicale con l'udienza in cui ha deposto Spatuzza. Per quella singola udienza le richieste al server sono state così tante da impedirgli di funzionare per qualche ora.

 

Nello schema p2p invece, quel che accade è che ogni utente che si aggiunge al gruppo di autocoordinati che vogliono entrare in possesso di un contenuto collaborando fra di loro, porta una parte della capacità del suo computer, del suo collegamento ad internet. Per cui se da una parte si avvale della capacità di un suo pari, dall'altra offre la sua a qualche altro pari.

 

Quindi la somma delle capacità (il numero di pari che si possono servire) aumenta.

 

Negli schemi p2p, che sono distribuiti, l'affollamento genera un aumento della capacità totale di distribuzione di un contenuto, invece che una sua crisi.

 

Se l'udienza con Spatuzza fosse stata distribuita con questo strumento, sarebbe stata consegnata a un grande numero di utenti nell'arco delle 24 ore. Per servire lo stesso numero di utenti nello stesso periodo di tempo con lo schema tradizionale, servirebbe apprestare una infrastruttura dimensionata per i momenti di picco e non per la media.

 

Differenze economiche

Naturalmente, i pari, offrendo una quota della loro capacità si fanno carico di una quota dei costi di distribuzione.

Per cui, mentre con lo schema centralizzato il costo della infrastruttura ricade su un singolo soggetto,(il quale magari poi affitta quote della infrastruttura) negli schemi distribuiti ogni singolo utente ripaga la comunità mettendo a disposizione una quota di capacità distributiva che compensa quella di cui si è avvalso.

Quindi diventa possibile distribuire grandi quantità di dati in periodi ridotti di tempo a costi sensibilmente inferiori.

 

Differenze sociologiche

Nello schema tradizionale, il soggetto responsabile della infrastruttura distributiva è investito di un sostanziale potere di mediazione su quali materiali possano circolare e con quale fluidità (può decidere di modulare la capacità distrubutiva della sua infrastruttura favorendo alcuni materiali a discapito di altri).

 

Negli USA è diventato celeberrimo il caso ComCast (una azienda telefonica rendeva difficoltoso il funzionamento di alcuni servizi su internet per i suoi abbonati per ottimizzare l'impiego di risorse della infrastruttura, senza averlo comunicato preventivamente) e comunque questo è esattamente quel che accade in Cina, Iran e Cuba. I governi influenzano i soggetti responsabili della infrastruttura di distribuzione.

 

Negli schemi distribuiti p2p, invece, l'effetto della distribuzione è la risultante del coordinamento di una miriade di soggetti diversi per cui l'unico modo per modulare la capacità distributiva è che questa miriade si muova all'unisono come gi stormi che in primavera ci regalano le incredibili evoluzioni sopra la stazione Termini.

 

Insomma l'unico strumento per influenzare la circolazione dei contenuti è il consenso, o il gradimento; cioè l'attrazione di massa.

 

E' un po quel che è accaduto con i blog e i giornali. I blog hanno ridimensionato la capacità di mediazione della stampa tradizionale. Pensate a Beppe Grillo.

 

Però in quel caso, l'infrastruttura che ha sostituito le rotative e le redazioni, sebbene infinitamente più economica, è sempre centralizzata. La capacità di mediazione di soggetti terzi si è abbassata ma non è scomparsa.

 

Nel caso dei contenuti audio e video, invece, essendo più impegnativi del testo scritto per l'infrastruttura distributiva, per scavalcare la mediazione di soggetti terzi (o per sbarazzarsi di una parte consistente di costi) è necessario un passaggio tecnologico ulteriore, che è appunto quello del peer to peer.

 

Insomma la grande distribuzione di materiali audiovideo comincia a sfuggire alla mediazione delle televisioni e delle radio.

 

Le quali per attrarre pubblico sui loro contenuti dovranno proporre contenuti interessanti davvero non semplicemente "il meno peggio" (pensiamo ad eventi televisivi drammatici come le trasmissioni del pomeriggio per le massaie o per gli adolescenti)

 

Interessante, a tal proposito, il caso della rete radiofonica statunitense National Public Radio che realizza la fidelizzazione del pubblico rendendo più fluido l'accesso ai contenuti da parte dei singoli (palinsesti personalizzabili, possibilità di rimontare i contenuti, accesso da apparecchi mobili e chi più ne ha più ne metta) cioè sostanzialmente favorendo il processo di perdita della sua facoltà di mediazione in favore dei suoi ascoltatori, un po come gli stati dovrebbero rinunciare alla sovranità in ossequio alla visione federalista spinelliana.

