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Satyagraha di Natale. Il 29 dicembre delegazione radicale visiterà il carcere di Marassi
Alle ore 12.30, all’uscita dal carcere, incontro con la stampa per fare il punto sullo stato del penitenziario.
Nell’ambito del “Satyagraha di Natale con Marco Pannella”, dirigenti nazionali e locali del Partito Radicale e di Radicali Italiani stanno effettuando, nei giorni delle festività di fine anno, numerose visite negli istituti penitenziari italiani.
Il “calendario delle festività in carcere”, ha visto, in particolare, la presenza di Marco Pannella e di Rita Bernardini il 24 dicembre a Regina Coeli, a Natale a Rebibbia e prevede, nella notte del 31 dicembre, la visita assieme al vicepresidente della Camera Roberto Giachetti presso il carcere di Sollicciano a Firenze.
A Genova, l’associazione “Radicali Genova” ha organizzato una visita al carcere di Marassi per la giornata di lunedì 29 dicembre, a partire dalle ore 10. La delegazione radicale sarà composta da Deborah Cianfanelli (componente della Direzione di Radicali italiani), Marta Palazzi (segretaria dell’associazione “Radicali Genova”), Filippo Marcucci e Michele De Lucia.
Tra gli obiettivi dell’iniziativa, l’affermazione della legalità nell’amministrazione della giustizia (da anni straziata insieme alla vita di milioni di persone a causa dell’irragionevole durata dei processi penali e civili) e la rimozione delle cause strutturali che fanno delle nostre carceri luoghi di trattamenti inumani e degradanti.
Amnistia e l’indulto sono gli unici provvedimenti strutturalmente in grado, da subito, di riportare nella legalità costituzionale e sovranazionale il nostro Paese.
Invitiamo tutti i cittadini a partecipare all’iniziativa, compilando il modulo disponibile sul sito ufficiale di Radicali italiani, www.radicali.it.
Per informazioni
Marta Palazzi (Radicali Genova): 3477608578 - radicaligenova.ge@gmail.com
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Mafia Capitale. "Nei bar romani si parla napoletano". Già nel 2007 Rita Bernardini denunciò le infiltrazioni
Riproponiamo un articolo tratto dal Corriere del Mezzogiorno, a firma di Gianluca Abate, che ricorda quando, nel 2007, l'allora deputata Rita Bernardini denunciò le infiltrazioni camorristiche nei locali commerciali del centro di Roma:
"Nei bar romani si parla napoletano". L’allarme (inascoltato) della Bernardini La segretaria dei Radicali nel 2007 denunciò le infiltrazioni nei locali pubbliciNAPOLI - Quando sette anni fa la segretaria dei Radicali Rita Bernardini insinuò il dubbio di infiltrazioni camorristiche nella Capitale, fu una corsa a massacrarla. L’indignazione dei napoletani illustri armò penne che — più dell’inchiostro — trasudavano indignazione. E così politici, attori, sociologi, scrittori, sportivi e intellettuali si unirono nel denunciare com’una voce sola "l’ennesima offesa a Napoli" e "i soliti luoghi comuni". Il verdetto, ovviamente, fu unanime: "Quella parlamentare è razzista".
Quella deputata (oggi ex, per la precisione) in realtà di razzista non aveva detto nulla. Il 17 agosto 2007, un venerdì, giorno di San Giacinto, in una conferenza stampa a Montecitorio s’era semplicemente limitata a una "valutazione personale" che suonava però come un allarme. "Rilevo — disse l’allora parlamentare — che nei bar e ristoranti attorno a questi palazzi la lingua che si parla sempre di più è il napoletano. Sono ingressi recenti, e centinaia di migliaia di euro sono spesi in ristrutturazioni di locali che non sono certo mal messi. Fatevi un giro nelle vie intorno alla Camera, in via Torre Argentina o a Largo Sant’Eustachio, e vedrete che ci sono molti locali che sono stati rilevati. La cosa da cittadina mi insospettisce, perché non insospettisce anche i magistrati? Perché non si fanno indagini serie? Gli ingenti guadagni del mercato degli stupefacenti da qualche parte devono essere investiti: ho l’impressione che ci sia un riciclaggio di questi guadagni, attorno a questi palazzi".
Sette anni dopo, quei sospetti hanno trovato nel frattempo più d’una conferma. E il blitz di ieri a Napoli - condotto nell’ambito di una più vasta inchiesta sugli affari nella Capitale del clan capeggiato da Edoardo Contini - è solo l’ennesima prova. Proprio a Roma, del resto, la sera del 14 dicembre 2007 fu arrestato il capoclan, soprannominato non a caso Eduardo ‘o romano. E sempre nella Capitale, il 22 gennaio, un maxi-blitz portò al sequestro di 23 ristoranti e pizzerie tra il Pantheon, piazza Navona, via del Corso, piazza di Spagna, nel rione Monti, a Prati, in piazza Sant’Apollinare, via della Maddalena, piazza Nicosia, via Rasella. Quelle di Rita Bernardini, insomma, non erano "accuse generiche e razziste", come le definì l’allora sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino. E, forse, bene fece la radicale a non farsi convincere da Gennaro Migliore, che la invitò ad "ascoltare meno gli accenti".
Quegli accenti, infatti, sono napoletani. Parlano degli affari dei clan nel settore del food. E raccontano come in quei ristoranti, oltre a tovaglie e bicchieri, si lavino anche i soldi sporchi dei boss di casa nostra. Una Camorra Capitale che ha conquistato Roma ben prima di Carminati.
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