VIDEO | COVID-19: Pillola rossa o pillola blu ?

In tempi di stato di emergenza per la pandemia provocata dal covid-19, abbiamo accettato restrizioni importanti alle nostre libertà individuali per garantire quel “distanziamento sociale” che dovrebbe costituire un argine alla ulteriore diffusione del virus o almeno determinare un rallentamento nello svilupparsi del contagio.

Ora si prospetta qualcosa che a mio avviso può essere ancora più pericoloso per le nostre libertà: il tracciamento digitale di tutti noi attraverso un'applicazione che monitorerebbe tutti i nostri spostamenti, il nostro stato di salute, fino alla mappatura dei contatti presenti nello smartphone.

Il Regolamento Generale Europeo per la Protezione dei Dati (il famoso GDPR), all'articolo 9 ammette la possibilità di trattamento di dati così importanti laddove sussistano “motivi di sicurezza sanitaria pubblica, controllo e prevenzione di malattie trasmissibili e per la tutela di gravi minacce per la salute delle persone fisiche”.

Il pericolo, tuttavia, sta nel fatto che i suddetti dati potrebbero essere utilizzati al di fuori dello scopo per il quale essi sono stati acquisiti, la tutela della salute pubblica.

E allora si tratta di definire con precisione ed il massimo dettaglio fino a che punto beni giuridici primari come il diritto alla Privacy su dati sensibili o, come nel caso di quelli sanitari, “sensibilissimi”, possano essere compressi da esigenze di salute pubblica senza determinare violazioni dello Stato di diritto.

Orbene, a mio avviso è sul piano della proporzionalità e dell'adeguatezza che tale bilanciamento tra i beni giuridici tutelati dal nostro Ordinamento deve necessariamente essere operato; ma quali garanzie abbiamo da questo punto di vista ? Quali garanzie abbiamo sul piano della tutela dentro limiti specifici e, ribadisco, dettagliatissimi, per il trattamento di dati così importanti ?

L'alfabetizzazione in tema di privacy è scarsissima e il diritto alla protezione dei nostri dati sensibili è uno di quei diritti di cui abbiamo scarsa consapevolezza.

Infatti, abbiamo già un Grande Fratello in tasca, il nostro smartphone, senza nemmeno esserne consapevoli (Orwell col suo “1984” impallidirebbe). Facebook, Google, Amazon e gli altri colossi della rete violano nella nostra indifferenza la nostra riservatezza stando nel taschino della nostra giacca e si arricchiscono grazie allo scambio dei nostri dati.

Attraverso ciò che facciamo su queste piattaforme oppure attraverso altre app, è possibile conoscere tutto della nostra persona, dai dati biometrici a quelli biologici, dalle nostre preferenze sessuali alle nostre idee politiche.

Quanto è realmente “informato” il consenso che prestiamo quando usiamo queste tecnologie ? Quanta consapevolezza abbiamo ? E in mano a chi potrebbero finire le informazioni sulla nostra persona ?

Per queste stesse ragioni la stragrande maggioranza delle persone che utilizzeranno l'applicazione che il Governo ha dato incarico di sviluppare presteranno candidamente il loro consenso senza leggere il contenuto del consenso stesso... esattamente come oggi facciamo con qualunque altra applicazione che installiamo sui nostri smartphone.

Occorrono dunque garanzie ed occorre vigilare a partire dal tipo di provvedimento che il Governo utilizzerà per l'adozione di una così “pesante” ed invasiva applicazione. E' necessario un consenso realmente “informato”. Occorre un'Autorità garante per l'emergenza, indipendente dal Governo, che sorvegli sul corretto trattamento dei dati. Bisogna assicurare l'assoluta anonimizzazione dei nostri dati e, una volta terminato lo stato di emergenza, pretendere la cancellazione, il cosiddetto “oblio” di tutte le informazioni.

Tuttavia, la domanda fondamentale che il nostro Governo e tutti noi dovremmo porci prima di ogni altra è questa: serve davvero un'applicazione per combattere il coronavirus? Sarebbe davvero efficace ? E' davvero necessario comprimere diritti così fondamentali per un'emergenza sanitaria ? La risposta la lascio aperta, ma come in Alice nel Paese delle meraviglie e in Matrix, occorre chiedersi: covid-19, pillola rossa o pillola blu ?

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