Grillo dittatore? Ma mi faccia il piacere!

Andrò contro-corrente, come spesso mi capita peraltro, ma a mio modestissimo avviso, l'art. 49 della Costituzione ("Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale"), in primo luogo, non obbliga affatto all'utilizzo della "forma-partito" per l'organizzazione dell'iniziativa politica e per fortuna, aggiungo. Semplicemente, si limita a riconoscere la POSSIBILITA' che i cittadini utilizzino ANCHE la "forma-partito" "per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". In secondo luogo, sempre l'art. 49, la lettera dell'articolo, non impone certo ai partiti una forma statutaria che si fondi su principi democratici, autocratici o di qualsivoglia natura: l'aggettivo "democratico" è riferito al metodo, e il metodo consentito indicato, non esclusivo nè perciò escludente, è sì (ed anche), quello dei partiti, ma nulla è detto (per fortuna, ribadisco), sulla democraticità degli statuti o su qualsiasi altro elemento di natura organizzativa. L'aggettivo "democratico" è perciò riferito allle attività ESTERNE del partito, non alle forme organizzative INTERNE! Dove sta scritto che il partito politico DEBBA essere l'unica forma possibile di organizzazione della politica attraverso la quale concorrere alla politica nazionale? Da nessuna parte! Dove sta scritto che gli statuti dei partiti politici o di qualsivoglia altra forma di organizzazione politica debbano ispirarsi a principi democratici? Da nessuna parte, proprio nessuna! Meno si disciplinano le forme di organizzazione in generale e quelle politiche in particolare, meglio è!

L'attuale formulazione dell'articolo 49 della Costituzione rappresenta la risultante di un acceso dibattito avvenuto all'interno dell'Assemblea costituente. Le posizioni che si confrontarono tra i padri costituenti furono due, tra di esse alternative. La prima, capitanata dal democristiano Merlin e dal socialista Mancini, era scritta in un testo che così recitava: "I cittadini hanno diritto di organizzarsi in partiti politici che si formino con metodo democratico e rispettino la dignità e la personalità umana, secondo i principi di libertà ed uguaglianza. Le norme per tale organizzazione saranno dettate con legge particolare”. La seconda, formulata dal socialista Basso, era invece così scritta: “Tutti i cittadini hanno diritto di organizzarsi liberamente e democraticamente in partito politico, allo scopo di concorrere alla determinazione della politica del Paese. Ai partiti politici che nelle votazioni pubbliche hanno raccolto non meno di cinquecentomila voti, sono riconosciute, fino a nuove votazioni, attribuzioni di carattere costituzionale a norma di questa Costituzione, delle leggi elettorali e sulla stampa, e di altre leggi”. Orbene, mentre la prima parte della "proposta Basso" fu certo accolta senza particolari problemi, ma sicuramente riformulata nel testo attualmente vigente, che, come potete leggere, è molto diverso dalla prima versione, la seconda parte fu, invece, interamente omessa! E fu omessa nonostante fosse sostenuta da La Pira, Moro, Dossetti e... Togliatti! Voi vi chiederete: come mai questa "omissione"? Semplici motivi tecnici: dopo l'approvazione della prima parte, il Presidente, constatata l’assenza di Merlin e Mancini, rinviò la discussione a una seduta successiva da definirsi; tuttavia, fortunatamente, ribadisco, non si sentì affatto la necessità di tenere una nuova convocazione per discutere ed, eventualmente, approvare o respingere la seconda parte della "proposta Basso"! Per questa ragione, il testo che giunse all’esame dell’assemblea fu pertanto soltanto la prima parte.

Pensate che la storia finisca qui? Niente affatto! In sede assembleare, infatti, una "contro-proposta", contenuta in un emendamento a firma Mortati e Ruggiero, tentò di esplicitamente affermare il principio della obbligatorietà ed esclusività del modello partitico come forma costituzionale della organizzazione politica (il solo scrivere queste parole mi fa ribrezzo perchè confligge RADICALMENTE con il mio animo liberale), con questo testo: “Tutti i cittadini hanno diritto di riunirsi liberamente in partiti che si uniformino al metodo democratico nell’organizzazione interna e nell’azione diretta alla determinazione della politica nazionale”. Ebbene, è a questo punto che la lungimiranza, sicuramente incidentale, ma a mio avviso anche consapevolmente avvertita, dei padri costituenti, si manifestò con tutta la sua grandezza, la grandezza politica di quei legislatori costituenti: nel corso della discussione non pochi di loro sottolinearono, infatti, i rischi che una disciplina così rigida delle forme di organizzazione politica, addirittura al livello costituzionale, poteva esporre a gravi rischi di pesanti interferenze da parte della mutante e sempre mutabile maggioranza politica; in questo senso, ne avrebbe non poco risentito la salvaguardia del principio del rispetto della libertà organizzativa INTERNA dei partiti stessi! Queste furono alcune delle osservazioni palesate da comunisti, azionisti e liberali, mentre in senso favorevole intervennerò "solo" democristiani e Uomo qualunque. Fu per questa ragione che Mortati e Ruggiero ritirarono l'emendamento, ma non finisce nemmeno qui! Pensate forse che l'Assemblea non abbia votato la proposta Mortati-Ruggiero perchè da questi ritirata a fronte delle obiezioni di tantissimi? No, niente affatto! L'emendamento fu infatti ripreso e fatto proprio da Bellavista, votato dall'assemblea e... respinto! Ebbene sì, r e s p i n t o !

