Politica
Intervista a Khaled Fouad Allam su strage di Parigi
Carcere. I radicali Lucchiari, Martini, Sacco e Boldo visitano il penitenziario di Montorio (Verona)
Lunedì 5 gennaio una delegazione del Partito Radicale, composta da Maria Grazia Lucchiari, Sergio Martini, Antonella Sacco e Tiziana Boldo ha effettuato una visita ispettiva al carcere di Montorio (Verona).
La visita, durata più di 6 ore, è iniziata dal carcere femminile - che ospita oggi 57 detenute, di cui solo 10 impiegate in lavori manuali -, per poi passare in infermeria dove si rilevano le situazioni di maggiore disagio: anche 3 detenuti per cella fra cui un cardiopatico,un detenuto affetto da hiv, ritenuto non compatibile con gli altri dal medico del Sert, un altro con sospetto di tbc e un caso di scabbia contratta nelle docce.
Una detenuta presenta patologia accertata di schizofrenia e anoressia, un detenuto è da quattro giorni in sciopero della fame per le mancate cure di una patologia renale. Il settore maschile conta 568 detenuti di cui più di 400 extracomunitari e solo una settantina impiegati lavorativamente. Tutti i detenuti lamentano la scarsità di educatori e psicologi nonché l’assenza della figura del mediatore culturale.
Per quanto riguarda le strutture, nel settore maschile si arriva ad un sovraffollamento con quattro detenuti per cella, manca l'acqua calda per l’igiene personale e la notte il riscaldamento viene abbassato per cui l'ambiente risulta gelido. Per alcuni è impossibile telefonare a casa ai famigliari. Tutti sono concordi nel sottolineare la disponibilità e la competenza del personale carcerario che con sensibilità assolve i compiti di un lavoro spesso molto duro e poco appagante.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Intervista a Philippe Ridet sull'assalto alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi
Carceri, Radicali: le parole di Betori siano utili ai politici
Dopo l'omelia di ieri, i radicali fiorentini Maurizio Buzzegoli, segretario dell'Associazione Andrea Tamburi, e Massimo Lensi, componente del Comitato nazionale di Radicali Italiani, hanno voluto ringraziare l'Arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, per le parole sulla disumanità delle carceri: "La chiesa fiorentina è una delle poche realtà cittadine che segue con attenzione i problemi che affliggono il pianeta penitenziario. Il lavoro incessante dei cappellani delle carceri ne è la dimostrazione più concreta".
I due esponenti radicali hanno anche ricordato il ruolo di Papa Francesco: "Nello Stato Città del Vaticano in pochi mesi sono riusciti a dare all'Italia una grande lezione di civismo e umanità abolendo l'ergastolo e introducendo il reato di tortura. Lo stesso Papa Francesco, alcuni mesi fa, definì l'ergastolo come 'pena di morte nascosta'".
Infine, Buzzegoli e Lensi, invocano una maggior attenzione dalla politica e rilanciano la proposta di amnistia: "Le parole di Betori sul carcere siano utili a quei politici che cercano di nascondere il problema. Le uniche vere soluzioni in grado di ripristinare lo Stato di Diritto e i Diritti Umani nel nostro Paese sono i provvedimenti di amnistia e indulto".
