Toh... l'Italia e la casta dei giornalisti col suo Ordine in pompa magna si sono accorti che in Italia esistono leggi illiberali. Italiani, popolo di sbadati.

Negli anni '70, proprio per contestare l'anti-costituzionalità delle leggi sulla stampa limitatrici dell'art. 21 Cost., i radicali giornalisti davano la loro firma ai giornali e ai settimanali più improbabili, anche lontanissimi dai radicali, solo per rivendicare la difesa della libertà di stampa e della Costituzione e VOLENDO correre il rischio di un processo proprio per sollevare la questione di costituzionalità davanti al giudice a quo. Oggi la casta dei "giornalisti" e tutti i populisti e demagoghi a buon mercato sono scandalizzati per la condanna di un direttore impiccato al cappio da lui stesso preparato e difeso... che Paese di merda l'Italia! 


Vogliamo dirla tutta? Le norme sulla base delle quali è stato condannato Sallusti sono pienamente coerenti con l'attuale disciplina legislativa della libertà di stampa, disciplina che aborro e che a mio avviso è anti-costituzionale perchè limitatrice dell'art. 21 Cost, ma pur sempre lex, dura lex, sed lex. Se per essere direttore di un giornale è necessario essere iscritti all'Ordine della casta dei "giornalisti", se per pubblicare un giornale serve la firma di un direttore RESPONSABILE, se se se se... ne consegue che lo stesso direttore debba essere responsabile di ciò che viene pubblicato sul suo giornale. E' stata diffamazione a mezzo stampa? Che la sentenza abbia esecuzione! In tutto ciò, l'ipocrisia dell'Ordine che protegge i membri della casta, ma non dice una parola sull'anticostituzionalità della stessa esistenza di un "Ordine dei giornalisti" fa il paio con le dichiarazioni dei politici compiacenti di cui i c.d. "giornalisti" sono servi, puri servi.

Tra pochi giorni saremo a dodici anni dalla morte di Antonio Russo. Per chi lo ha conosciuto, personalmente e non solo, persona vera e indimenticabile oltre che radicale giornalista che alla professione credeva veramente e che rivendicava (anche nel video che segue), la sua non-appartenenza all'Ordine. Lo conobbi a Monastier di Treviso, nel 1999, nel corso della seconda sessione dell'Assemblea dei Mille. Andammo a pranzo assieme, allo stesso tavolo, lui era appena tornato dal Kosovo.. mi raccontò fatti incredibili e conversammo a lungo di libertà di stampa e di Ordine dei Giornalisti. I suoi occhi parlavano per lui più di tutte le parole che ci scambiammo

Questo è uno dei video da me realizzati cui sono più legato. Spero che chi non ha mai sentito parlare di Antonio si incuriosisca e, magari, con questo video scopra che la speranza è ancora possibile per questo pianeta. Ciao Antonio!

Antonio Russo: fame di vita from Roberto Mancuso on Vimeo.