Politica
Dal 16 al 18 Aprile visite ispettive nelle carceri marchigiane
Dal prossimo sabato 16 aprile fino al 18 si effettueranno delle visite ispettive presso gli istituti penitenziari marchigiani. Con l'autorizzazione del Ministero della Giustizia- DAP (Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria), Alexandre Rossi, Radicali Italiani, guiderà una delegazione dell'Associazione locale A2O-Altra Ancona Ora- che lo accompagnerà a visitare sei carceri marchigiane su sette. Tale delegazione è composta da Simone Papalini, Presidente A2O, Matteo Bilei, già candidato sindaco di Ancona nel 2013 per la lista civica A2O, Matteo Pignocchi, Lucia Pauri, Roberta Battinelli ed Antonio Astolfi. A guidare le visite ispettive, Alexandre Rossi, in qualitá di membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani.
Questo è il programma delle visite ispettive con gli orari di ingresso, i partecipanti e le carceri da ispezionare:
- 16/04/2016 dalle 10.00 alle 13.00 - Alexandre Rossi, Matteo Bilei, Simone Papalini, Matteo Pignocchi - Montacuto (AN)
- 16/04/2016 dalle 17.00 alle 19.00 - Alexandre Rossi, Matteo Bilei, Simone Papalini, Lucia Pauri - Barcaglione (AN)
- 17/04/2016 dalle 10.30 alle 12.00 - Alexandre Rossi, Roberta Battinelli, Antonio Astolfi - Camerino (MC)
- 17/04/2016 dalle 17.00 alle 19.00 - Alexandre Rossi, Simone Papalini, Roberta Battinelli, Antonio Astolfi - Fermo (AP)
- 18/04/2016 dalle 10.00 alle 13.00 - Alexandre Rossi, Simone Papalini,Antonio Astolfi - Fossombrone (PU)
- 18/04/2016 dalle 16.00 alle 19.00 - Alexandre Rossi, Simone Papalini, Antonio Astolfi - Pesaro (PU)
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Intervista a Rino Formica su Renzi e sull'affaire Guidi
Intervista a Rino Formica su Renzi e l'affaire Guidi
Elezioni amministrative: Silvio Viale candidato a Torino nella lista del Pd
Mercoledì 13 aprile dalle ore 19 si terrà l'inaugurazione del Comitato elettorale di Silvio Viale - candidatoradicale nella lista del Partito Democratico alle prossime elezioni comunali di Torino del 5 giugno - presso la nostra sede torinese in Via San Dalmazzo 9/bis/b (a pochi metri da via Garibaldi e da Piazza Arbarello).
Vi invitiamo a partecipare a questo evento durante il quale inizieremo a raccogliere spunti e idee per riuscire di nuovo nell'impresa di portare nella Sala Rossa un vento di laicità e di libertà.
Silvio Viale, in questi 5 anni, ha rappresentato nell’Aula del Consiglio un baluardo per i diritti e per la ragionevolezza.
Da lui è partito l'impulso per l'approvazione dello Ius Soli.
Da lui sono scaturite le posizioni antiproibizioniste sulla cannabis fatte proprie dal consiglio comunale.
Da lui è partita la battaglia per scongiurare la vergogna di avere l'Arabia Saudita ospite d'onore del Salone Internazionale del libro.
È merito suo se Torino non si è fatta trascinare dall'onda populista delle polemiche sullo smog rimanendo gli unici che, optando per provvedimenti seri e strutturali, possono gradualmente migliorare la situazione.
Sempre sua la miccia che ha acceso il dibattito sulla Città metropolitana di Torino, che ora è una realtà e che rappresenta una grande opportunità per il futuro se sapremo governarla come si deve. A questo proposito, abbiamo già elaborato alcune proposte di iniziative. Insieme a noi propone da anni la progettazione dellaseconda linea della metropolitana, un volano di sviluppo per Torino nord.
Si è battuto per tenere per la prima volta referendum consultivi a Torino, senza riuscire purtroppo a ottenere la maggioranza dei consensi nell'Aula.
Le sue interrogazioni e i suoi interventi hanno dato l'impulso alla Giunta Fassino per verificare gli adempimenti delle Società partecipate riguardo al rispetto delle norme sulla trasparenza e per introdurre nuove procedure per le nomine, collegate alle competenze e non alle sole appartenenze politiche o di corrente.
Silvio Viale è stato il megafono all’interno del Consiglio per le tante sollecitazioni giunte dalla cittadinanza attraverso le proposte di iniziativa popolare, che altrimenti avrebbero spesso rischiato di rimanere inascoltate; citiamo, fra tutte, l'introduzione del referendum propositivo nello Statuto della Città.
Si è fatto promotore delle iniziative per estendere alla Città metropolitana di Torino il registro dei Testamenti Biologici e per togliere qualsiasi simbolo religioso dall’Aula nella quale tutti i cittadini torinesi sono rappresentati; battaglie che devono essere riprese nella prossima consiliatura e che sappiamo essere priorità solo radicali.
Un uomo dalla parte delle donne, nell'aula consiliare e nella vita lavorativa. È Silvio Viale che ha conquistato la legalizzazione della RU486 (aborto farmacologico), alla quale possono accedere ora decine di migliaia di donne. È Silvio Viale che alcune settimane fa ha conquistato l'abolizione della ricetta obbligatoria per le maggiorenni sulla contraccezione d'emergenza (la cosiddetta pillola ‘del giorno dopo’).
Silvio Viale è stato una sponda fondamentale per tutte le nostre iniziative laiche, liberali e libertarie. È la dimostrazione di quanto si possa incidere sia su tematiche generali che su tematiche locali, stando dentro le Istituzioni con la voglia di cambiare le cose per davvero, non solo a parole.
Per tutte le sue attività in Consiglio comunale è stato selezionato - tra gli eletti liberal-democratici nelle amministrazioni locali in Europa - tra i finalisti del Premio Europeo "Leader", organizzato dall'Alde (Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa) a Bruxelles.
Non nascondiamo la nostra delusione rispetto al centro-sinistra torinese, incapace di riformarsi come dovrebbe, ma diamo atto al Partito Democratico di avere avuto di nuovo il coraggio di candidare un uomo fuori dagli schemi e dalle dinamiche interne, che rappresenta - ne siamo certi - un valore aggiunto per questa Città e per questa Regione e anche per lo stesso Pd.
La lotta - come sempre - sarà all'ultima preferenza. Per questo, da subito, lanciamo il Comitato di sostegno a Silvio Viale e chiediamo di mobilitarvi e di contribuire alla sua compagna elettorale, facendola diventare anche un po' vostra.
Infine, come radicali dell’Associazione Aglietta sosteniamo, a Torino, la candidatura di Silvio Viale nel Pd, ma ricordiamo che il voto sul Sindaco può essere disgiunto. Inoltre, rammentiamo che è possibile (non obbligatorio!) dare fino a due preferenze: votando Viale la seconda preferenza deve andare a una donna. Del resto…un uomo dalla parte delle donne!
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L'Italia in crisi
Perché sì al referendum, perché no all'astensione
Pubblichiamo le considerazioni sviluppate nella ultima direzione di Radicali Italiani da Michele Governatori, membro della stessa direzione, che ci portano a dire, dopo un'analisi nel merito del referendum e, più in generale, del metodo referendario: perché sì a questo referendum, perché no all'astensione.
Il quesito del referendum del 17 aprile 2016 cosiddetto sulle “trivelle” non ha la portata in termini di strategia energetica e ambientale che molti sostenitori del sì o dell’astensione gli attribuiscono. Tuttavia il quesito è rilevante soprattutto in termini di gestione e controllo pubblico di alcune concessioni gasiere e petrolifere. Riteniamo che sia corretto partecipare alla consultazione per garantire il raggiungimento del quorum e la sua validità, e portiamo qui di seguito elementi utili per farsi un’idea sul merito.
Le concessioni all'attività di sfruttamento degli idrocarburi/p>
In Italia le concessioni per estrarre idrocarburi le dà un’unità del ministero per lo Sviluppo Economico. La norma principale che le regola è del ’91 ed è stata modificata varie volte, tra cui con lo “Sbloccaitalia” del 2014 e con la legge di Stabilità 2016 (al comma 239).
Le concessioni hanno di norma una durata di 30 anni prorogabile più volte attraverso apposita istanza, e prevedono impegni anche di ripristino ambientale a fine concessione stabiliti dal Mise caso per caso, all'interno di norme generali.
Recentemente il divieto di nuove concessioni in mare in aree protette è stato esteso a tutta la zona entro le 12 miglia dalla costa, con l'eccezione delle concessioni in corso. Questa eccezione, per com'è scritta nella Stabilità 2016, introduce anche, secondo l'Ufficio centrale del referendum, una proroga automatica delle concessioni a cui si applica. (La norma però è scritta in modo sibillino e si presta a interpretazioni anche molto diverse).
Vari quesiti cosiddetti sulle trivelle erano stati presentati prima della legge di Stabilità, che li ha resi secondo l’ufficio centrale del Referendum e la Corte Costituzionale superati tranne quello per cui si vota il 17 aprile.
Cosa succede se vince il sì
Secondo l'Ufficio centrale del referendum la vittoria del sì comporterebbe due effetti:
1. la cancellazione dell’esenzione per le concessioni già rilasciate del divieto di attività entro le 12 miglia
2. la cancellazione della proroga automatica delle concessioni.
Dunque se passa il sì i giacimenti in mare entro le 12 miglia potranno essere coltivati solo fino alla scadenza della concessione in corso.
E poi?
- Si lascerebbero il gas (in gran parte dei casi) e il petrolio dei giacimenti sotto costa inutilizzati a fine concessioni? Sì.
- Si tratta di tanto gas? No: una volta scadute tutte le concessioni sotto costa perderemmo una produzione che oggi vale meno del 3% del fabbisogno nazionale (e che a fine licenze sarà ulteriormente scemata).
- Il sì aumenterebbe le navi per far arrivare da fuori il gas e il petrolio? No, checché ne dicano in molti: il gas è oggi di norma più economico importarlo via metanodotti, dove c’è un sacco di capacità disponibile. Riguardo al petrolio e ai suoi prodotti, non solo l’importazione ma anche l’esportazione e i transiti di semilavorati alimentano il traffico via nave. Per esempio il progetto petrolifero lucano gigante di Tempa Rossa prevede elevato traffico navale in uscita dai depositi portuali di Taranto (dove arriverebbe via oleodotto).
- Importare di più ci farebbe pagare un prezzo più alto per gas e petrolio? No, salvo la componente del costo di trasporto. Il prezzo del gas e del petrolio in sé sono quelli dei mercati internazionali e non dipendono dalla loro origine. Ci sarebbe però un effetto negativo sulla bilancia commerciale nazionale. (Impropriamente molti chiamano "bolletta energetica" il valore delle importazioni nazionali di energia. Essa non corrisponde alla spesa per l'energia dei consumatori, che include gli oneri per l'energia non importata).
- È irrazionale bloccare la produzione di giacimenti già sviluppati? Sì, decisamente. A peggiorare le cose c'è che, una volta chiusi i pozzi attivi a fine concessione, lo sfruttamento delle risorse residue del giacimento richiede nuovi pozzi (e quindi: trivelle).
- Il prolungamento "a vita" delle concessioni previsto con la Stabilità è preoccupante? Sì, perché lede il principio generale (normato) della determinatezza della loro durata e riduce le possibilità del Governo di porre nuove condizioni ai concessionari al momento dei rinnovi, e di valutare l'opportunità stessa dei rinnovi.
- In generale, ha senso in termini di patrimonio nazionale accelerare l’estrazione di idrocarburi? Ai prezzi molto bassi attuali no. Probabile che queste stesse risorse, che finché sono sotto terra sono un patrimonio pubblico, varranno di più in futuro. Comprese le royalty, che in Italia già sono piuttosto basse in termini di aliquota e il cui gettito è proporzionale al prezzo dell’idrocarburo. (È irrazionale che il bilancio dello Stato non includa un vero patrimoniale delle risorse ambientali da approvare con le sue variazioni ogni anno dal Parlamento con la legge di bilancio).
E ancora più in generale: ci conviene puntare a uno sviluppo basato su petrolio e gas? Se la risposta per Radicali Italiani è no, non è automatico che convenga votare sì a questo quesito, dipende da cosa ci aspettiamo in termini di conseguenze.
Una possibile conclusione
Crediamo che una ragione solida per il sì sia contrastare la durata "a vita" delle concessioni (punto 1 sopra, peraltro controverso). Crediamo anche che una vittoria del sì sarebbe compatibile con una successiva modifica alle norme che permetta l’estrazione delle risorse dai giacimenti già sviluppati. Cioè che riqualifichi l'eccezione al divieto delle 12 miglia ormai consolidato, ma in modo più restrittivo, con maggiori tutele, tempi certi per le bonifiche e non certo concessioni ad libitum.
In ogni caso crediamo che la scelta astensionista sia una scelta sbagliata, che non aiuta l'istituto referendario e il dibattito pubblico, che andrebbe promosso e non boicottato come avviene da parte dello stesse istituzioni che la Costituzione chiama a garanti.
Altri riferimenti:
- Scheda ricorso al Tar ed espospsto
- Anagrafe di concessioni, giacimenti, piattaforme e pozzi di petrolio e gas in Italia (UNMIG - Ministero dello Sviluppo Economico):http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/pozzi/pozzi.asp
- Dati di produzione oil e gas off shore entro le dodici miglia (di Dario Faccini per Aspo): http://aspoitalia.wordpress.com/2016/03/07/le-bufale-sul-referendum-del-17-aprile/
- Sentenza 17/2016 della Corte Costituzionale che sancisce l’ammissibilità del quesito come riformulato dall’Ufficio centrale per il Referendum della Corte di Cassazione:
http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2016&numero=17
Comitato Nazionale di Radicali Italiani: approvata la mozione generale
Il Comitato Nazionale di Radicali Italiani, riunito a Roma dall’8 al 10 aprile 2016,
invia un affettuoso abbraccio a Marco Pannella, che sta vivendo questa fase difficile con straordinaria unicità trasmettendo alla politica italiana, al Paese e a tutti noi la sua forza morale, politica e umana.
Rileva che il Governo Renzi, sulle questioni di democrazia, non è differente dai governi che l’hanno preceduto quanto a mancanza di tutela dei diritti civili e politici dei cittadini e violazione dei diritti umani garantiti dal diritto internazionale. Ritiene per questo prioritario il contributo di dialogo e, se necessario, di scontro, che il Movimento potrà dare rispetto all’urgenza di una inversione di tendenza.
In relazione al “referendum trivelle”, ad esempio, il Governo ha posto in essere con atti e dichiarazioni dei suoi massimi esponenti l’ennesimo tentativo di vanificare i diritti dei cittadini, a partire da quello alla conoscenza, e un’ulteriore tappa nell’erosione dell’istituto referendario. La riduzione degli spazi di informazione messa in atto fissando la data del voto alla prima domenica utile, i pubblici inviti a non andare alle urne, l’utilizzo di fondi pubblici per determinare il fallimento del quorum, la vera e propria dichiarazione di falso sulla presunta impossibilità di accorpare il referendum al voto amministrativo sono tutti atti che, letti nel loro complesso, configurano una violazione del dovere di neutralità imposto dagli standard democratici internazionali e la concretizzazione di una strategia astensionista che accomuna il Presidente del Consiglio Matteo Renzi a quanti, prima di lui, si sono adoperati per precludere ai cittadini il diritto di partecipare alla vita politica del Paese. Il Comitato, pertanto, saluta positivamente il ricorso presentato al TAR per chiedere l’annullamento del decreto di indizione del referendum popolare che ha convocato gli elettori per la data del 17 aprile, dichiarandosi altresì favorevole, in caso di esito negativo, a portare l’Italia in giudizio davanti al Comitato diritti umani dell’ONU per la violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici anche rispetto alla persistenza del quorum nella Costituzione.
Il Comitato invita pertanto i cittadini italiani a recarsi al voto del 17 aprile, quale occasione di difesa del diritto dei cittadini a partecipare alla vita pubblica attraverso gli strumenti di democrazia diretta.
Indica altresì il voto favorevole quale opportunità per affermare una visione di strategia economico-ambientale per l’Italia che esca dalla centralità dei combustibili fossili e affronti in maniera strutturale le nuove priorità ecologiche, affermando altresì la necessità dell’uscita dello Stato dalla proprietà di aziende pubbliche come ENI.
Il Comitato, inoltre, evidenzia come la normativa italiana oggetto del quesito referendario sulle cd “Trivelle” del 17 aprile 2016, appaia contraria alla direttiva europea 1994/22/CE (recepita dall’Italia con D.Lgs. 25 novembre 1996, n. 625) nella parte in cui prevede che “i titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento” senza prevedere limiti concreti alla durata della concessione statale. Conseguentemente il comitato dà mandato agli organi dirigenti di segnalare alla Commissione europea la possibile violazione riportata.
Con riferimento al referendum costituzionale sulla cosiddetta “Riforma Boschi”, il Comitato ringrazia il professor Fulco Lanchester per la sua approfondita relazione, facendo propria in particolare l’analisi circa l’evidente compressione della libertà di voto nel caso si tenesse un referendum che non consenta al cittadino di discernere rispetto alle diverse modifiche contenute nella legge di revisione costituzionale. Ritenendo che la logica del plebiscito, pro o contro Renzi, neghi alla radice la possibilità che il referendum sia un esercizio democratico, auspica la presentazione di due referendum parziali -uno sulla revisione dell’articolo 75 della Costituzione e uno sulla revisione dell’art 57, relativo alla composizione e l’elezione del Senato - ed eventualmente di un referendum per parti separate, nonché la costituzione di Comitati per la libertà di voto finalizzati a raccogliere le firme necessarie, tra i parlamentari, i cittadini e i Consigli regionali.
Consapevole degli ostacoli arbitrari, discriminatori e irragionevoli che la legge 352 del 1970 pone per la raccolta firme e per l’intera procedura referendaria, il Comitato invita gli organi dirigenti ad affiancare alle iniziative per garantire la libertà di voto in occasione del referendum costituzionale anche un’azione volta all’approvazione del Referendum Act, con particolare urgenza rispetto alle procedure di raccolta firme e alla disciplina dell’informazione radiotelevisiva.
Il Comitato, richiamandosi all’analisi e agli obiettivi individuati nella mozione generale del XIV congresso e sviluppati in occasione del seminario di Napoli “Per gli stati generali delle città e del federalismo”, consapevole di quanto anche un solo radicale nelle istituzioni possa fare la differenza, sostiene l’iniziativa politica ed elettorale di presentazione delle liste “radicali, federalisti, laici ecologisti” a Roma, a Milano e auspicabilmente in altre città italiane, e ne raccomanda il supporto finanziario da parte del Movimento.
Il Comitato saluta l’intervento di Roberto Giachetti, candidato sindaco a Roma, e la risposta positiva su molti dei punti al centro dell’analisi e dell’azione politica radicale nella Capitale, e ribadisce che l’apporto politico radicale è essenziale per convincere i cittadini romani garantendo una discontinuità netta con i meccanismi clientelari e di potere che hanno caratterizzato gli ultimi decenni dell’amministrazione cittadina.
Il Comitato prende atto della contrarietà del candidato Giachetti rispetto alla convocazione della consultazione referendaria sulle Olimpiadi del 2024 a Roma: anche per questo rileva la necessità, non appena i garanti avranno dato risposta sull’ammissione dei quesiti, di dare forza alla mobilitazione di raccolta firme, anche con altre forze politiche e associative. A tale proposito, osserva che un eventuale rigetto della proposta referendaria, depositata poco meno di un mese fa, da parte della Commissione per i referendum di Roma Capitale potrebbe configurare un ulteriore attentato ai diritti civili e politici dei cittadini romani.
Denuncia la violazione dei diritti civili e politici dei cittadini milanesi ai quali ê stata negata la possibilità di sottoscrivere i 4 quesiti referendari vincolanti per la conversione ecologica e sociale degli investimenti del Comune di Milano. Sostiene il tentativo di fare delle elezioni comunali a Milano -attraverso la presentazione di liste radicali federaliste laiche ecologiste con Cappato candidato sindaco- occasione per proseguire le lotte di affermazione del diritto e della democrazia che hanno portato, tra le altre cose, alle condanne di Roberto Formigoni nei confronti di Pannella-Lipparini-Cappato, all'annullamento delle elezioni regionali del 2010, al pagamento delle multe per le affissioni abusive e all'affermazione per i cittadini milanesi del diritto a conoscere informazioni fino ad oggi occultate nell'esercizio del potere politico e amministrativo.
Il Comitato sottolinea come, dal quadro complessivo delle azioni dell'UE attuate finora in merito alla gestione dei flussi migratori, emerga una sconfitta per i diritti universalmente riconosciuti e un pesante indebolimento del diritto d’asilo in Europa: da ultimo, l’accordo scellerato e difficilmente attuabile con la Turchia, con cui l'Europa ha subappaltato la gestione delle frontiere esterne e il diritto d'asilo a un “paese terzo non sicuro”, puntando sul respingimento collettivo dei cd. migranti economici e la riammissione dei richiedenti asilo siriani. Non si rinviene così alcuna intenzione di riformare il regolamento di Dublino e si nega ogni dimensione europea della procedura d’asilo.
E’ necessario e sempre più urgente, invece, promuovere da un lato, vie legali e sicure per i richiedenti asilo con programmi di reinsediamento e ammissione umanitaria in Europa; dall’altro, per quanto riguarda l’Italia, intervenire in modo efficace e realistico sulla regolamentazione degli ingressi degli stranieri introducendo canali legali e più flessibili, legati alle reali esigenze del Paese.
Il Comitato impegna il movimento a porre come prioritaria l’iniziativa di raccolta firme a sostegno della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis, che partirà il prossimo 20 aprile, iniziativa promossa da Radicali Italiani insieme all’Associazione Luca Coscioni, che vede l’appoggio delle principali realtà antiproibizionistiche italiane.
Il Comitato invita inoltre le associazioni e tutti gli iscritti a profondere il massimo sforzo possibile di diffusione tra i propri contatti, in Italia e in Europa, affinché la petizione sulle droghe rivolta al parlamento europeo possa ottenere il più alto numero di firme entro il 18 aprile, data in cui verrà depositata in vista della Sessione Speciale sulle Droghe della Assemblea Generale dell’ONU.
Il Comitato segnala come l’Italia a seguito delle condanne della Corte di giustizia dell’Unione europea - ai sensi dell’art. 260 del TFUE - abbia pagato sanzioni pecuniarie per l’ammontare di € 250.185.000,00 per questo dà mandato agli organi dirigenti di Radicali Italiani di depositare la già predisposta denuncia alla Corte dei conti al fine di contestare l’evidente danno erariale.
Il Comitato impegna il movimento a promuovere un appello ai deputati della Repubblica perché si ponga in discussione la PdL di riforma complessiva dell’attività venatoria elaborata da Radicali Italiani e promossa con la campagna “Scacciamoli”.
Il Comitato, auspica che l’assemblea informale degli iscritti del PRNTT del l 23-24 aprile sia occasione per affermare l’indifferibile necessità di convocazione del Congresso del Partito di cui Radicali Italiani è soggetto costituente.
La mozione è stata approvata con 15 favorevoli, 7 contrari e 5 astenuti
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Convocazione Comitato nazionale 8-10 aprile
Care compagne e cari compagni,
venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 aprile 2016 si terrà la seconda riunione del Comitato nazionale di Radicali Italiani dopo il XIV Congresso del Movimento. I lavori si svolgeranno presso la sede in via di Torre Argentina 76, a Roma.
Proposta di ordine dei lavori
venerdì 8 aprile 2016
- 16:00 Apertura dei lavori
- Approvazione dell'ordine dei lavori
- Relazione del Segretario, Riccardo Magi
- Relazione del Tesoriere, Valerio Federico
- Avvio del dibattito generale
- 21:00 Chiusura dei lavori
sabato 9 aprile
- 9:30 - 13:30 Dibattito generale
- 13:30 - 15:00 Interruzione per il pranzo
- 15.00 - 20:00 Dibattito generale
- [a seguire, riunione della Direzione]
domenica 10 aprile
- 9:00 Dibattito generale
- [11:00 Termine per la presentazione dei documenti]
- [12:00 Termine per la presentazione degli emendamenti]
- Prosecuzione del dibattito generale, eventuali repliche del Segretario e del Tesoriere
- 13.30 dibattito e votazione sui documenti depositati
Statuto di Radicali Italiani
Regolamento del Comitato nazionale di Radicali Italiani
www.radicali.it/regolamento-comitato-nazionale
La mozione generale approvata dal XIV Congresso di Radicali Italiani
http://www.radicali.it/mozione-generale-2016
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Trivelle, radicali: così il governo boicotta il referendum, ora si accorpi con amministrative per tutelare diritti. Presentati ricorso a Tar e denuncia a Procura
Rinviare il voto sul "referendum trivelle" e accorparlo con le prossime elezioni amministrative, così da garantire i diritti dei cittadini, a partire da quello all'informazione, che sono stati compromessi dalla "strategia astensionista" messa in atto dal governo per sabotare il quorum. E' l'obiettivo del ricorso presentato al Tar da Radicali Italiani, per chiedere l’annullamento del Decreto di indizione del referendum popolare che ha convocato gli elettori per la data del 17 aprile.
A firmarlo, il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, il presidente Marco Cappato, il tesoriere Valerio Federico e - in qualità di cittadini elettori - la deputata Mara Mucci, iscritta a Radicali Italiani, e Mario Staderini, già autore del ricorso all'Onu contro l'Italia per violazione diritti politici in materia referendaria, i quali hanno illustrato le ragioni dell'iniziativa in una conferenza stampa tenuta oggi a Roma nella sede radicale di via di Torre Argentina.
Il ricorso sarà discusso il prossimo 13 aprile dal Tar del Lazio, che potrebbe annullare l’indizione delle elezioni. La decisione sarà poi impugnata al Consiglio di Stato prima del 17 aprile. In caso di eventuale esito negativo, i radicali fanno già sapere che l’Italia sarà portata in giudizio davanti al Comitato diritti umani dell’ONU per violazione del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
"Attraverso dichiarazioni e atti di governo - ha spiegato il segretario Riccardo Magi - l'esecutivo ha tentato di boicottare il referendum, violando il dovere di neutralità a cui è tenuto secondo norme e standard democratici di diritto internazionale. Indicando la data del 17 aprile, cioè la prima domenica utile, ha fortemente limitato gli spazi di informazione. Sostenendo poi che la legge non consentirebbe di accorpare il referendum al voto amministrativo, il governo ha dichiarato il falso e ha deciso quindi di usare i 300 milioni di euro del referendum per farlo fallire. Una vera e propria strategia astensionista - prosegue il segretario di Radicali Italiani - rivendicata dal governo con pubblici inviti a non andare alle urne. Per questo abbiamo affiancato al ricorso al Tar una denuncia alla procura della Repubblica per verificare l'ipotesi di reato di induzione all'astensione. Non si tratta certo di giustizialismo, ma di un'iniziativa per fare chiarezza a tutela dei diritti dei cittadini: o si supera il quorum per legge, come avvenuto in molte altre democrazie occidentali e come Renzi non fa nella riforma costituzionale, oppure valgono le norme che impongono al Governo il dovere di essere neutrale e non indurre all’astensione. E' una questione di Stato di diritto e di democrazia", ha concluso il segretario di Radicali Italiani.
Ad attaccare sul tema dell'informazione anche la deputata Mara Mucci: "Convocando il referendum in una data così prossima - a spiegato la deputata Mara Mucci - il Governo ha volutamente negato un'informazione corretta per i cittadini, riducendo così le possibilità di partecipazione al voto e dunque condizionando l'esito del referendum. Un comportamento grave, perché l'informazione è un elemento fondamentale del principio stesso della democrazia diretta. Si sarebbe potuto informare in anticipo Agcom e Commissione di Vigilanza Rai, per fissare al meglio la data di convocazione al voto. La scelta del 17 aprile invece lede i diritti di ogni singolo elettore, oltre che delle forze politiche e dei comitati che si impegnano nelle consultazioni".
"Renzi non è certo l'inventore del riflesso antireferendario del potere italiano", precisa il presidente di Radicali Italiani, Marco Cappato, "tanti di coloro che gli rinfacciano la strategia astensionista, anche tra i promotori del referendum del 17 aprile, hanno operato da boicottatori della Costituzione nel corso dei 40anni di storia referendaria radicale. Il fatto che Renzi sia arrivato buon ultimo non è però certo una esimente rispetto alla gravità della sua opera di ulteriore demolizione della seconda scheda che la Costituzione affida ai cittadini", conclude Cappato.
Secondo Mario Staderini, già autore del ricorso all'Onu contro l'Italia per violazione diritti politici in materia referendaria, "Non è più tollerabile che prosegua la storica negazione del diritto degli italiani di partecipare alla vita del Paese attraverso gli strumenti di democrazia diretta. Nei prossimi mesi l'Italia sarà giudicata dal Comitato diritti umani dell'Onu per le violazioni avvenute in occasione dei referendum del 2013, ora rischia una nuova condanna. Se davvero si vuole essere, almeno sulle questioni di democrazia, un governo diverso dai precedenti, basterebbe adottare un Referendum Act che ponga fine a tutti quegli ostacoli e sabotaggi che si ripetono da decenni".
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Caso Bagnoli: referendum per decidere
La cabina di regia che si terrà oggi in prefettura, annunciata come decisiva per il futuro di Bagnoli, ripresenta in realtà uno schema già visto. Nel chiuso di una stanza il presidente del consiglio incontrerà il commissario Nastasi e le autorità locali per pianificare in merito alle nuove bonifiche e alla riqualificazione dell’area. Si fanno anche i nomi di grossi investitori americani: Apple, Cisco, si arriva a pensare ai giganti Google e Amazon. Bene che finalmente il governo si interessi di Napoli, che voglia scommettere su Bagnoli per un suo rilancio. Male però che lo faccia attraverso un metodo vecchissimo, statalista e partitocratico, dove si esclude completamente il piano locale nelle scelte di governo del territorio. Ancora una volta si sceglie la strada del commissariamento, gestione centralizzata che nella storia ha favorito più la corruzione che il buongoverno. Per quanto tesi siano i rapporti con l’amministrazione comunale di Luigi De Magistris, egli resta la figura istituzionale democraticamente eletta che di certo non può essere esclusa dalle scelte strategiche di rilancio urbano che si vanno delineando. Senza coinvolgere il locale, i grandi progetti decisi a tavolino da burocrati romani (o forse con accento toscano, diremmo oggi) promettono solo insuccessi, mentre il rischio corruzione aumenta. E per coinvolgere il locale, lo strumento del referendum è il metodo giusto per favorire trasparenza ed efficacia, rendendo partecipi i cittadini del dibattito economico e amministrativo, informandoli sulla qualità delle proposte in campo e dando loro la possibilità di scegliere.
Sarebbe allora il caso che l’attuale Sindaco passasse dalle parole ai fatti, e invece di limitarsi a criticare un governo che gli sottrae margini di manovra, adottasse la proposta di un referendum su Bagnoli come alternativa al metodo di gestione che ci viene propinato. Lo strumento del referendum consultivo è già possibile a normativa vigente, seppure le regole per attivarlo siano assolutamente proibitive, dalla soglia esorbitante di firme da raccogliere, alla pratica obsoleta dell’obbligo di autenticatori, che rende di fatto il referendum un’arma disponibile per le sole forze politiche che dispongono di grossi apparati o di qualche amicizia tra i dipendenti comunali, forze politiche tra le quali certamente non figurano i Radicali. Un Sindaco, invece, avrebbe probabilmente la forza di attivare quest’arma. O meglio ancora, come gli chiediamo noi Radicali senza finora aver ottenuto risposta, potrebbe riformare gli strumenti di democrazia diretta dando un valore vincolante al referendum, nella prospettiva che, a partire dalla questione Bagnoli, la parola data ai cittadini possa avere un peso veramente decisivo per le scelte cruciali sul futuro della città. Il metodo democratico e referendario come alternativa al centralismo dirigista è una strada ancora percorribile, serve solo la volontà politica di farlo.
Associazione "Per La Grande Napoli" - Radicali Italiani
Lorenzo Mineo, segretario
Luigi Mazzotta, presidente
Rosario Scognamiglio, tesoriere
Giuseppe Alterio, Direzione di Radicali Italiani
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Perché sì al referendum, perché no all'astensione
Pubblichiamo le considerazioni sviluppate nella ultima direzione di Radicali Italiani da Michele Governatori, membro della stessa direzione, che ci portano a dire, dopo un'analisi nel merito del referendum e, più in generale, del metodo referendario: perché sì a questo referendum, perché no all'astensione.
Il quesito del referendum del 17 aprile 2016 cosiddetto sulle “trivelle” non ha la portata in termini di strategia energetica e ambientale che molti sostenitori del sì o dell’astensione gli attribuiscono. Tuttavia il quesito è rilevante soprattutto in termini di gestione e controllo pubblico di alcune concessioni gasiere e petrolifere. Riteniamo che sia corretto partecipare alla consultazione per garantire il raggiungimento del quorum e la sua validità, e portiamo qui di seguito elementi utili per farsi un’idea sul merito.
Le concessioni all'attività di sfruttamento degli idrocarburi.
In Italia le concessioni per estrarre idrocarburi le dà un’unità del ministero per lo Sviluppo Economico. La norma principale che le regola è del ’91 ed è stata modificata varie volte, tra cui con lo “Sbloccaitalia” del 2014 e con la legge di Stabilità 2016 (al comma 239).
Le concessioni hanno di norma una durata di 30 anni prorogabile più volte attraverso apposita istanza, e prevedono impegni anche di ripristino ambientale a fine concessione stabiliti dal Mise caso per caso, all'interno di norme generali.
Recentemente il divieto di nuove concessioni in mare in aree protette è stato esteso a tutta la zona entro le 12 miglia dalla costa, con l'eccezione delle concessioni in corso. Questa eccezione, per com'è scritta nella Stabilità 2016, introduce anche, secondo l'Ufficio centrale del referendum, una proroga automatica delle concessioni a cui si applica. (La norma però è scritta in modo sibillino e si presta a interpretazioni anche molto diverse).
Vari quesiti cosiddetti sulle trivelle erano stati presentati prima della legge di Stabilità, che li ha resi secondo l’ufficio centrale del Referendum e la Corte Costituzionale superati tranne quello per cui si vota il 17 aprile.
Cosa succede se vince il sì
Secondo l'Ufficio centrale del referendum la vittoria del sì comporterebbe due effetti:
1. la cancellazione dell’esenzione per le concessioni già rilasciate del divieto di attività entro le 12 miglia
2. la cancellazione della proroga automatica delle concessioni.
Dunque se passa il sì i giacimenti in mare entro le 12 miglia potranno essere coltivati solo fino alla scadenza della concessione in corso.
E poi?
- Si lascerebbero il gas (in gran parte dei casi) e il petrolio dei giacimenti sotto costa inutilizzati a fine concessioni? Sì.
- Si tratta di tanto gas? No: una volta scadute tutte le concessioni sotto costa perderemmo una produzione che oggi vale meno del 3% del fabbisogno nazionale (e che a fine licenze sarà ulteriormente scemata).
- Il sì aumenterebbe le navi per far arrivare da fuori il gas e il petrolio? No, checché ne dicano in molti: il gas è oggi di norma più economico importarlo via metanodotti, dove c’è un sacco di capacità disponibile. Riguardo al petrolio e ai suoi prodotti, non solo l’importazione ma anche l’esportazione e i transiti di semilavorati alimentano il traffico via nave. Per esempio il progetto petrolifero lucano gigante di Tempa Rossa prevede elevato traffico navale in uscita dai depositi portuali di Taranto (dove arriverebbe via oleodotto).
- Importare di più ci farebbe pagare un prezzo più alto per gas e petrolio? No, salvo la componente del costo di trasporto. Il prezzo del gas e del petrolio in sé sono quelli dei mercati internazionali e non dipendono dalla loro origine. Ci sarebbe però un effetto negativo sulla bilancia commerciale nazionale. (Impropriamente molti chiamano "bolletta energetica" il valore delle importazioni nazionali di energia. Essa non corrisponde alla spesa per l'energia dei consumatori, che include gli oneri per l'energia non importata).
- È irrazionale bloccare la produzione di giacimenti già sviluppati? Sì, decisamente. A peggiorare le cose c'è che, una volta chiusi i pozzi attivi a fine concessione, lo sfruttamento delle risorse residue del giacimento richiede nuovi pozzi (e quindi: trivelle).
- Il prolungamento "a vita" delle concessioni previsto con la Stabilità è preoccupante? Sì, perché lede il principio generale (normato) della determinatezza della loro durata e riduce le possibilità del Governo di porre nuove condizioni ai concessionari al momento dei rinnovi, e di valutare l'opportunità stessa dei rinnovi.
- In generale, ha senso in termini di patrimonio nazionale accelerare l’estrazione di idrocarburi? Ai prezzi molto bassi attuali no. Probabile che queste stesse risorse, che finché sono sotto terra sono un patrimonio pubblico, varranno di più in futuro. Comprese le royalty, che in Italia già sono piuttosto basse in termini di aliquota e il cui gettito è proporzionale al prezzo dell’idrocarburo. (È irrazionale che il bilancio dello Stato non includa un vero patrimoniale delle risorse ambientali da approvare con le sue variazioni ogni anno dal Parlamento con la legge di bilancio).
E ancora più in generale: ci conviene puntare a uno sviluppo basato su petrolio e gas? Se la risposta per Radicali Italiani è no, non è automatico che convenga votare sì a questo quesito, dipende da cosa ci aspettiamo in termini di conseguenze.
Una possibile conclusione
Crediamo che una ragione solida per il sì sia contrastare la durata "a vita" delle concessioni (punto 1 sopra, peraltro controverso). Crediamo anche che una vittoria del sì sarebbe compatibile con una successiva modifica alle norme che permetta l’estrazione delle risorse dai giacimenti già sviluppati. Cioè che riqualifichi l'eccezione al divieto delle 12 miglia ormai consolidato, ma in modo più restrittivo, con maggiori tutele, tempi certi per le bonifiche e non certo concessioni ad libitum.
In ogni caso crediamo che la scelta astensionista sia una scelta sbagliata, che non aiuta l'istituto referendario e il dibattito pubblico, che andrebbe promosso e non boicottato come avviene da parte dello stesse istituzioni che la Costituzione chiama a garanti.
Altri riferimenti:
- Scheda del ricorso al Tar ed esposto
- Anagrafe di concessioni, giacimenti, piattaforme e pozzi di petrolio e gas in Italia (UNMIG - Ministero dello Sviluppo Economico):http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/pozzi/pozzi.asp
- Dati di produzione oil e gas off shore entro le dodici miglia (di Dario Faccini per Aspo): http://aspoitalia.wordpress.com/2016/03/07/le-bufale-sul-referendum-del-17-aprile/
- Sentenza 17/2016 della Corte Costituzionale che sancisce l’ammissibilità del quesito come riformulato dall’Ufficio centrale per il Referendum della Corte di Cassazione:
http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2016&numero=17
"Una ferita italiana, una ferita aperta". Il docufilm "Enzo Tortora, una ferita italiana" di Ambrogio Crespi in Sicilia. Dal 14 al 16 aprile con Michele Capano
Aprirà i dibattiti Antonello Nicosia, Direttore del Centro Studi Pedagogicamente
Saranno presenti:
- Michele Capano, Avvocato, membro della Direzione Nazionale di Radicali Italiani
- Stefano Boca, Ordinario di Psicologia, Direttore Scientifico del Centro Studi Pedagogicamente
- Giuseppe Gulotta, vittima di Giustizia
- Pardo Cellini, Avvocato
- Fulvio Carbone, Psicologo
- Baldassarre Lauria, Avvocato
- Gioacchino Lavanco, Professore Ordinario di Psicologia
- Anna Parroco, Presidente corso di Laurea
- Salvatore Pennica, Avvocato
Di seguito le date e i luoghi delle proiezioni:
- Giovedì 14 aprile ore 9,30 Università di Palermo
- Giovedì 14 aprile ore 19,00 Marsala Teatro Impero
- Venerdì 15 aprile ore 9,00 Teatro Rivoli Mazara del Vallo, incontro con gli studenti di tutte le scuole superiori
- Venerdì 15 aprile ore 15,00 Sciacca Istituto Superiore amato Vetrano
- Sabato 16 aprile a Canicattì
Trivelle, da radicali ricorso a Tar per rinvio voto e denuncia a Procura: governo ha violato obbligo neutralità e standard internazionali. Domani conferenza stampa a Roma ore 11.30
Domani, mercoledì 6 aprile, alle ore 11.30 a Roma presso la sede radicale di via di Torre Argentina 76, Radicali Italiani presenterà le ragioni del ricorso per l'annullamento del decreto che ha fissato la data del voto del cosiddetto referendum trivelle, ricorso che sarà discusso dal Tar Lazio nell'udienza del 13 aprile.
Interverranno:
- Riccardo Magi, segretario di Radicali italiani
- Marco Cappato, presidente di Radicali Italiani
- Mara Mucci, deputata iscritta a Radicali italiani
- Mario Staderini, autore del ricorso all'Onu contro l'Italia per violazione diritti politici in materia referendaria
Nel corso della conferenza stampa si darà anche conto delle decisioni cautelari assunte dal Presidente della sezione del Tar e saranno illustrati i possibili effetti del ricorso sul procedimento referendario. Saranno inoltre descritte le gravi violazioni poste in essere dal Governo rispetto agli standard internazionali ai quali l'Italia si è vincolata, oggetto di un esposto alla Procura della Repubblica.
Per informazioni e accrediti:
v.ascione@radicali.it - 3490916848
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Consegnate oltre 5 mila firme in Regione Lombardia per l'istituzione del Registro regionale dei Testamenti biologici
Un successo per una proposta di legge popolare che prevede anche l'inserimento del Testamento Biologico nella Carta Regionale dei Servizi. Il prossimo passaggio sarà la discussione della proposta in Consiglio Regionale.
Hanno consegnato le firme stamani in Consiglio regionale Sergio De Muro (coordinatore della campagna), Valerio Federico (tesoriere di Radicali Italiani), Valerio Pocar (avvocato e sociologo), Monica Fabbri (ricercatrice, membro del Concistoro Valdese), Federico Passera (Possibile), e Claudio Barazzetta (Associazione Enzo Tortora Radicali Milano).
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Radicali Italiani e Ass. Luca Coscioni lanciano “Legalizziamo!”
L'obiettivo principale di questa iniziativa è quello di ripensare le normative riguardanti le sostanze stupefacenti sia a livello nazionale che a livello europeo.
Decenni di proibizionismo non hanno fatto altro che aumentarne la produzione, i traffici, i consumatori. Le droghe illegali sono diventate il terzo business più redditizio al mondo - dopo il cibo e l’energia - interamente controllato da organizzazioni criminali.
Le droghe sono più diffuse ed economiche che mai. Circolano ovunque, dalle scuole alle carceri, passando per i vicoli e il web. Solo in Italia il giro d’affari della narcomafie è stimato intorno ai 30 miliardi euro. Le Nazioni Unite confermano che il fenomeno riguarda oltre il 5% della popolazione mondiale.
La guerra alla droga ha consegnato un problema socio-sanitario al diritto penale, facendolo diventare una questione di ordine pubblico e, in certi casi, di sicurezza nazionale. Milioni di persone nel mondo sono in carcere per reati di droga. Reati che non fanno vittime. La corruzione e la violenza, in particolare nei Paesi produttori e di transito, mettono in pericolo le democrazie. Ogni anno decine di migliaia di persone muoiono per questa guerra.
La proibizione sulle piante e le sostanze psicoattive derivate, ha anche imposto enormi limitazioni alle ricerca scientifica pura e a quella applicata, allo sviluppo di nuove terapie per decine di malattie, bloccando il progresso della scienza con danni gravissimi per la salute di milioni di persone.
La portata del fenomeno e la necessità di rivalutarne l'attuale quadro normativo, sono stati confermati il 3 marzo scorso dal procuratore Franco Roberti il quale, illustrando la relazione del Dipartimento Nazionale Antimafia, ci informava delle dimensioni abnormi raggiunte dal mercato delle droghe, che coinvolgerebbe un europeo su quattro, sottolineando l’esigenza e il dovere di “fare scelte di priorità anche nel mondo giudiziario”.
Dello stesso parere è l'Europol che nella sua relazione aveva già rilevato che “il mercato europeo della droga è sempre più innovativo e dinamico, ed è in grado di sfruttare i cambiamenti che si sono verificati nelle moderne forme di comunicazione e commercio”, auspicando pertanto di poter fornire con la propria relazione “spunti per un cambio delle politiche sulle droghe”.
Alla luce di tutto questo chiediamo che il tema venga discusso in modo non ideologico, sulla base dei dati ufficiali e delle evidenze scientifiche. Questo attraverso le esperienze positive in atto in diversi Paesi e le analisi di politici, economisti, giuristi e scienziati di tutto il mondo che denunciano il fallimento del proibizionismo.
Per questo abbiamo lanciato una petizione al Parlamento europeo: per far sì che si possa discutere di questi temi in occasione della sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite interamente dedicata al "problema mondiale della droga" (Ungass 2016) il 19 aprile prossimo. Questo evento rappresenta un'opportunità per l'Europa di affermare un approccio comune sulla questione del "controllo delle droghe", e per cercare di offrire risposte e soluzioni comuni ad esso.
Riteniamo che dovrebbe essere importante per le Nazioni Unite guardare i cambiamenti delle politiche già in atto in diverse parti del mondo, a partire da quelli di alcuni Stati membri dell'Ue. Questi cambiamenti hanno convertito il divieto in prevenzione e riduzione del danno, e hanno sostanzialmente depenalizzato il possesso personale di sostanze illecite.
Di seguito il link alla pagina dov'è possibile firmare la petizione. Essendo disponibile in cinque lingue diverse, aiutateci a diffonderla e condividerla il più possibile, anche negli altri paesi europei!
http://www.legalizziamo.it/european-petition-drugs/Firmare una petizione è un piccolo gesto, ma se fatto in numeri rilevanti può fare la differenza ponendo all'attenzione dell'opinione pubblica e dei governi una questione che non può più essere rimandata.
Radicali/Formigoni: il Senatore condannato non paga 50.000 euro per diffamazione dei Radicali, i suoi conti sono vuoti. Ieri servizio delle Iene
Roberto Formigoni è già stato condannato per due volte in primo grado dal tribunale penale di Milano per aver diffamato i Radicali nel corso dei processi che hanno accertato la falsità di centinaia di firme presentate dalle sue liste durante le elezioni regionali del 2010 in Lombardia, poi annullate per questi brogli. Nonostante il giudice lo abbia condannato a pagare subito 50.000 euro come risarcimento nei confronti dei Radicali Marco Pannella, Marco Cappato e Lorenzo Lipparini, Formigoni non ha mai pagato ed è partita la procedura di pignoramento. Al momento i conti bancari di Formigoni sono risultati tutti vuoti e la gran parte dei circa 20mila euro che percepisce come Senatore sono considerati impignorabili dal Senato.
Per chiedergli conto di questo la Iena Filippo Roma, in un servizio andato in onda ieri sera su Italia1 a Le Iene show ha avvicinato Formigoni, che prima ha negato la veridicità dei fatti e poi ha aggredito l'inviato strappandogli il microfono. Il video si può consultare su http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/roma-il-senatore-condannato-perche-non-paga_606969.html
Tutta la vicenda legata alle firme false è invece ricostruita su http://www.radicali.it/firmigoni e nel libro "Formigoni, Biografia non autorizzata" che si può ricevere via email inviando i propri dati a info@radicali.it.
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Consiglio Metropolitano di Milano
Amministrative: "il cambiamento può essere radicale". Presentato il simbolo delle liste radicali per Roma e Milano
Un cerchio giallo con al centro la parola "Radicali" scritta in nero e sottolineata in blu, rosso, giallo e verde, e nella parte inferiore tre parole "Federalisti-Laici-Ecologisti". E' questo il simbolo delle liste radicali per le prossime amministrative a Roma e Milano, presentato oggi nella sede di via di Torre Argentina dal segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, dal presidente Marco Cappato, il tesoriere Valerio Federico insieme a Emma Bonino.
"Di fronte a una politica deludente, che sfugge alle regole democratiche e lontana dalla vita delle persone, come Radicali abbiamo costruito tutta un'altra storia, per questo oggi possiamo rappresentare una scelta per chi crede che la politica vada fatta da persone non ricattabili", ha dichiarato Riccardo Magi. "Esiste uno spazio in questo Paese per una forza radicale sui diritti civili, convinta del ruolo dello Stato come garante della concorrenza e del mercato e che creda nel rilancio del federalismo europeo per combattere le sfide transnazionali, senza rincorrere le emergenze. Con le iniziative politiche, elettorali e popolari che stiamo conducendo, e che avvieremo, vogliamo conquistare il nostro diritto a essere quel soggetto politico. A Roma vogliamo offrire il nostro apporto politico a Roberto Giachetti, che per noi è il più attrezzato a coglierlo, per rendere la sua candidatura una vera occasione di cambiamento radicale di cui c'è urgenza estrema", ha continuato Magi presentando i 12 punti del programma "Il Cambiamento radicale, una scelta per Roma"
Marco Cappato, presidente di Radicali Italiani e consigliere comunale e metropolitano a Milano, nei giorni scorsi ha lanciato la sua candidatura a sindaco del capoluogo lombardo. Illustrando le proposte radicali per Milano oggi ha dichiarato: "Queste elezioni sono un'occasione per difendere il diritto dei cittadini a conoscere la storia e il futuro degli obiettivi radicali. Dallo scandalo "Firmigoni" alle multe per le affissioni abusive, a Milano abbiamo dimostrato di credere al diritto per garantire libertà e democrazia e per difendere i referendum. Non promettiamo nulla, vogliamo solo far sapere ciò che abbiamo fatto".
Ad affermare l'alterità radicale anche il tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico: “Noi Radicali, indipendentemente dalle scelte fatte o che faremo, restiamo alternativi nei metodi. Continueremo a dar voce ai cittadini con i referendum, a non far sconti al potere, a garantire il rispetto di regole e Diritto e a contrapporre ai programmi, dove c’è tutto, quanto abbiamo già fatto. I Comuni - prosegue - non hanno risorse e il federalismo fiscale non lo vuole nessuno, a partire dal governo Renzi. Chi promette grandi e costose riforme senza dire che venderà società partecipate racconta storie. Noi siamo per vendere quelle società che potrebbero operare sul mercato, togliendo così ai partiti spazi per clientele, consenso e affari. Vendiamo i fortini della partitocrazia locale e investiamo per chi ha meno e per l’ambiente”
"Sono convinta che la storia radicale nelle funzioni di governo sia una garanzia", ha affermato Emma Bonino nel suo intervento conclusivo, "Riccardo Magi in Campidoglio ha sollevato prima di Mafia Capitale le questioni esplose con l'inchiesta, a Milano Marco Cappato ha denunciato il caso "Firmigoni" e sono stati i due consiglieri regionali radicali nel Lazio a far esplodere il caso Fiorito", ha ricordato Bonino. "La nostra garanzia è il nostro passato. Non risulta un indagato radicale in 50 anni. Coloro che sono stati condannati per disobbedienza civile invece l'hanno pagata a caro prezzo, come Rita Bernardini che non è candidabile. A Roma non ho ancora sentito nessuno che si sia occupato della città che mi sembra ostaggio di lotte di partito o di fazione interne. La nostra offerta politica va a Giachetti che riteniamo il più adatto per la sua storia di tenuta in valori e principi. Giachetti avrà un enorme lavoro da fare: dai topi alla visione della Capitale. E' prudente per i cittadini assicurare qualche consigliere radicale".
Programmi e materiali sono disponibili sul sito: www.radicali2016.it
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L'America Latina con Roberto Lovari
Sostieni le liste radicali a Milano e Roma
Marco Cappato e Riccardo Magi per una rigenerazione urbana, democratica, ecologica ed economica.
Facciamo respirare le città, restituiamo sovranità ai cittadini. Federalismo, laicità ed ecologismo.
MILANO
ABBIAMO FATTO:
Denunciato i brogli elettorali delle liste collegate a Formigoni del 2010 e ottenuto l'annullamento delle elezioni e la condanna dei responsabili.
Raccolto oltre 24mila firme con il Comitato MilanoSìMuove per chiedere politiche contro il traffico e per più mezzi pubblici, bici e auto condivise, la sistemazione della Darsena, uno studio per la riapertura dei navigli, più verde e un parco nell’area di Expo. Mezzo milione di cittadini li hanno votati con percentuali di favorevoli tra il 75% e il 95%.
Depositato le prime 5 delibere di iniziativa popolare, ottenendo il registro dei testamenti biologici e quello delle unioni civili in Comune.
Pubblicato tutti i privilegi della politica: i nomi dei titolari di pass per automobili e parcheggi e di quanti potevano entrare gratis allo stadio, nei teatri e agli eventi musicali e sportivi.
Per la prima volta ottenuto che fossero sanzionati i manifesti abusivi di partiti e candidati che imbrattavano la città.
Fatto approvare decine di mozioni tra cui quelle sui diritti dei carcerati e sulla campagna ONU sullo Stato di diritto e diritto alla Conoscenza.
Ottenuto l'elezione di due consiglieri di secondo livello in Città metropolitana, denunciando l'inattività dell'ente e facendo campagna per l'elezione diretta del sindaco metropolitano.
Bloccato la speculazione sugli scali ferroviari dismessi, fatto approvare un nuovo regolamento di iniziativa popolare che prevede referendum deliberativi e raccolte firme online.
VORREMMO FARE (ANCHE ATTRAVERSO NUOVI REFERENDUM):
25.000 nuovi alloggi in edilizia sociale senza consumo di suolo con il recupero degli immobili oggi inutilizzati.
Riaprire i Navigli sulla base dello studio di fattibilità già ottenuto.
Allargare l’Area C.
Realizzare Metro 6 e un nuovo passante ferroviario ad anello, il raddoppio di alberi e spazi verdi, la tutela delle aiuole dalla sosta selvaggia, la creazione di itinerari ciclopedonali dal centro alla periferia.
Finanziare tutte queste operazioni con la vendita delle partecipazioni comunali in SEA, A2A e Milano Serravalle, ora in mano ai partiti.
Trasformazione digitale della pubblica amministrazione comunale e la pubblicazione online di tutti i documenti interni.
Suddividere il Comune in municipi e creare la grande Milano metropolitana con l'elezione diretta del sindacoe dei consiglieri.
ROMA
ABBIAMO FATTO:
Denunciato e bloccato la spartizione di 15 milioni di euro che molto consiglieri comunali in occasione del bilancio annuale erano soliti assegnare discrezionalmente.
Dotato Roma, primo comune in Italia, dell'Anagrafe Pubblica dei Rifiuti.
Presentato un esposto alla Procura di Roma sugli esorbitanti costi della Metro C denunciando come il Consiglio Comunale sulla Metro C sia stato del tutto esautorato.
Iniziato a restituire il mare di Ostia ai romani, ottenendo l’apertura di due varchi sul Lungomuro. Denunciato prima dell'esplosione di Mafia Capitale i business dei campi rom e dell'integrazione dei migranti.
Reso pubblico l'enorme spreco di risorse pubbliche derivante dal mancato incasso dell'IMU sugli immobili commerciali ecclesiastici.
Ottenuto l'istituzione del Registro delle Unioni Civili e del Testamento Biologico.
Ottenuto il dimezzamento delle firme necessarie per i referendum comunali, facilitando così la possibilità per i cittadini di intervenire efficacemente nella vita politica ed amministrativa della città.
VORREMMO FARE:
Dare la parola ai cittadini tramite un referendum cittadino sulle Olimpiadi di Roma 2024.
Mettere al centro del sistema dei servizi pubblici locali gli utenti e non i partiti con gare ad evidenza pubblica, liberalizzando ed aprendo a investitori privati le aziende ATAC, AMA ed ACEA elettrica al fine di liberare risorse per abbattere l'enorme debito ed abbassare l'alta pressione fiscale.
Creare un piano strategico di integrazione dei cittadini rom ed i rifugiati sfruttando i fondi europei.Liberalizzare i servizi alla persona attraverso l'utilizzo dei voucher e l'adozione dei costi standard attraverso cui rompere il sistema clientelare delle imprese e delle cooperative "amiche" della politica, dando la libertà di rivolgersi alle strutture ed agli operatori che gli utenti prediligono.
Istituire controlli interni all'amministrazione comunale uniformando i sistemi informatici e garantendo trasparenza e legalità nelle procedure di assegnazione di appalti e bandi.
Agire in giudizio contro i responsabili della Metro C, automatizzare le linee Metro A e B, convertire in metropolitane le principali vie ferroviarie urbane come la Roma-Fiumicino.
Aprire alla cittadinanza gli immobili del comune dati in concessione semi gratuita a partiti e sindacati, creando spazi di coworking a disposizione delle iniziative civiche spontanee.
Abbattere tutto il Lungomuro di Ostia, revocare tutte le license per gli stabilimenti che abbiano compiuto gravi abusi ed irregolarità, garantire per tutto il litorale di pertinenza comunale il 50% di spiagge libere
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