Marco è !

La prima volta che ascoltai Pannella in una delle sue rare apparizioni televisive avevo 13 anni, correva l’anno 1980, era una tribuna politica condotta da Jader Jacobelli che vedeva la partecipazione di Marco e Giorgio Almirante, due leoni dei dibattiti politici: si parlava di legalizzazione delle droghe e di lotta al terrorismo.
Erano gli anni nei quali la politica abitava le case degli italiani e il nostro Paese era dilaniato da quotidiani attacchi terroristici. Era molto facile, con quel clima politico, assumere una posizione come quella di Almirante che voleva la dichiarazione dello Stato di guerra per consentire l’applicazione del Codice militare di guerra, che allora prevedeva ancora la pena di morte; ed invece quell’uomo dagli occhi azzurrissimi e dal sorriso illuminante di nome Marco Pannella, parlava di forza della legge e del diritto, di nonviolenza, di legalità e di “compagni assassini”.
Adolescente qual ero, a differenza della maggior parte dei miei coetanei, cominciavo a provare interesse per la politica, comperavo sì i fumetti, Alan Ford e Topolino in testa, ma anche Repubblica, il Corriere della Sera e diversi altri quotidiani.
A scuola provavo passione ed enorme interesse per l’ora di Educazione civica perché era l’occasione per studiare la Costituzione e i partiti politici, e fu proprio dopo quella Tribuna politica che andai a spulciare il testo adottato per quella materia, per vedere di scoprire la storia del Partito radicale. Ritrovai poche righe, ma furono sufficienti per farmi intuire la singolarità di quelle poche parole rispetto all’effluvio di parole speso per narrare la storia degli altri partiti.
Consideravo la profondità e l’importanza dei concetti espressi da Marco in quei minuti di dibattito con Almirante e ritenevo vi fosse una discrasia enorme rispetto allo spazio che anche allora i media dedicavano ai radicali; ciò mi fece comprendere il senso della parola “regime”, usata sia da Marco che da Almirante, sia pur con distinguo rilevanti, all’interno di quella tribuna politica.
Sempre durante quel dibattito si parlò di droghe. Giorgio Almirante per fare la cosiddetta “lotta alla droga” proponeva di appendere gli spacciatori ai lampioni delle strade; al contrario Pannella suggeriva una politica di governo del fenomeno che partiva dalla legalizzazione delle droghe per sottrarre alla criminalità il controllo del mercato nero. Restai di stucco, basito, pareva una provocazione, ma in realtà era l’uovo di Colombo, pensai.
Considero quindi quella tribuna politica la mia iniziazione al Partito radicale, ai radicali e a Marco Pannella.
Un bel giorno poi, anche la mia zona, Lecce, fu raggiunta da Radio radicale, e un innovativo modello della comunicazione della politica, quella senza filtri, con le dirette dai congressi di tutti i partiti, dal Parlamento, dai processi più importanti (tra i quali quello a Enzo Tortora), entrarono in casa Mancuso e, con loro, Marco Pannella e i radicali.
Fu un universo tutto da scoprire e la mia radio da quel momento in poi, oltre alle trasmissioni in italiano di Radio Tirana, Radio Mosca e Radio Sofia, aveva tra le sintonie fisse la radio che parla e che ascolta, Radio radicale, l’Università della politica indispensabile per tutti coloro che per la politica provano interesse e di politica si occupano.
È impossibile sintetizzare anni ed anni di passione politica portati avanti con pochissimi mezzi (l’iscrizione carissima e preziosissima al Partito, quello radicale, che o si sceglie o si scioglie), e, sempre usando l’arma della nonviolenza, coi digiuni di dialogo nei confronti degli interlocutori istituzionali, unitamente all’arma principe della democrazia diretta: i referendum abrogativi.
La lotta allo sterminio per fame nel mondo fu, tra le tante, quella che, di quei miei primi anni di interesse per il pianeta radicale e Marco Pannella, voglio ricordare. Allora come oggi, gente alla Salvini diceva che dovevamo occuparci dei nostri affamati innanzitutto e poi degli altri; quanto invece guardava lontano Marco già in quegli anni! Se solo allora si fossero avviate delle politiche per lo sviluppo dei paesi ex colonie dell’Occidente, divoratore delle loro materie prime, oggi non avremmo milioni di persone affamate (di libertà innanzitutto), ai nostri confini e nei barconi in mare!
La battaglia per la giustizia giusta, incarnata nella devastante vicenda umana di Enzo Tortora e, ancora una volta, con dei referendum poi traditi dal regime partitocratico: la drammatica condizione della giustizia, oggi è addirittura peggiorata; sia dal punto di vista dello Stato di diritto, sia dal punto di vista delle condizioni carcerarie per detenuti e agenti di polizia penitenziaria.
Nel 1989, la visionaria scelta transnazionale che negli anni in cui si abbattevano i muri della cortina di ferro, puntava su un Partito radicale che oltre tutte le frontiere affermasse l’attualità del proprio storico Statuto, come pietra miliare di un mondo libero dall’oppressione, e fondato sulla libertà, la democrazia e i diritti umani.
Negli anni ’90 le battaglie ancora una volta referendarie per le riforme istituzionali sul modello “americano”, per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, per le riforme del mercato del lavoro e dell’impresa…
Mi son messo a scrivere e mi pare di essere andato un po’ fuori tema, poi però mi è apparsa la nuvoletta di Marco che mi ha detto: “Che cazzo stai a di’?! Questo è il tuo Marco Pannella!”; perciò proseguo non sapendo bene come avrà conclusione questo non breve articolo.
Sono poche ore che Marco è morto, ma il “mio”, il “nostro” Marco è vivissimo. Il suo “canestro di parole” è nei nostri cuori e nelle nostre menti; il “nostro” Socrate ci continua ad insegnare che l’importante è non “preoccuparsi” ma “occuparsi” delle cose che ci stanno a cuore; ci invita ad “essere speranza” e non ad “avere speranza”; ci ammonisce su quanto debbano essere i mezzi a prefigurare i fini e non i fini a giustificare i mezzi.
Marco è un maestro, è stato per me come per molti altri un “maestro di vita”, un poeta della politica, un visionario “folle”... e quanta saggezza nella sua “follia”.
Chi nel nostro Paese ha venti anni sicuramente non sa che molti dei diritti civili ora dati per scontati sono stato il frutto delle lotte di Marco Pannella e dei radicali: divorzio, legalizzazione dell’aborto, voto ai diciottenni, obiezione di coscienza al servizio militare, diritti per gli omosessuali e molto altro.
Il regime partitocratico ha sempre avuto paura di Marco Pannella, perciò nel migliore dei casi lo ha  ostracizzato, nel peggiore lo ha trasfigurato. Anni ed anni di ostracismo e trasfigurazione dei media, ora, a poche ore dalla sua morte, paiono essere svaniti: tutti in coro elogiano Pannella e la sua storia, la lungimiranza delle sue battaglie e l’importanza delle sue vittorie.
Il primo incontro che ebbi con Marco Pannella fu nel 1999, a Bologna, nel corso della campagna elettorale per le europee. Ciò che ricordo è il suo generoso sorrisone, la sua forte stretta di mano, la sua vociona e i suoi meravigliosi occhioni azzurri luccicanti. La prima cosa che fece, fu, naturalmente, prendermi bonariamente per il culo a causa di un articolo apparso su Il Resto del Carlino nel quale ero indicato come “dirigente radicale candidato”, poi una risata in comune e poco altro: rimasi pietrificato !
Negli anni seguenti i Congressi, i Comitati, le campagne elettorali (un bellissimo comizio del quale conservo ancora il manifesto, tenuto con lui ed altri compagni in provincia di Lecce, a Taviano,  nel 2009, sempre per le europee).
Caro Marco, mi hai portato a scegliere la libertà e la responsabilità, mi hai insegnato a lottare per il diritto e per la giustizia, sempre con metodo nonviolento; in ultima analisi mi hai insegnato ad amare me stesso e di questo ti sono innanzitutto grato.
La tua scomparsa è l’ultima mistificazione dei media: tu sei VIVO! Le tue idee continueranno a camminare con le gambe dei tuoi compagni, anche con le mie, te lo prometto, lo devo a me stesso e alla tua storia.
Una volta, in diretta radiofonica, hai addirittura fatto l’elogio di un mio video, con mio massimo stupore ed infinita gratitudine quell’elogio divenne addirittura uno spot su Radio radicale! Erano i giorni nei quali il Partito “demoGratico” voleva ancora una volta nasconderti, ed io montai delle tue belle foto, con la musica di Jovanotti e la citazione finale di quel discorso che Pier Paolo Pasolini non poté leggere al Congresso radicale del 1975 perché brutalmente assassinato. Quella citazione è la stessa con la quale voglio chiudere questo mio articolo. Ciao Marco, continuamente irriconoscibili, non molliamo!
“Voi non dovete far altro (io credo) che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare”.

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