Politica
Piemonte. Manfredi: Alberi da frutta in cima a grattacielo Regione? Per il momento “alla frutta” c’è solo la trasparenza
Oltre a visitare sito del cantiere, Chiamparino visiti sito web dedicato all'opera. E lo faccia finalmente aggiornare in modo adeguato
Dichiarazione di Giulio Manfredi, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta:
"Apprendiamo che Chiamparino e Fuksas hanno sotterrato l'ascia di guerra. Benissimo; ma i cittadini piemontesi vorrebbero sapere se questo comporta il pagamento all'archistar di ulteriori compensi, dopo quelli già percepiti (quasi 19 milioni di euro) e al vaglio della Corte dei Conti. Fuksas annuncia di voler piazzare 'alberi da frutta del Piemonte' in cima al grattacielo e giardini pensili ai vari piani del grattacielo. Benissimo; ma i dipendenti della Regione Piemonte vorrebbero sapere se questo comprimerà ancora di più i già ridotti spazi in cui saranno costretti a lavorare. E questo non è un problema corporativo dei dipendenti; è un problema della collettività che quei dipendenti devono servire".
"Chiamparino ha visitato con Fuskas il sito del cantiere del grattacielo. Benissimo; ma sarebbe opportuno che visitasse anche, con meno tempo e meno fatica, il sito web dedicato all'opera. Si accorgerebbe che, nonostante i solenni impegni presi da lui e dal vice-presidente Reschigna, qui siamo veramente 'alla frutta'; è stato aggiornato unicamente il video di presentazione. Non c'è alcuna spiegazione decente del lavoro fatto in questi anni; non c'è l'elenco dei provvedimenti regionali inerenti l'opera, richiesto da anni dai radicali e una settimana fa, finalmente, anche dal segretario regionale e capogruppo Pd Davide Gariglio".
"Su tutti questi problemi, le opposizioni, dal M5S al centro-destra, tacciono. Perché per dimostrare di fare qualcosa non basta - come hanno fatto gli otto consiglieri grillini - iscriversi tutti a parlare in Consiglio Regionale nella seduta dedicata al grattacielo, convocata solo dopo la notizia delle indagini di Procura e Corte dei Conti".
Visita: http://www.sedeunica.regione.piemonte.it
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Intervista a Marco Cappato sull'articolo "Resto cristiano anche se scelgo come morire" di Hans Kung
Responsabilità civile magistrati, Bernardini: Soddisfatti? N’anticchia. Da Tortora a Gulotta cambia poco
Pubblichiamo un'intervista di Lucia Bigozzi alla segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini, pubblicata il 25 Febbraio 2015 su Intelligonews:
"Soddisfatti? N’anticchia. È una legge fatta per rassicurare i magistrati, non per responsabilizzarli veramente a non commettere errori sulla pelle delle persone, da Enzo Tortora a Giuseppe Gulotta". Parla chiaro Rita Bernardini, segretario nazionale dei Radicali Italiani che non a caso cita Tortora e il referendum dell’87 rimasto lettera morta. La legge renziana non la convince se non nell’eliminazione del "filtro di ammissibilità" e a Intelligonews spiega perché.
I Radicali per primi hanno portato avanti battaglie e referendum sulla responsabilità civile dei magistrati. Oggi che c’è la legge, qual è la sua opinione?
"Intanto noto un grande assente, anche dal dibattito politico e dai resoconti dei giornali: il grande assente è Enzo Tortora. Quella battaglia e la raccolta di firme portò al referendum del 1987 e fu fatta sul caso che noi Radicali abbiamo seguito contro tutto e contro tutti: Tortora ingiustamente schiaffato in galera, associato ai clan camorristici e definito ‘cinico mercante di mortÈ. La sua assoluzione fece da traino per il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati ed Enzo Tortora è stato presidente dei Radicali portando avanti una battaglia politica dopo aver provato sulla sua pelle come l’errore giudiziario poteva distruggere la vita delle persone. Oggi i giornali ricordano, al massimo, il referendum che abbiamo promosso nell’87 ma non la campagna politica messa in piedi precedentemente".
Dall’87 col caso Tortora alla legge di Renzi cosa è cambiato?
"Abbiamo visto che c’è una grande operazione per rassicurare i magistrati. Ho letto una cosa che ha dell’incredibile e cioè che per tranquillizzare le toghe hanno dovuto fare una relazione di accompagnamento alla legge nella quale si precisa che per ‘negligenza inescusabilÈ si intende un travisamento macroscopico ed evidente dei fatti, col ministro di Grazia e Giustizia che dice di essere pronto a cambiarla se ci saranno abusi. Tutto ciò dimostra il livello di consapevolezza anche nello scrivere un testo di legge rispetto a un problema col quale si confrontano tutti i cittadini".
Faccia un esempio.
"L’esempio è l’articolo 37-ter dell’ordinamento penitenziario, quello relativo al risarcimento per chi ha subìto trattamenti inumani e degradanti nelle carceri: in buona sostanza, non viene concesso quasi mai perché il provvedimento è scritto in un modo tale da essere interpretato dal magistrato – da Nord a Sud – come vuole. La cosa certa, è che solo l’1 per cento dei detenuti che hanno subito trattamenti simili alle torture possono arrivare a un risarcimento. E questo per il modo di legiferare che esiste in questo Paese".
Ma ci sarà pure qualcosa che la convince in questa legge.
"È stato eliminato il filtro di ammissibilità. Ricordo che a causa di questo filtro si è arrivati alla definizione in quasi trent’anni, solamente di sette casi di magistrati che hanno pagato per la loro responsabilità civile. Noi abbiamo il caso di Giuseppe Gulotta, la vicenda di Alcamo, condannato all’ergastolo nel ’90 poi assolto con formula piena nel 2012 con sentenza di revisione, dopo 22 anni passati in carcere. Ai giudici in un primo tempo disse di avere confessato perché sottoposto a trattamenti inumani simili alla tortura. Poi la revisione del processo con la confessione di chi aveva veramente commesso il fatto e l’assoluzione di Gulotta ma nel frattempo si è fatto venti anni di carcere. Non c’è stato un magistrato che abbia pagato per questo e adesso c’è l’Avvocatura dello Stato che si opporrebbe alla richiesta di risarcimento presentata da Gulotta perché lo Stato afferma che i magistrati che emisero la sentenza sarebbero stati tratti in inganno e non avrebbero avuto motivo di ritenere che Gulotta avesse subìto trattamenti simili alla tortura affinché confessasse. Ma ci rendiamo conto? Non è un caso che siamo l’unica forza politica ad aver fatto proprio il messaggio dell’allora presidente della Repubblica Napolitano".
L’Anm sostiene che la legge colpisce i magistrati. Lei cosa risponde?
"Ho letto che l’Anm dice che con questo provvedimento aumenteranno i processi e i contenziosi. Si accorgono adesso che la giustizia è lenta e lo è da almeno trent’anni? E che per questo l’Unione europea ci ha condannato? A loro rispondo che hanno la coda di paglia. Per non parlare della questione che viene gestita all’interno del Csm per la quale se un magistrato sbaglia non solo non paga ma viene semplicemente trasferito in un altro luogo".
Quindi siete soddisfatti a metà?
"Diciamo n’anticchia, perché il primo nodo da affrontare è quello della "illegalità" della nostra giustizia. Napolitano aveva detto che era un obbligo intervenire subito ma così non è stato. Non siamo soddisfatti anche perché nel nostro referendum oltre alla responsabilità civile dei magistrati c’era anche la questione della separazione delle carriere, gli incarichi extragiudiziali, i distacchi dei magistrati nell’amministrazione pubblica, il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, cioè una serie organica di puti che davano il quadro di una riforma complessiva della giustizia. Le pare che nella legge approvata dalla Camera ci sia tutto questo o che qualcuno stia parlando di separazione delle carriere o di riforma del Csm?".
Quindi per una volta sarà d’accordo con Salvini che dice che si tratta di un provvedimento che non cambierà nulla?
"No, perché Salvini ha una visione della giustizia, della sicurezza, che non può essere paragonabile alla nostra. Noi siamo per un diritto che recuperi le persone, lui invece ha un approccio punitivo, vendicativo, non ha alcuna umanità verso le persone che sbagliano. Mi divide tutto da lui; forse posso essere d’accordo sul fatto che in Italia ‘fatta la legge trovato l’inganno’ ma questo vale per ogni campo fino a quando non ripristiniamo uno Stato di diritto e facciamo tornare l’Italia ad essere un Paese democratico".
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