Politica
Marco Pannella ospite alla trasmissione Parma Europa
Per un mare senza barriere (e senza cemento). EcoRadicali scrivono alla Commissione europea
Nonostante l’articolo 23 della legge del 5 febbraio 1992 preveda una multa e la chiusura da uno a sei mesi dell’esercizio pubblico che discrimini una persona con disabilità, le spiagge a norma (il decreto ministeriale 236/1989 ne definisce le caratteristiche di accessibilità) sono ben poche in Italia.
In un quarto di secolo, poco o nulla si è mosso per adeguare gli impianti balneari italiani. Eppure oltre l’8% della popolazione italiana è disabile. Volendo ragionare in termini strettamente economici, si tratterebbe di un mercato potenziale di 5 milioni di persone in Italia e di circa 80 milioni in Europa.Immagine in linea 1
Se a questo si aggiunge che le persone disabili, come tutti gli altri turisti, viaggiano in compagnia (mediamente 2 persone al seguito) allora, già questi dati avrebbero dovuto muovere le imprese del settore verso una stretta osservanza nelle normative.
Ma la lungimiranza non è certamente la nota che ha caratterizzato la gestione delle spiagge italiane che, lo ricordiamo, sono proprietà demaniali, cioè di tutti i cittadini italiani, date in concessione a privati per un periodo di tempo limitato.
Su queste spiagge, in questi anni, è successo di tutto. Abusivismi edilizi di ogni genere. Dalla Versilia al Lido romano; dalla Riviera Adriatica alla Liguria, i lungomare hanno ceduto il posto ai “lungomuro”: i muraglioni (abusivi) degli stabilimenti; così come abusive sono quasi sempre tutte le cementificazioni all’interno degli stabilimenti. Paradossalmente, ma neanche troppo, questa gestione al di fuori di ogni rispetto minimo della legge, sta letteralmente togliendo il pane proprio ai gestori.
Abituati come siamo a spremere il bene pubblico come un limone, il nostro Paese vive da decenni un progressivo declino del turismo balneare. Inutile incolpare la crisi, dal momento che tutti gli altri paesi del Mediterraneo registrano flussi stazionari (Spagna e Grecia) o in crescita (Croazia e Francia).
La fuga di turisti dalle spiagge italiane è dettata da un’offerta ormai vecchia e che, come dicevamo all’inizio, non tiene conto di ampie fasce di pubblico (handicap); invece di “fare squadra” con il sistema dell’offerta culturale (arte, paesaggio, archeologia) si è preferito innalzare ristoranti (abusivi) dove vendere panini con la porchetta sfregiando ogni angolo di costa.
Ad oggi, le cementificazioni abusive operate dai gestori rappresentano una delle prime cause di erosione delle spiagge italiane. Puntualmente, ad ogni inizio della stagione balneare, si provvede ai ripascimenti per rimediare, con i soldi dei contribuenti, ai guasti provocati da tutti i cementificatori d’Italia. Il costo medio, solo della sabbia, è 7 euro/m3. In un Paese che conta oltre 8mila chilometri di coste, di cui la metà soggette ad erosione, fatevi due conti di quanto ci costi l’illegalità.
Pensiamo che questa premessa sia necessaria per descrivere l’urgenza di riportare la gestione del demanio marittimo nella legalità, salvaguardando - insieme - diritti civili e ambiente, turismo e lavoro. La premessa è altrettanto necessaria per descrivere i fatti che seguono.
È di questi giorni la notizia della convocazione di Federbalneari a Bruxelles presso la Commissione Petizioni. L’incontro avverrà martedì 27 gennaio per discutere la proroga di 20 anni sulle concessioni balneari, una misura contestata dalla Commissione Europea, secondo la quale il rinnovo automatico della concessione (di cui all’art. 1, c. 2, d.l. 400/1993, conv. L. 494/1994, e successivamente modificato dall’art. 10 L. 88/2001) contrasta con i principi di libertà di stabilimento delle imprese (art. 43 Trattato CE) e di imparzialità, trasparenza e pubblicità delle procedure di selezione dei concessionari (art. 12, direttiva 2006/123/CE).
Nel 2013, la Federbalneari si era rivolta all’Unione Europea con una Petizione proprio per chiedere la non applicazione delle norme comunitarie. Sempre sul sito di Federbalneari si dà notizia di come anche il Governo si stia muovendo per il mantenimento dello status quo.
Mentre i balneari si preoccupano delle licenze e i “politici” dei voti dei balneari, pensiamo sia urgente riportare la gestione del demanio marittimo nell’interesse pubblico perché le spiagge sono un bene che appartiene a tutti gli italiani e, come tale, deve essere gestito.
Nella giornata di oggi, abbiamo inviato una lettera aperta indirizzata al Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Dott. Lucio Battistoni, chiedendo un incontro urgente.
Segue la lettera aperta a Lucio Battistoni, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea
Egregio Dott. Lucio Battistoni
Martedì 27 gennaio si svolgerà a Bruxelles un incontro tra Federbalneari e la Commissione Petizioni del Parlamento europeo. L’oggetto dell’incontro è la richiesta di proroga delle concessioni balneari, una misura contestata dalla Commissione Europea, secondo la quale il rinnovo automatico della concessione (di cui all’art. 1, c. 2, d.l. 400/1993, conv. L. 494/1994, e successivamente modificato dall’art. 10 L. 88/2001) contrasta con i principi di libertà di stabilimento delle imprese (art. 43 Trattato CE) e di imparzialità, trasparenza e pubblicità delle procedure di selezione dei concessionari (art. 12, direttiva 2006/123/CE).
In qualità di rappresentante della Commissione europea in Italia, Le avanziamo la richiesta di incontro. È nostro desiderio poter conferire con Lei e chi di competenza sulla strutturale situazione di illegalità in materia di gestione delle spiagge in concessione con particolare riferimento alle norme di tutela dei valori paesistico-ambientali e del diritto di accessibilità e visitabilità delle strutture balneari per i cittadini portatori di handicap.
Sebbene non rispettati dalla larga parte dei gestori balneari, tali principi sono ampiamente previsti nella normativa nazionale e sono stati recentemente ribaditi nella Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 15 novembre 2010 «Strategia europea sulla disabilità 2010-2020: un rinnovato impegno per un'Europa senza barriere» [COM(2010) 636].
Nel ringraziarLa sin da ora per l’attenzione che vorrà prestare alla presente, Le inviamo i nostri più cordiali saluti.
Fabrizio Cianci, Segretario EcoRadicali - Associazione Radicale Ecologista
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Maria Antonietta Farina Coscioni, componente del Comitato Nazionale di Radicali italiani ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Scoop giornalistici come quelli realizzati sul metodo Vannoni hanno insegnato poco o nulla e quindi si che prosegue in campagne che vorrebbero essere irriverenti e di "contro informazione". Non basta esprimere solidarietà come pure é giusto fare, al professor Roberto Caminiti fatto oggetto di una grave e inquietante aggressione ad personam e al laboratorio di ricerca della università pubblica di Roma La Sapienza, di accuse che definire pericolose e assurde é poco. É l'intera comunità degli uomini di scienza e di ricerca che deve insorgere. É in corso l'ennesimo tentativo di una campagna frutto di pregiudizi e disinformazione che vuole vietare in Italia quello che é legale e consentito nei paesi dell'Unione Europea: la ricerca scientifica e la sperimentazione animale costituiscono ancora, purtroppo, un irrinunciabile strumento di lotta contro gravissime malattie. Un appello va fatto ed é quello alla ragionevolezza e al senso di solidarietà verso coloro che soffrono e hanno bisogno di aiuto e, al contempo, un richiamo al rispetto della legalità costituzionale che garantisce libertà di ricerca scientifica in Italia. Un appello perché concretamente ci si schieri a fianco di scienziati, ricercatori, tutti insieme per la lotta alle malattie a oggi inguaribili.© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
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La sentenza di Strasburgo è importante perché evidenzia la necessità di far prevalere l’interesse del bambino in una situazione dai contorni indefiniti. In Europa, esistono legislazioni che permettono la pratica dell’utero surrogato regolato per legge e disciplinato in maniera del tutto legale, a differenza dell’Italia in cui essa è vietata, in base alla legge 40 del 2004, solo se prevede commercializzazione. Tuttavia la stessa legge prevede che i figli nati da tecniche vietate nel nostro Stato siano considerati figli legittimi della coppia. E nel 2000 il Tribunale di Roma ha autorizzato un utero surrogato se applicato su base solidale senza commercializzazione del corpo o di parti di esso nel pieno rispetto delle norme in vigore nel nostro Paese e delle norme comunitarie. Oggi quindi molte coppie si recano all’estero per avere un figlio e nell’agosto 2011 il Ministero degli Esteri ha diffuso un documento destinato alle ambasciate italiane il quale forniva indicazioni precise sul comportamento che il funzionario consolare dovesse assumere in presenza di una sospetta maternità surrogata. Il documento afferma letteralmente che in presenza di atti di nascita formalmente validi, il funzionario consolare sebbene a conoscenza del fatto che la nascita aderivi da maternità surrogata, deve accettare gli atti e inoltrarli al Comune competente dando tuttavia nel contempo opportuna informazione delle particolari circostanza della nascita al Comune e alla procura della Repubblica. Sono stati davvero pochi i casi in cui il neonato è stato sottratto alla custodia dei genitori. Il Parlamento italiano non può non tenere conto di questa fattispecie che determina diversi interventi dei tribunali e ricorsi in sede europea. Occorre legiferare per dare certezza del diritto per le coppie e i bambini e scongiurare situazioni illegali che attualmente potrebbero configurarsi in base alla legge 40. I controlli nei momenti delle trascrizioni degli atti di nascita sono necessari ma non possono tradursi in una intromissione nella vita delle coppie fino alla sottrazione del minore, che potrebbe subire danni in una delle fasi più importante della vita.© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati