“Vietare l’uso di queste cellule embrionali, è una cosa che può soltanto creare difficoltà e problemi”

Il 27 novembre scorso, a Modena, presso l’Accademia Nazionale di Scienza Lettere e Arti, il Prof. Umberto Torelli, Ordinario di Medicina Interna nella Universita' di Modena e Reggio Emilia, ha effettuato una “Seduta di Studio” sul tema “La Cellula Staminale: grandi problemi e rivoluzionarie prospettive della Medicina del XXI secolo”; Il Professor Torelli ha svolto tutta la sua carriera all’interno dell’Universita' di Modena. Studente e poi assistente del Professor Edoardo Storti (a sua volta allievo di Adolfo Ferrata, fondatore della scienza ematologia in Italia), inizio' le sue ricerche proprio quando negli Stati Uniti, subito dopo le esplosioni nucleari in Giappone, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, il Governo americano dava un impulso notevole alle ricerche sulla protezione dal danno prodotto da radiazioni ionizzanti: erano gli anni nei quali si effettuavano i trapianti di midollo in topi prima irradiati e poi salvati.

Negli anni cinquanta, Torelli ripeteva a Modena le stesse sperimentazioni d’avanguardia, cominciando a percorrere quella strada che, da li' a qualche anno, lo avrebbe portato alla messa a punto di tecniche di auto-trapianto midollare tuttora impiegate. Il Professor Torelli puo' essere a giusta causa considerato un pioniere negli studi e nelle ricerche scientifiche che sono alla base del possibile impiego delle cellule staminali nel trattamento di varie malattie. Nella sua vita di studioso e medico, egli ha altresi' sperimentato farmaci che, a distanza di decenni, sono ancora i piu' usati; ha fatto ricerche complesse sulle cellule del sangue e nell’ambito della genetica molecolare.

Il Professore lo incontro per i corridoi dell’Accademia prima della conferenza, tra scaffali in cui sono custoditi volumi preziosissimi e pareti decorate da affreschi settecenteschi. Cominciamo a chiacchierare e mi colpisce immediatamente per i suoi modi cortesi, ma niente affatto formali, per la sua modestia, la sua semplicita': riesce subito a mettermi a mio agio e, senza usare termini troppo tecnici o complicati, mi spiega cio' di cui parlera' di li' a poco. Percepisco subito la sensazione di trovarmi davanti ad un uomo di profonda cultura, oltre che di grande conoscenza.

Professor Torelli, secondo lei ha senso proibire la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali?

“E’ noto come il problema della ricerca sulle cellule embrionali abbia suscitato polemiche, movimenti d’opinione e, naturalmente, c’e' stato chi ha pensato che in qualche modo si dovesse regolamentare e che si dovessero proibire ricerche in certi settori. Ora, io dico che proibire la ricerca scientifica in un solo paese e', in primo luogo, assurdo e, contemporaneamente, impossibile perche' non siamo piu' ai tempi in cui si poteva dire a Galileo “No, tu non ci devi pensare!” e allora lui faceva finta di non pensarci; oggi, con la globalizzazione per lo meno dell’informazione –perche' Internet ha realizzato questo, noi siamo contemporaneamente inseriti, tutti quanti, tutto il mondo informato, in una rete di informazioni alla quale non si puo' sfuggir - o si proibisce in tutto il mondo -pero' questa e' davvero un’impresa molto difficile- oppure, proibire in un solo paese e' soltanto motivo di dipendenza scientifica e culturale nei riguardi di altri Paesi”.

Lei ritiene che la strada proibizionista oltre che essere inefficace sia anche dannosa?

“Vede, io in linea generale penso che il proibire la ricerca in qualunque settore e in particolare in settori come questo, proibirla con una legge, un decreto ministeriale o con qualunque altra cosa in un solo Paese – che poi e' un Paese, nel caso dell’Italia, a sovranita' “limitata”perche' non ci sono piu' confini e perche' noi dobbiamo considerare quello che fanno Paesi come la Germania, l’Austria, la Francia (per citare quelli piu' vicini)– non abbia senso, perche' non ha senso proibire qui se la stessa proibizione non vale a Parigi; inoltre la proibizione ha una scarsissima probabilita' di avere qualunque efficacia, e comunque se fosse efficace sarebbe dannosa, perche', ovviamente, per uno, due, cinque anni si potra' dire che qui non si e' fatta questa ricerca, ma dopo, se gli altri si comportano diversamente noi potremo soltanto dire che siamo privi delle informazioni necessarie per fare cose che potrebbero essere utili o importanti, tutto qui.

Le questioni etiche ovviamente hanno la loro importanza, pero' in questo caso vengono a essere superate per il semplice fatto che non siamo piu' in un paesello piccolino, ma siamo parte di un grande mondo che comprende soprattutto Paesi nei quali non ci sono barriere, non ci sono limiti alla ricerca se non in casi molto particolari; quindi, o si parla di fare regolamentazioni internazionali, che siano veramente fatte rispettare, oppure tutto si riduce a una chiacchiera, si riduce a parole, a scritti che non hanno significato perche' basta poi che io vada in un sito Internet qualunque per avere tutte le informazioni che voglio, e se non ho certe informazioni e' perche' queste informazioni mi sono tenute nascoste perche' servono a qualcuno, per qualche cosa, e allora naturalmente questo puo', diciamo cosi', seccarmi, se non essermi di danno”.

Professor Torelli, torniamo alle cellule staminali embrionali. E’ in corso una battaglia per la liberta' di ricerca scientifica, e c’e’ anche la richiesta che gli embrioni congelati, altrimenti destinati alla spazzatura, vengano impiegati per la ricerca. Qual e' la sua posizione a questo proposito?

“Inibire la ricerca sulle staminali embrionali non ha molto senso, perche' i principi informatori, cioe' quelli di non utilizzare le prime cellule staminali embrionali per motivi genericamente etici, per rispettare problemi di essenza dell’uomo, della personalita', sono decisamente punti di vista che non hanno una radice solida, una radice significativa. Sono speculazioni che, al limite, sfociano nell’assurdo o, per lo meno, nel’non sense’, perche' una volta che si e' arrivati a realizzare la fertilizzazione in vitro -come si fa appunto per certe condizioni di sterilita'-, una volta che si e' fatto questo (e sarebbe difficile vietarlo), tra un’utilizzazione razionale come quella di coltivare le cellule staminali embrionali, portarle avanti in coltura, considerando che queste non abbiano una personalita', non siano degli esseri umani, mi sembra che non dovrebbe urtare contro dei principi etici che hanno un carattere estremamente irrazionale. Per conto mio, se si vieta questo, dovrebbero essere vietati anche i trapianti di organo, perche' negli organi che vengono trapiantati ci sono le cellule staminali, le stesse cellule che c’erano nell’embrione di quei soggetti che donano gli organi. Allora, vietare l’uso di questi embrioni, cioe' di queste cellule embrionali - perche' al massimo le cellule della blastula sono 200 o 250 al quinto giorno- e' una cosa che puo' soltanto creare difficolta' e problemi. In realta', se il concetto si esamina abbastanza ampiamente, una volta che questo venga fatto con l’autorizzazione di chi ha chiesto che le sue cellule seminali venissero congelate, non c’e' molta differenza con l’utilizzo di organi perche' in quegli organi ci sono le cellule staminali, che sono le stesse che vengono da quell’embrione, non sono molto diverse, il genoma e' lo stesso. Insomma, da quando e' stato sequenziato il genoma umano per intero, continuare a pensare in termini che io ritengo siano per lo meno antichi, significa che noi facciamo un esercizio sterile, pensiamo in termini che credo oggi non abbiano piu' molto significato”.

Nella definizione dei rapporti tra etica e ricerca scientifica in Italia, quale ruolo lei crede possa svolgere il Comitato Nazionale di Bioetica?

“Mi e' difficile dare un giudizio. Devo dire che ritengo che tutto questo e' per lo meno inutile, perche' dare un giudizio su una ricerca perche' la si fa qui -perche' non si dice di dare un giudizio sulla ricerca che fa, per esempio, un grande istituto di ricerca degli Stati Uniti– la trovo cosa –ripeto- priva di senso, e gli elaborati di queste commissioni per conto mio hanno uno scarsissimo significato”.

Roberto Mancuso

Fonte: www.staminali.aduc.it