VIDEO | Presidenza della Repubblica: Emma perchè donna? No! Emma perchè Emma!

Oggi il mio sito avrebbe dovuto essere pronto e lo è, in parte, dal punto di vista tecnico; tuttavia, mancano ancora molti contenuti (la mission, il mio profilo, etc.), che non ho avuto tempo di scrivere bene ed inserire perchè mi son dedicato alla realizzazione di un video, quello su Emma Bonino che chiude questo articolo. Ho ritenuto fosse urgente prepararlo perchè queste sono le ore decisive prima che il Parlamento in seduta comune, organo costituzionale che eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica, adempia al proprio compito. I contenuti che mancano (articoli, foto, playlist, video, etc.), saranno pubblicati con calma, nei prossimi giorni.

Perchè un video su Emma? Perchè un altro video su Emma? Il tubo pullula di contributi video sulla Bonino, molti sono anche belli e davvero interessanti; si aggiunga che, in questi giorni, il canale dedicato a Emma è stato arricchito di numerosi clip crudi (cioè non montati), dei personaggi della cultura, dello spettacolo, delle Istituzioni, della politica e del mondo accademico, che hanno espresso, nei modi più vari, il loro sostegno alla sua candidatura, motivandone le ragioni in maniera splendida; tuttavia mancava uno spot che sintetizzasse il senso di quelle motivazioni, il senso della candidatura stessa. Lo slogan che ho coniato (Emma perchè donna? No! Emma perchè Emma!), che dà il titolo al video, a mio modestissimo avviso, ben sintetizza proprio quel senso e quelle motivazioni.

La prima campagna Emma for President, che fu prodromica rispetto alle successive Emma for Europe ed Emma for Liberal Revolution, l'ho vissuta, per strada, ai tavoli, dove la gente firmava con un entusiasmo e una fiducia negli occhi che non potrò mai togliermi dalla mente. Nel 1999 vivevo a Bologna e fu proprio con questa battaglia che cominciai la mia militanza bolognese (in precedenza avevo operato a Lecce, la mia città natale).

Il primo tavolo per raccogliere le firme dei cittadini, però, non lo feci per strada, ma in un teatro, il Teatro delle Celebrazioni, quando ancora la campagna non era partita nel resto d'Italia, e dove una vecchissima radicale storica, Maria Teresa Cinti Nediani, ospitata insieme al marito Antonio Nediani nella adiacente casa di riposo per artisti Lyda Borelli, faceva un tavolo tutte le sere in cui c'era uno spettacolo. Qualche giorno prima, avevo partecipato ad una riunione radicale, nella sede storica di via San carlo, presieduta da una tipa, abbastanza particolare, che aveva messo all'ordine del giorno il Premio Nobel al Salento per l'accoglienza agli albanesi profughi e non considerava minimamente importante l'Assemblea dei Mille che da lì a pochi giorni sarebbe stata convocata e di cui tutti i compagni parlavano: io, orgogliosamente salentino, ascoltavo, tacevo e ridacchiavo, suscitando il disappunto e i richiami da parte della tipa suddetta. Alla fine della riunione, chiesi a un compagno se per caso fosse stato programmato qualche tavolo, mi rispose che c'era una vecchietta che, di tanto in tanto, faceva un tavolo in un teatro, mi diede il numero di telefono e la sera stessa la contattai.

Fu così che atterrai sul pianeta Maria Teresa Cinti Nediani, la persona libera vicina alle idee di Marco Pannella (così lei amava definirsi perchè le stava stretta la definizione "radicale" e rifuggiva da tutte le chiese ed i chiesismi, anche di matrice radicale). Da lì s'innescò un circolo virtuoso: l'entusiasmo, la rinascita di un'associazione a Bologna (Radicali@Bologna il suo primo nome), 25.000 firmatari per i referendum, autofinanziamento al 70% della campagna con i contributi dei cittadini raccolti ai tavoli. E chi se lo scorda il 1999? A Maria Teresa, alla sua vivissima memoria, dedico il video che segue. Buona visione.