Elezioni europee: un candidato a tutto tondo! :-)

Intervista apparsa su un giornale di Martina Franca (TA), del quale in tutta sincerità non ricordo il nome. L'intervista apparve nel corso della campagna elettorale per la candidatura alle elezioni europee del 2009, alle quali ero condidato nella Lista Bonino Pannella, nella circoscrizione Italia meridionale. Una delle mie tante candidature in una lista radicale, la seconda per le elezioni europee dopo quella del 1999, quando fui candidato nella circoscrizione Nord Est poichè allora vivevo a Bologna. Il video che segue fu invece prodotto insieme ad alcuni amici che sostennero la mia candidatura in quelle elezioni e fu, più che altro, l'occasione per divertirsi facendo politica. A dire il vero però, il risultato delle preferenze che raccolsi in quest'occasione alla fine non fu malaccio! :)

In Italia e non solo c’è una ventata di possibile astensionismo per le prossime elezioni europee. Con quali proposte i radicali sperano di convincere gli elettori ad andare a votare?

Innanzitutto occorrerebbe verificare, almeno in Italia, quanti sono i cittadini a conoscenza del prossimo appuntamento elettorale. Tra questi occorrerebbe sapere quanti sono gli elettori a conoscenza della possibilità di votare la Lista Bonino-Pannella. Ricordo che fino a pochi giorni fa solo tre italiani su cento sapevano della nostra presenza e solo grazie all’azione nonviolenta di sciopero della sete e della fame di Marco Pannella e di più di duemila altri cittadini ora si è passati dal tre al diciotto per cento, quindi ancora l’82% degli elettori è ignaro della stessa esistenza della Lista Bonino- Pannella, figuriamoci poi quanti saranno tra questi a conoscere i contenuti delle nostre proposte. 
Ciò premesso, per rispondere alla sua domanda, il nostro programma è in ciò che in questi trenta anni i radicali hanno saputo fare nel Parlamento europeo. Il nostro programma è il “già fatto” e il “da fare” per scongiurare il pericolo che l’Europa continui ad essere un’Europa delle patrie, dando sfogo ai nazionalismi che incombono e per far sì, invece, che si possa costruire una Patria europea con un unico Presidente eletto, un’unica politica estera, un unico esercito; il nostro è il progetto federalista europeo di Altiero Spinelli e del Manifesto di Ventotene: Stati Uniti d’Europa e del Mediterraneo subito! Turchia e Israele nell’Unione europea.

Voi radicali siete sempre stati strenui difensori dei diritti civili, quali sono le nuove frontiere delle libertà individuali in Europa?

Antiproibizionismo sulle droghe, riconoscimento e libera circolazione delle coppie di fatto L.G.B.T.E., libertà di ricerca scientifica, libertà digitali, legalizzazione del peer to peer, riforma della normativa sul diritto d’autore e del file sharing. Queste sono solo alcune delle “urgenze” che mi stanno a cuore, più in generale non credo che la costruzione della Patria europea possa prescindere dal porre a fondamento della nuova Costituzione europea un avanzato riconoscimento di quei “nuovi diritti” che saranno il volano per lo sviluppo dell’Europa e dell’intero pianeta. Internet in particolare è una risorsa preziosissima per la libera circolazione delle idee e delle opinioni e ogni tentativo di imbavagliarla è destinato a scontrarsi con quella che sarà la storia del XXI° secolo.

Quale politica sull’immigrazione dovrebbe seguire l’Europa?

Il vero dramma è che l’Europa non ha una univoca politica sull’immigrazione, da ciò nascono i disastri cui quotidianamente assistiamo sulle nostre coste con gli sbarchi di gente disperata proveniente dalle regioni più affamate del pianeta. Quindi il primo obiettivo è, a mio avviso, dotare le Istituzioni europee degli strumenti politici per governare il fenomeno migratorio. Chi è preda di rigurgiti xenofobi farebbe bene a ricordare quando erano i nostri padri e i nostri nonni costretti ad emigrare in altri paesi alla ricerca di un futuro migliore per i loro figli. L’immigrato è una risorsa per l’Europa: sia in termini culturali, sia in termini economici, basti pensare all’invecchiamento della nostra popolazione per rendersi conto di quanto preziose saranno le giovani generazioni di immigrati per pagare le pensioni di noi, vecchi europei.

Quali riforme istituzionali proponete per il territorio e per l’Italia?

Noi vogliamo radicalmente abbattere quello che definiamo un vero e proprio “regime partitocratico”. Vogliamo chiudere tutti gli attuali partiti e puntare su un sistema maggioritario a turno unico sulla base di collegi uninominali, come nel Regno Unito o negli USA: sono le persone ad essere legate al territorio, non certo i partiti; sono le persone ad essere conosciute dai cittadini, con la loro storia e la loro professione, quindi devono essere le persone a confrontarsi nelle elezioni e non certo i “nominati” dal Grande Fratello partitocratico come accade ora con la scandalosa legge chiamata non a caso “Porcellum”. Gli italiani si erano già espressi a favore di un modello del genere con i referendum del ’93. La partitocrazia non ci ha pensato un attimo a rimettersi le cose a posto per il proprio tornaconto, ecco perché la gente non ha più fiducia in questa politica politicante. 

Lei sa che Ostuni è stata scelta come una delle sedi probabili per una centrale nucleare… come la pensa a tal proposito?

Il nucleare da fissione è obsoleto e antieconomico, oltre a essere fonte di pericolo per le persone e per l’ambiente. Bisognerebbe invece puntare sulla ricerca scientifica per il nucleare da fusione, sull’idrogeno, sull’efficienza energetica, sulle energie rinnovabili come il sole o il vento. Il nucleare a Ostuni? Sarebbe come mettere una bomba ad orologeria nella pancia di un bambino. Sono altre le strade per lo sviluppo della Puglia e del meridione: turismo, cultura, nuove tecnologie e servizi.

Quali opportunità di lavoro può offrire l’Europa ai giovani pugliesi?

L’Europa non è un ufficio di collocamento e, se qualcuno dice il contrario, sarebbe bene che ogni giovane non si facesse incantare dalle facili promesse elettorali di questi giorni e liberasse il proprio voto a favore di chi in questi trenta anni ha saputo realizzare obiettivi concreti. I giovani pugliesi sono il futuro dell’Europa ed è necessario che siano pronti a misurarsi con i coetanei europei. Lo sviluppo di politiche comuni per l’istruzione, per l’alfabetizzazione informatica, per il libero mercato delle idee e delle opportunità, per il welfare to work, per lo spirito d’impresa sono ciò che l’Europa deve “governare” e incentivare. Solo così sarà possibile garantire politiche del lavoro che guardino al progresso e non alla conservazione e all’assistenzialismo dell’esistente.

Voi radicali siete tra i pochi difensori della laicità dello Stato e delle Istituzioni… 

La battaglia per la laicità dello Stato è essenziale. Noi, purtroppo, siamo uno Stato a sovranità limitata da un altro Stato, la Città del Vaticano con le sue burocrazie e le sue gerarchie. Troppo spesso il Vaticano mette il naso in faccende che riguardano la politica italiana, basti pensare a temi come il testamento biologico, i diritti delle persone omosessuali e transessuali, la ricerca scientifica, etc. Voglio a tal proposito tenere distinte le gerarchie del Vaticano dalla religiosità della comunità dei credenti: se Gesù Cristo venisse oggi non farebbe altro che cacciare fuori dal Tempio i nuovi mercanti di otto per mille e di milioni di euro che il Vaticano preleva dalle casse italiane per finanziare la propria politica. Date a Cesare quel che è di Cesare bisognerebbe ricordarlo a Sua Santità Benedetto XVI°.

In conclusione, perché votare Lista Bonino-Pannella?

Per quel che siamo, per quel che abbiamo fatto, per quel che fare(m)mo. Nei nomi scritti sul nostro simbolo, Emma Bonino e Marco Pannella, è il nostro programma. Le loro storie sono conosciute. Ora sta agli italiani decidere se portare il proprio voto all’ammasso partitocratico o se garantire che chi ha conseguito successi come la moratoria delle esecuzioni capitali o il Tribunale permanente per i crimini contro l’umanità, debba essere riconfermato al Parlamento europeo o se, dopo trent’anni, debba essere mandato a casa. Ai cittadini la scelta, ma siamo così sicuri che gli elettori siano stati posti nella condizione del poter conoscere per deliberare? Siamo così sicuri di essere in una democrazia?