 

Con questo semplice sistema, realizza alti ascolti, rilevanza, gestisce 38 redazioni 18 delle quali all'estero. E' più di quanto facciano altre grandi organizzazione di news concorrenti (a cominciare dal primo tg via cavo, FoxNews, che invece le corrispondenze dall'estero le taglia)

 

IL NUOVO RADICALI.IT

Il nuovo sito Radicali.it potrà divenire un sito catalizzatore di tutti i contenuti della galassia radicale, dalle news ai comunicati, dal forum all’integrazione con alcuni contenuti video, dai blog dei dirigenti alla visualizzazione degli eventi.

Il sito dovrà essere accessibile, con versioni del sito ottimizzate, anche dai dispositivi mobili quali iPhone, Blackberry, Android o Windows Mobile con la possibilità anche di realizzare applicazioni, per i dispositivi di cui sopra, che permettano la fruizione più veloce dei contenuti e che portino un maggior numero di utenti a fruire dei contenuti stessi.

La Community radicale ed i servizi di informazione dovranno essere integrati, con un’ulteriore integrazione degli stessi con i servizi offerti dal web 2.0 e dei social network.

Tutto il sito di radicali.it utilizzerà il CMS Open Source Drupal, con utilizzo e integrazione della piattaforma Hydra per il quale i contenuti del sito radicali.it sono già pronti, e dovrà rispondere anche agli standard di accessibilità classici.

Nel caso in cui siano necessarie funzionalità non ancora disponibili per la piattaforma Drupal, sarà necessario svilupparle per poi renderle disponibili alla comunità stessa di Drupal, come previsto dalla rispettiva licenza di distribuzione.

 

IL NUOVO FORMATO STREAMING INDICIZZABILE PER IL SITO WWW.RADIORADICALE.IT.

I video su Internet costituiranno in futuro la maggior parte del traffico online nei prossimi anni, Internet è infatti uno straordinario mezzo di distribuzione di video. Paradossalmente, gli editori online stanno affrontando molte difficoltà nel monetizzare i video online nonostante la domanda dei consumatori.

Le migliori capacità di Internet come mezzo di distribuzione non sono ancora state riconosciute e utilizzare per raggiungere gli scopi strategici dei video publisher. I metadati sono la chiave di volta per ottenere il vero valore di questo mezzo di distribuzione.

Possiamo definire i metadati come la 'valuta' dei video di Internet.

I metadati permettono tra le tante cose:

  1. La ricerca sia di un file che di una scena particolare: questa è una funzionalità chiave su Internet


  2. Diversi percorsi di navigazione all'interno o attraverso i differenti video, nella stessa maniera a cui gli utenti sono abituati navigando su Internet


  3. La creazione di clip e di playlist per lo sfruttamento del marketing virale e dei trend del social networking

  4. La programmazione dinamica e mirata per creare un forte coinvolgimento degli utenti

  5. Un preciso e mirato advertising creato su misura sul comportamento dell'utente


  6. Report accurati e statistiche fondamentali per l'advertising e la monetizzazione

 

i costi della creazione dei metadati sono insignificanti rispetto al costo totale della produzione video.

E' previsto che i video online costituiranno il 90% del traffico web dal 2012 (Figura 1).

 

Nell'immediato futuro, i metadati saranno utilizzati per sfruttare al massimo l'utilità di Internet, dato che le macchine non possono coprire il gap semantico tra persone e macchine e nemmeno comprendere il contesto delle informazioni che le persone generalmente danno per scontato e capiscono intuitivamente.

HTML 5

Come noto, i codec Theora e Vorbis (audio) di Xiph.Org sono stati scelti dal World Wide Web Consortium come standard per gli elementi audio e video dell'attuale bozza di HTML 5. In tale prospettiva, le più recenti versioni di Firefox, Opera e Google Chrome supportano tali formati, e sono in grado di riprodurre contenuti compressi con queste tecnologie senza l'ausilio di codec esterni

Theora è attualmente il solo codec competitivo che soddisfi la patent policy del W3C

Per i file audio, volendo mantenere un’accessibilità alta dei contenuti, si potrà utilizzare il formato mp3 ( anche per il download da parte degli utenti), convertendolo per lo streaming nel formato prescelto.

Per i file video del sito radioradicale.it si può utilizzare il formato H.264, che mantiene l’ottima qualità del video con dimensioni ridotte e facilmente editabile da tutti gli editor video a disposizione. Il file video potrà poi essere successivamente convertito per lo streaming (like youtube) anche se questo formato si presta già alla possibilità dello streaming video sia da dispositivi e terminali fissi che mobili.

Attualmente il formato più utilizzato per lo streaming è il formato Flash .flv che potrà essere utilizzato inizialmente anche per il sito radioradicale.it, mentre si potrà prevedere anche la possibilità di utilizzare il formato Open Video Theora (non proprietario) ormai integrato dallo standard del nuovo HTML5 e letto nativamente da tutti i browser che supportano le nuove direttive HTML5.

La soluzione ottimale per il futuro sarà l’utilizzo del nuovo formato Open Video (Theora) che permetterà di avere lo streaming audio/video senza necessità di plugin in quanto integrato nei vari browser, e comunque standard nel nuovo HTML 5 con una qualità maggiore e un bitrate inferiore agli altri formati, che in quasi tutti i casi sono disponibili in formati proprietari (anche se gratuiti).

Si dovrà prevedere una versione mobile del sito di radioradicale.it dove poter selezionare i contenuti audio/video nel formato prescelto h.264 mentre in futuro per lo streaming potrà essere utilizzato lo standard Open Video.

Il nuovo formato sarà quindi accessibile anche tramite i dispositivi mobili iPhone, Blackberry, Android e Windows Mobile, in modo da avviare lo streaming direttamente dai terminali, in modo nativo.

Uno dei formati video accessibili da tutte le piattaforme riportate sopra è H.264 mentre in futuro grazie all’adozione del nuovo HTML 5 sarà possibile utilizzare il formato Open Video.

 

I FORMATI VIDEO

H.264

 

Questo codec video rilasciato per la prima volta da Apple nel 2005 all'interno di QuickTime, è stato sviluppato per video ad alta qualità anche a frequenze di trasmissione dei dati inferiori rispetto alle soluzioni attuali, ed è utilizzata per qualunque tipo di periferica: dai televisori ad alta definizione HDTV e DVD, ai telefoni cellulari 3G. I servizi di broadcast basati sullo standard H.264 occupano una banda inferiore rispetto al diffuso schema di codifica MPEG-2, a una frequenza di trasmissione dei bit decisamente inferiore. Gli operatori di broadcasting possono quindi trasmettere in modo economico un numero maggiore di programmi ad alta definizione. L'efficienza della compressione è migliorata di oltre il 50% rispetto al precedente MPEG-2. Attualmente i dispositivi con maggior diffusione che utilizzano questo sistema di codifica sono l'iPod video e la console Sony PSP.

 

Theora (Open Video)

Theora is a variable-bitrate, DCT-based video compression scheme. Like most common video codecs, Theora also uses chroma subsampling, block based motion compensation and an 8 by 8 DCT block. It supports intra-coded frames and forward predictive frames, but not bi-predictive frames which are found in H.264 and VC-1. Theora also does not currently support interlacing, variable frame rates, or bit-depths larger than 8 bits per component.[2]

Theora video streams can be stored in any suitable container format. Most commonly it is found in the Ogg container with Vorbis audio streams which provides a completely open, royalty-free multimedia format, but can also be used with the Matroska container.[7]

Theora video compression format is essentially compatible with the VP3 video compression format, consisting of a backward-compatible superset.[8][9] Theora is a superset of VP3 and VP3 streams (with some minor syntactic modifications) can be changed into Theora streams without recompression (but not vice versa).[9] VP3 video compression can be decoded using Theora implementations, but Theora video compression usually cannot be decoded using old VP3 implementations.

Playback

Embedded by HTML 5

Main article: Use of Ogg formats in HTML5

As originally recommended by HTML 5, these browsers support Theora when embedded by the video element:

  1. Mozilla Firefox 3.5 and later versions[52][53]

  2. Google Chrome as of version 3.0.182.2 [54][55]

  3. SeaMonkey as of version 2.0[56]

  4. Opera experimental video build[57][58]

Future versions of Konqueror [59][60]

 

VIDEO STREAMING DI RADIORADICALE.IT SU DISPOSITIVI EMBEDDED, SMARTPHONE

Si dovrà prevedere una versione mobile del sito di radioradicale.it dove poter selezionare i contenuti audio/video nel formato prescelto h.264 mentre in futuro per lo streaming potrà essere utilizzato lo standard Open Video.

Il nuovo formato sarà quindi accessibile anche tramite i dispositivi mobili iPhone, Blackberry, Android e Windows Mobile, in modo da avviare lo streaming direttamente dai terminali, in modo nativo.

(da ampliare con le tecnologie necessarie per rendere il progetto attuabile)

 

Roberto Mancuso, Roberto Granese, Francesco D'Ambrosio, Adriano Peluso.