Gravidanza Lorenzin, Farina Coscioni: felicitazioni per gravidanza gemelli ma inadempiente su scadenza emanazione decreto livelli essenziali di assistenza (Lea) e nomenclatore
Dichiarazione di Maria Antonietta Farina Coscioni membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani
Mi unisco a quanti alla notizia della gravidanza del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin le hanno espresso felicitazioni. Se è pronta a diventare mamma e dichiara che "non ci sperava più", tuttavia non è ancora pronta ad adempiere agli impegni e agli obblighi previsti per ultimo dal Patto della salute 2014-2016 che stabilisce che: "si provveda al tanto atteso aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza entro il 31 dicembre 2014". E fa perdere la speranza a chi come i malati, i disabili e le loro famiglie attendono da anni questo atto dovuto.© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Intervista a Izzedin Elzir su strage Parigi
Caso Magherini: inizia l'udienza preliminare per le sette persone accusate di omicidio colposo. Intevista ad Andrea Magherini
Conferma Del 41-Bis A Provenzano: Bernardini, decisione sconcertante da stato canaglia
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria Nazionale di Radicali italiani
Appaiono sconcertanti le motivazioni con le quali il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha confermato il 41-bis a Bernardo Provenzano. La proroga del “carcere duro” ad un ultraottantenne incapace di intendere e di volere, alimentato artificialmente e allettato, offende l’intelligenza ed è la dimostrazione del basso livello di democraticità del nostro Stato che usa metodi peggiori di quelli delle cosche per contrastare la criminalità organizzata di stampo mafioso. In un “attimo di lucidità” Bernardo Provenzano potrebbe ancora “impartire direttive criminali”, così i giudici motivano il loro provvedimento, palesemente dimostrando l’inefficienza di uno Stato che, senza la gabbia di vetro del 41-bis, non è in grado di stoppare il passaggio di un pizzino che peraltro Provenzano non è nemmeno in grado di scrivere. Ciò che rattrista di più è che, nonostante tutti questi magistrati “lottatori”, la criminalità mafiosa prospera e si diffonde in ogni angolo nel Paese a scapito dello Stato democratico sempre più anoressico, ormai agonizzante.© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Conferma 41-bis a Provenzano. Bernardini: decisione sconcertante da Stato canaglia
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria nazionale di Radicali italiani:
"Appaiono sconcertanti le motivazioni con le quali il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha confermato il 41-bis a Bernardo Provenzano. La proroga del 'carcere duro' ad un ultraottantenne incapace di intendere e di volere, alimentato artificialmente e allettato, offende l’intelligenza ed è la dimostrazione del basso livello di democraticità del nostro Stato che usa metodi peggiori di quelli delle cosche per contrastare la criminalità organizzata di stampo mafioso".
"In un 'attimo di lucidità' Bernardo Provenzano potrebbe ancora 'impartire direttive criminali', così i giudici motivano il loro provvedimento, palesemente dimostrando l’inefficienza di uno Stato che, senza la gabbia di vetro del 41-bis, non è in grado di stoppare il passaggio di un pizzino che peraltro Provenzano non è nemmeno in grado di scrivere".
"Ciò che rattrista di più è che, nonostante tutti questi magistrati 'lottatori', la criminalità mafiosa prospera e si diffonde in ogni angolo nel Paese a scapito dello Stato democratico sempre più anoressico, ormai agonizzante".
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Boilini e Di Carlo (Radicali Abruzzo): Caso Colasante, presunzione di colpa?
Dichiarazione di Dario Boilini, segretario dell’associazione Radicali Abruzzo e membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani e di Alessio Di Carlo, membro di Giunta di Radicali Italiani:
"Il tentativo di suicidio da parte di Donato Colasante, il giovane detenuto a Chieti a cui è stato negato il diritto di far visita alla salma dell’amata nonna Lucia, colpisce per non solo per l’irragionevolezza della decisione dei giudici ma, soprattutto, per l’accanimento che si è dimostrato verso un ragazzo, appena ventunenne, detenuto in attesa di giudizio e, quindi, tecnicamente tuttora innocente".
"Purtroppo, però, anche nelle aule di giustizia della nostra regione il principio di presunzione di innocenza viene sistematicamente calpestato: e questo nell’indifferenza della classe politica che da oltre tre anni deve nominare il garante regionale dei detenuti il quale potrebbe efficacemente monitorare lo stato generale della detenzione carceraria abruzzese per evitare che accadano tragedie come quella, fortunatamente appena sfiorata, avvenuta ieri a Chieti".
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Ambiente ed economia: estrazione di petrolio e gas, questione aperta
Ha senso tirare fuori il petrolio e il gas del nostro sottosuolo? Questo tema è tornato molto d’attualità dopo che prima la strategia energetica nazionale del marzo 2013, poi il decreto Sbloccaitalia in questo autunno hanno rilanciato lo sfruttamento di queste risorse.
Nei regimi concessori come da noi il petrolio appartiene allo Stato. Le sue riserve sono quindi una posta attiva nell’immaginario stato patrimoniale pubblico che però non viene redatto come tale. Quando queste riserve vengono consumate, la posta attiva si riduce e produce redditi privati, parte dei quali tornano allo Stato sotto forma di royalty e di tasse. In più sono da tenere conto le esternalità negative, cioè i danni ambientali o la rinucia ad altri usi del territorio.
