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Torino. Barriere architettoniche: Radicali presentano petizione per istituzione Peba, previsto da legge dell'86 rimasta inapplicata. Previsto anche seminario dell'associazione Coscioni
Martedì 20 gennaio Giulio Manfredi, segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta, ha depositato presso l'Urp del Comune di Torino 673 firme di cittadini torinesi in calce alla petizione comunale (ideata da Domenico Massano e che ha come primo firmatario Alessandro Frezzato, cittadino disabile membro Direzione Associazione Coscioni) che richiede al Consiglio Comunale di Torino di istituire il Piano per l'Eliminazione delle Barriere Architettoniche (Peba).
La legge n. 41 del 1986 (art. 32, commi 21 e 22, come integrata dalla l. 104/02, art. 24, comma 9), per garantire la piena accessibilità di tutti gli edifici pubblici e degli spazi urbani, imponeva a tutti i Comuni italiani di adottare il Peba entro un anno dall'entrata in vigore della legge stessa (ossia entro febbraio 1987).
La legge è rimasta inattuata nel 99% dei Comuni. L'Associazione Coscioni ha in atto una campagna nazionale per l'istituzione dei PEBA; sono state inviate lettere di richiesta di intervento sia a Piero Fassino (presidente Anci) sia a Sergio Chiamparino (presidente Conferenza delle Regioni).
Nella successiva conferenza stampa, Giulio Manfredi ha dichiarato:
“Solo un centinaio di firme provengono da due banchetti di raccolta; il resto è frutto di un passa parola civile e civico, che ha permesso di raccogliere in pochi mesi oltre il doppio delle firme necessarie alla presentazione della petizione. Ringrazio Vittorio Bertola, capogruppo in Comune del M5S, e presentatore di una mozione per l'istituzione del Peba, perché ha atteso che noi presentassimo le firme dei cittadini prima di chiedere che la sua mozione sia posta all'ordine del giorno del Consiglio Comunale. Abbiamo davanti ancora un anno di tempo prima delle elezioni comunali della primavera del 2016; mi auguro che tutti, dal sindaco Fassino agli assessori competenti ai consiglieri comunali, lavorino in sinergia per garantire certo il rispetto di una legge dello Stato ma soprattutto l'accessibilità reale dei cittadini disabili alla città. Come ha dimostrato il video girato dai nostri compagni Massano, Frezzato e Vono, questa accessibilità, a Torino, alle fermate dei bus, ai semafori, non c'è”.
Sono poi intervenuti i consiglieri comunali Vittorio Bertola (M5s) e Silvio Viale (radicale/Pd) per ribadire il loro impegno per il varo del Peba, lo strumento indispensabile per affrontare in modo sistematico, quartiere per quartiere, e superare le barriere architettoniche esistenti.
Infine, è intervenuto telefonicamente Marco Cappato (tesoriere Associazione Luca Coscioni), che ha illustrato brevemente il corso/seminario “Progetto Soccorso Civile per l'eliminazione delle barriere architettoniche” (vedi link in calce), organizzato dall'Associazione Luca Coscioni, nell'ambito di un progetto finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che si terrà venerdì 23 gennaio nel Municipio di Torino (Piazza Palazzo di Città n. 1, Sala Carpanini), dalle ore 11:00 alle ore 17:00, con ingresso libero.
“Con il nostro seminario – ha detto Cappato – vogliamo fornire al maggior numero di persone gli strumenti giuridici per far valere i loro diritti. Dai singoli casi può scaturire quel processo di riforma che renda evidente l'urgenza di una strategia complessiva contro le barriere architettoniche; il PEBA è lo strumento fondamentale di tale strategia”.
Per approfondire
Progetto Soccorso Civile per l'eliminazione delle barriere architettoniche
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Casa, Magi: si dica verità sull’emergenza abitativa a Roma. Occupazioni abusive unico modo per accedere alle case saltando le graduatorie. Se uscissero abusivi azzerate liste del 2010
Dichiarazione di Riccardo Magi, presidente di Radicali italiani e consigliere comunale di Roma
Temiamo che sulla graduatoria per le case popolari, ma anche sul buono casa, le affermazioni odierne dell'assessore Danese siano quanto meno ottimistiche. A Roma non esiste un’emergenza abitativa, ma un’emergenza legalità. Se si vuole davvero affrontare la questione in maniera corretta è necessario rispondere ad alcune domande. Quanti provvedimenti di accesso e sgombero attualmente sono in giacenza presso il Dipartimento Politiche Abitative, rispettivamente su alloggi ATER e alloggi di proprietà del Comune di Roma?In merito ai Centri Assistenza Alloggiativa Temporanea (C.A.A.T.), i cosiddetti “residence”, Esiste una graduatoria ufficiale per l’accesso al servizio di assistenza alloggiativa? In questo ultimo anno, sono stati effettuati controlli per verificare la persistenza dei requisiti degli utenti in assistenza? Quanti? E quanti i procedimenti di revoca avviati? Quanti concretizzati?
Riguardo alle sanatorie varate sulle case popolari (alloggi E.R.P.), è arrivato il momento di chiarire: il numero di domande pervenute; di quelle istruite, quante sono favorevoli e quante sono contrarie; di quelle rigettate, quante hanno prodotto un provvedimento di sfratto.
Sono queste le domande che abbiamo posto formalmente al Dipartimento Politiche Abitative con una nota protocollata nei giorni scorsi, che è stata inoltrata anche all'Assessore alla Legalità e Trasparenza Alfonso Sabella. E’ infatti il contesto di illegalità diffusa, che ha fatto e ancora oggi fa da cornice alle politiche sulla casa, la causa diretta della crisi denunciata da istituzioni, associazioni e movimenti. La gestione e l’occupazione abusiva sembra essere, a Roma, la via privilegiata di accesso alla casa o alle soluzioni di emergenza abitativa offerte dall’amministrazione. Un sistema in mano agli occupanti organizzati che, partendo da un bisogno reale, aggirano le graduatorie autogestendo in maniera discrezionale e illegale l'assegnazione di alloggi in assistenza. Un sistema che di fatto vede molti occupanti abusivi di alloggi E.R.P. disporre di case di proprietà e/o redditi alti senza che l’amministrazione intervenga.
Se si facesse rispettare la legge, facendo uscire dalle case popolari chi non ne ha diritto, si azzererebbe immediatamente la graduatoria del 2010 ancora pendente. La risposta all’emergenza casa, mai affrontata con decisione e con un progetto organico, proprio come l’emergenza nomadi, non è l’attivazione di misure straordinarie, ma ancora una volta il rispetto delle regole attraverso una gestione trasparente e il sistema di controlli interni che, evidentemente, negli anni scorsi è completamente saltato.
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Visita al carcere "Lorusso e Cutugno" di Torino di una delegazione Pd-radicali
Si è svolta il 19 Gennaio una visita al carcere Lorusso e Cotugno di Torino di una delegazione formata tra gli altri da Paola Bragantini (deputata del Pd) e Igor Boni (presidente dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta).
La delegazione, accompagnata dal direttore Domenico Minervini, ha visitato la parte della struttura dedicata alle donne.
Ad oggi sono presenti 1240 detenuti. Il dato è in leggero aumento rispetto all'autunno del 2014 ma in netta diminuzione rispetto agli anni passati dove si sono toccate punte di oltre 1500 presenze. La capienza regolamentare è di 1125. Le donne attualmente presenti sono quasi 100. Il 38% dei detenuti non è "definitivo". Le celle contengono uno o due detenuti al massimo e l'apertura delle stesse è garantita per 8 ore giornaliere come previsto dalla sentenza europea.
Dichiarazione di Paola Bragantini e Igor Boni:
"Ringraziamo innanzitutto il direttore per la cortesia e lo spirito di iniziativa che ha consentito alla struttura di riaprire importanti attività come quella della panificazione che entro gennaio vedrà l'inaugurazione di un punto vendita in centro città. La diminuzione delle presenze rispetto al passato, pur se in percentuale minore rispetto ad altre strutture piemontesi, garantisce ad oggi una programmazione migliore delle attività e una migliore organizzazione. La disponibilità dimostrata dal direttore nell'aprire cantieri di utilità sociale, con l'utilizzo di detenuti a titolo gratuito in lavori di manutenzione del verde, meriterebbe una pronta risposta da parte delle istituzioni cittadine che auspichiamo. Il lavoro infatti resta l'elemento essenziale per garantire un vero processo di integrazione e reintegrazione sociale. L'apertura giornaliera delle celle (a parte la pausa dedicata al pranzo) consente una responsabilizzazione dei detenuti e un approccio più costruttivo nel lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria i quali continuano ad essere sottorganico anche se i dati a tal riguardo sono in miglioramento rispetto alla carenza inaccettabile di alcuni anni addietro".
"Nel complesso abbiamo trovato una struttura che, a parte alcune carenze che necessiterebbero di interventi di manutenzione (docce, impianti idrici), si trova in condizioni migliori rispetto alle ultime visite effettuate. Il sopralluogo all'interno dell'area dedicata alle donne ha consentito di verificare il cambio di tendenza in atto. La presenza dei figli, che oggi è limitata ai tre anni di età dei bambini, vedrà nell'immediato futuro l'apertura di un progetto (ICAM - Istituto di Custodia Attenuata Madri) che mira al mantenimento dell'unione con le madri recluse fino ai sei anni di età in aree aperte, dove poter svolgere attività ricreative senza presenza di sbarre".