Dopo questa ricostruzione, necessariamente breve, di quello che fu la sorte della posizione di coloro che (magari in perfetta buona fede e senza nemmeno inizialmente rendersi troppo conto delle conseguenze che una normativa di tal genere avrebbe determinato), volevano affermare in termini perentori il principio della necessità-esclusività della "forma-partito", unitamente a quello che, con invadenza affatto liberale, voleva mettere il naso del costituente nelle forme organizzative della politica assumendone il carattere della necessaria democraticità, si può forse meglio comprendere il motivo per il quale ritengo assolutamente demagogiche e strumentali le posizioni politiche di coloro che rimproverano a Grillo la natura anti-democratica e, per ciò stesso, "pericolosa" per il destino della Res Pubblica, del Movimento 5 Stelle! Cosa direbbe Totò? Risposta facile... lo dico sempre anche io: "ma mi faccia il piacere!".

La prima domanda che, a questo punto, vi pongo è la seguente: credete forse voi che gli statuti, democraticissimi per carità, del fu PCI, della fu DC, del fu PSI, abbiano garantito il vostro diritto costituzionale a "determinare la politica nazionale" con "metodo democratico"? Sì?! Davvero?! Beh.. allora, se questo davvero ritenete, allora spiegatemi come mai la storia di questo Paese (sottolineo la "P" maiuscola, come sempre faccio e rivendico di fare), è storia di non-Stato di diritto, storia di violazioni continue, sistematiche, perenni, giurassiche della Carta costituzionale! Non è Roberto Mancuso che lo scrive, purtroppo, ma lo hanno scritto, lo scrivono, da decenni, le giurisdizioni sovrannazionali che condannano l'Italia per il mancato rispetto dello Stato di diritto!

Altra domanda: credete davvero che meccanismi interni di c.d. "garanzia" (ad esempio, quello "classico", il più "classico dei classici" direbbe il buon Fantozzi, dei c.d. probiviri o quello delle tanto osannate "primarie-farsa" o ancora il voto per delega ai congressi o, ancora, i "partiti delle tessere"), davvero siano strumenti, norme, regole concepiti per "garantire" o, piuttosto, escamotage-foglie-di-fico per "controllare" e annientare i dissensi o chi non la pensa in modo conforme alla dirigenza?

In conclusione, preferisco centomilavolte cento la c.d. (perchè così è detta, dai media servi del regime, ma non è detto che sia), "dittatura Grillo", alla c.d. (perchè così è detta, dai partitocrati del regime, ma non è detto che sia), "democrazia interna" del P.D. e dintorni! Perchè? Semplice: la c.d."dittatura Grillo" è viva, è fermento, è aperta, è tanto visibile, riconoscibile quanto vulnerabile; la c.d."democrazia interna" (o presunta tale), dei sottoscala partitocratici è, al contrario, apparato, burocrazia, tumore, peste, malattia, da estirpare! Come? Con il rispetto della Costituzione e la nonviolenza, semplice! Da dove cominciare? Non certo dalla lettura demagogica dell'art. 49, ma... tenetevi forte... dal processo per associazione a delinquere di stampo partitocratico di tutti quei partiti e partitocrati che in 60, dico sessanta, anni hanno sistematicamente, deliberatamente, vergognosamente, violato ALTRE norme della nostra Costituzione che, al contrario dell'articolo 49, affermano diritti, reali e concreti: dove lo mettiamo l'art. 75 della Costituzione? Perchè nessuno parla delle violazioni degli esiti di tutti i voti referendari espressi da parte del popolo italiano? Nel 1993 era stato o no abolito il finanziamento pubblico ai partiti? Perchè ne discutiamo ancora? Perchè lo hanno ripetutamente e senza alcun pudore e dignità reintrodotto sotto forma mascherata? Prima il 4 per mille (ve lo ricordate il meccanismo?), poi i c.d. "rimborsi elettorali", perchè non concepiscono una politica "altra", finanziata dai cittadini, auto-finanziata?! Perchè hanno bisogno, necessità come se fosse ossigeno, dei miliardi di euro dell'erario che ogni anno ricevono? Hanno forse clientele e privilegi da mantenere e foraggiare? Era stato o no cambiato con referedum abrogativo il sistema elettorale in senso maggioritario? Chi ce lo ha sfornato il "Porcellum"? Chi ha saccheggiato i fondi dell'erario per alimentare le proprie prebende e raccomandazioni?  Chi ha ingurgitato il futuro delle prossime dieci generazioni di italiani? Chi lo ha svenduto il futuro dei vostri figli e nipoti? Beppe Grillo? Ribadisco: "ma mi faccia il piacere!".