Uno studio di Nomisma Energia del 2012 mostra che le royalty nei paesi Ocse dove sono applicate sono generalmente più alte che in Italia. Questo significa che il nostro Stato si riprende relativamente poco della rendita petrolifera. D'altra parte, perché la riduzione delle riserve di idrocarburi sia più sostenibile dal punto di vista economico occorre destinare le royalty a investimenti che aumentino il valore di altre parti di questo patrimonio, cosa che nel nostro ordinamento è stata recentemente prevista, ma con norme assai fumose e la cui attuazione è ancora tutta da verificare.
C’è un altro elemento a mio avviso che dovrebbe essere considerato dal decisore pubblico riguardo all’estrazione di idrocarburi: il loro prezzo. Se ricordo bene il governo ha motivato il rinvio della vendita di un’ulteriore tranche di Eni ed Enel anche sulla base del prezzo oggi troppo basso delle azioni e, implicitamente, con l’aspettativa che crescano in futuro. Se applichiamo lo stesso ragionamento al petrolio, visto il crollo recente e la ragionevole aspettativa che esso comporterà una riduzione delle riserve e quindi una successiva scarsità tale da rialzarne il prezzo, la cosa giusta da fare è rimandare l’estrazione.
Tra le zone d’Italia interessate da intensificazione della ricerca e della coltivazione di idrocarburi c’è la Sicilia, dove la Regione ha siglato recentemente due protocolli d’intesa collegati tra loro: uno insieme al Ministero dello Sviluppo Economico con Eni sulla conversione con salvaguardia occupazionale della raffineria di Gela ad attività diverse dalla raffinazione petrolifera, un altro con Assomineraria (rappresentanza confindustriale di operatori dell’upstream petrolifero) sull’estrazione di idrocarburi in particolare nel canale di Sicilia.
L’accordo con Eni in sostanza dice che l’azienda, dopo aver perso troppi soldi con la raffinazione, un business falcidiato dal calo della domanda dei combustibili e l’eccesso di capacità produttiva, investirà a Gela in produzioni non più legate al petrolio bensì soprattutto a biocombustibili, loro logistica e logistica del gas naturale liquido, mentre quasi 400 esuberi della raffineria verranno ricollocati nel settore mineriario oil e gas, ma solo un quarto in Sicilia dove Eni prevede investimenti per aumentare a regime la media annua di produzione di gas naturale di 700 milioni di metri cubi e di petrolio di 1,2 milioni di barili per dieci anni, che significherebbe più che raddoppiare la produzione annua di gas siciliano e aumentare di poco più del 20% quella petrolifera rispetto al 2013. Il protocollo non cita peraltro i danni ambientali dalle attività della raffineria accertati dallo studio epidemiologico Sentieri.
E in cambio cosa promette la Regione? S’impegna a svolgere in modo efficiente gli iter autorizzativi e a non aumentare le royalty, fermi i poteri di legislazione statale e regionale. Impegni in realtà un po’ deboli se presi alla lettera, visto che appunto non posso comprimere l’autonomia in materia del consiglio Regionale e del governo, e forse dubbi in termini competitivi se si deve intendere che la Regione o il governo garantiranno accesso eslcusivo alle attività minerarie ai firmatari.
Limitatamente all’accordo su Gela, invece, il do ut des con Eni è esplicito: Eni fa l’auspicabile conversione della raffineria (ma con meno occupati in essa) in cambio intensifica l’upstream nel canale di Sicila.
Contro gli accordi si sono espressi tra gli altri Legambiente e il Fatto Quotidiano, che con Maria Rita d’Orsogna ha mostrato l’inconsistenza di alcune dichiarazioni di Crocetta sulle sue attese stra-ottimistiche di introiti da royalty.
C’è legittima preoccupazione anche per l’incompatibilità tra valorizzazione del patrimonio ambientale anche ai fini di sviluppo del turismo e attività petrolifera. Io credo che l’incompatibilità per le attività a terra, in un territorio pregiato e fragile come quello italiano, sia quasi sempre innegabile, mentre la coltivazione di idrocarburi off-shore, per esempio in Adriatico, non ha impedito lo sviluppo turistico della riviera romagnola, dalla quale è quasi sempre possibile vedere piattaforme al largo.
Certo c’è anche in mare la questione sicurezza, che si lega alla capacità dello Stato di controllare il rispetto delle regole e di investire nella capacità per fare questi controlli.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati