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I tentativi di mediazione per fermare la guerra a Gaza. Intervista a M. Molinari
Rassegna di Geopolitica. Aumentano i timori in vista del referendum per l'indipendenza della Scozia - a cura di Lorenzo Rendi
Farmacap, Magi: basta buttare soldi. Farmacie comunali sono circondate da quelle private. Lunedì 21 nessuno sentirà assenza
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino Quello che dovrebbe far riflettere tutti, a partire dagli amministratori e dai dipendenti di Farmacap, è che il 21 luglio, giorno dello sciopero annunciato oggi, probabilmente nessuno in città sentirà la mancanza delle farmacie comunali. Provo rispetto per questi lavoratori come per tutti gli altri impiegati in aziende pubbliche o private, ma da amministratore sento il dovere di agire nell'interesse dei cittadini romani, che pagano tasse altissime per servizi essenziali scadenti. La finalità per cui è nata Farmacap - al di là dei servizi di assistenza e soccorso, peraltro in buona parte sospesi o inutilizzabili, che possono essere offerti internalizzandoli se ritenuti necessari - è quella di portare il servizio delle farmacie a fasce di popolazione disagiate e svantaggiate e in zone in cui non arriva il servizio privato. Ma come abbiamo dimostrato con la mappa di Opencampidoglio.it la localizzazione di quasi tutte le 44 farmacie comunali non risponde alla missione dell'azienda, trovandosi le farmacie quasi sempre a poche decine o centinaia di metri da altre farmacie, e non offrendo servizi agevolati a quelle fasce di popolazione. O si valuta che sia possibile e doveroso riportare l'azienda al suo compito originario oppure la cosa migliore nell'interesse pubblico è la chiusura dell'azienda e la vendita delle licenze. Quando il 6 marzo scorso abbiamo votato i bilanci di Farmacap degli esercizi 2010-2012 e (nella stessa delibera n. 8/2014) la destinazione di 15 milioni di euro per il ripiano delle perdite, sono stato l'unico in assemblea Capitolina a votare contro perché ritenevo un gesto irresponsabile nei confronti dei cittadini romani gettare altri milioni di euro in quell'azienda in assenza di un piano industriale. In quella delibera si dava "indirizzo all'Azienda di presentare entro tre mesi un nuovo Piano industriale che preveda il conseguimento già nel 2014 di uno stabile equilibrio economico-finanziario aziendale, al fine di assicurare la salvaguardia degli equilibri di Bilancio complessivi di Roma Capitale". I tre mesi sono trascorsi, un piano industriale credibile non c'è e nemmeno una decisione chiara e responsabile sull'azienda e su come sia meglio utilizzare le risorse di tutti i romani in un momento in cui il principale obiettivo della città è il risanamento. Non c'è neanche un bilancio del 2013 nel quale ci sono altri 3 milioni di perdite. Per salvare 300 posti di lavoro (che comunque si potrebbero salvare in altro modo) si spendono milioni l'anno per un servizio inutile già superato dal mercato. E' un sistema quello che regge le aziende capitoline, che crea più disoccupazione e povertà. Se il Consiglio, ma anche il Governo con il Piano di riequilibrio, non intervengono neppure su Farmacap vuol dire che manca coraggio per vero risanamento anche su tutto il resto.
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Intervista a Gianluca Castaldi sulla tensione a Castelvolturno provocata dal ferimento di due africani da parte di un italiano
Carceri e giustizia: l’Onu chiede per l’Italia amnistia e indulto ed è censura pressoché totale. Chi ha occultato la notizia?
Dichiarazione congiunta di Rita Bernardini (Segretaria di Radicali italiani) e di Marco Pannella (Presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito):
La vera notizia è che la “notizia” è stata quasi totalmente censurata dai mezzi di informazione. Tranne pochissime agenzie, fra le quali, l’ANSA, nessuna televisione pubblica o privata l’ha data, nessun giornale ne ha parlato (tranne, meritoriamente, Il Manifesto che però non ha citato né la parola amnistia, né la parola indulto richiesti dalla delegazione ONU). In internet, se selezionate le parole “Mads Andenas”, cioè il nome del norvegese che ha guidato la delegazione delle Nazioni Unite che è venuta in visita in Italia dal 7 al 9 luglio, la notizia è passata solo sui seguenti siti internet: DaringToDo.com, Blastingnews.com, il Velino.it e Corriere.it.
Cosa hanno dichiarato e chiesto gli esperti dell’ONU sulla detenzione arbitraria all’Italia per bocca del capodelegazione Mads? 1) Di adottare "misure straordinarie, come per esempio soluzioni alternative alla detenzione, al fine di eliminare l'eccessivo ricorso alla detenzione e proteggere i diritti dei migranti" 2) "Quando gli standard minimi non possono essere altrimenti rispettati, il rimedio è la scarcerazione" 3) "Chiediamo alle autorità italiane di rispettare le nostre raccomandazioni" del 2008 e "quanto statuito dalla sentenza Torreggiani" 4) Secondo l'esperto – scriveva l’ANSA - raccomandazioni come quelle formulate dal Presidente Giorgio Napolitano nel 2013, incluse le proposte in materia di amnistia e indulto, sono "quanto mai urgenti per garantire la conformità al diritto internazionale" 5) Sui migranti, oltre ad esprimere rammarico per i “rimpatri forzati”, la delegazione ONU "resta preoccupata per la durata della detenzione amministrativa e per le condizioni detentive nei Centri di identificazione ed espulsione". Infine, udite udite, gli esperti ONU si esprimono anche sull’illegalità del 41-bis di cui, come forza politica, si occupano solo i radicali, anche con lo sciopero della fame in corso: "il regime detentivo speciale previsto dall'articolo 41-bis" per i mafiosi non è ancora stato allineato agli obblighi internazionali in materia di diritti umani.”
Temiamo che la censura sia stata anche determinata da qualche manina super-informata che abbia deliberatamente deciso di non far circolare la notizia e ci auguriamo che non si tratti di quella di qualche associazione che normalmente si occupa di diritti umani. Che non abbiano voluto disturbare – come ormai fan quasi tutti - il Premier Renzi e il Guardasigilli Orlando, mentre il Governo si appresta a nominare il Garante Nazionale dei detenuti e il Capo del DAP?
C’è un’altra notizia totalmente censurata dai media (tranne Radio Radicale): si tratta della mozione approvata dal Comitato Nazionale di Radicali Italiani tenutosi lo scorso week-end a Roma. Se mai ci fosse qualche media interessato, ci limitiamo ad indicare il link al testo che ha molto a che fare con questo nostro comunicato:
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Par condicio, Marco Beltrandi: inadeguata è anzitutto l'azione dell'AgCom
In occasione della lettura delle relazione annuale dell’Agcom al Parlamento, dichiarazione di Marco Beltrandi, radicale, componente della Direzione di Radicali Italiani, già parlamentare della XV e XVI legislatura e componente della Commissione di Vigilanza sulla Rai Roma, 15 luglio 2014. “Oggi il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Prof. Angelo Cardani, ha dichiarato nella sua relazione annuale al Parlamento che la legge sulla par condicio sarebbe “inadeguata”. Mentre non dubito che la legge possa essere migliorata, osservo che ad essere inadeguata totalmente è stata sino ad oggi l’azione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni da lui presieduta, Autorità che non è stata in grado e non ha voluto che la legge, e i regolamenti della Vigilanza, fossero applicati anzitutto alla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo. E che le poche volte che invece è intervenuta, come quando per due volte in due anni ha ordinato alla Rai di organizzare dibattiti in orari di massimo ascolto sul tema della giustizia, sulle carceri, e su amnistia ed indulto, anche con la presenza – ordinata – di Marco Pannella, ha poi lasciato che non seguissero conseguenze al rifiuto della concessionaria del Servizio pubblico radiotelevisivo ad adempiere a tale ordine. Quanto alla comunicazione politica basterebbe fosse collocata in orari di massimo ascolto, invece che essere relegata negli interstizi meno visti dei palinsesti. Quindi, per rivendicare o richiedere una riforma, occorrerebbe che la “forma” vivesse, che la legge fosse applicata, mentre evidentemente non lo è.”
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Rimborsopoli: Tra condanne e patteggiamenti coinvolto (per ora) un terzo dell'ex maggioranza di centro-destra. Lega nord e Italia dei valori raccolgono i cocci
Preso atto dei 23 rinvii a giudizio, che si aggiungono a quello già fissato di Roberto Cota, delle 4 condanne e dei 14 patteggiamenti relativi ai rimborsi spese contestati a ex consiglieri regionali del Piemonte, Giulio Manfredi, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta, e Silvio Viale, presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, hanno dichiarato:
“Da garantisti per i 25 rinvii a giudizio attendiamo l’esito del processo. Ma ci sono già 4 condanne e 14 patteggiamenti, (che sono 14 ammissioni implicite di colpa), che riguardano già un terzo della vecchia maggioranza di centro-destra che sosteneva Roberto Cota. Fra i 14 che hanno patteggiato ci sono i due ex consiglieri dell’Italia dei Valori (Buquicchio e Ponso), 4 ex consiglieri leghisti (Angeleri, Carossa, Marinello e Novero) e 2 ex assessore regionali leghiste (Maccanti e Quaglia). Stiamo parlando di due partiti, Italia dei Valori e Lega, che in passato hanno fatto le loro fortune elettorali ergendosi a paladini contro la partitocrazia e “Roma ladrona”. Ora raccolgono i cocci.
Quando la Guardia di Finanza – sull’onda d’urto iniziata nell’estate 2012 in Lazio grazie ai consiglieri radicali Rossodivita e Berardo - si presentò a Palazzo Lascaris per sequestrare le pezze giustificative dei rimborsi, i radicali chiesero a tutti i consiglieri regionali indagati di mettere online, in modo analitico, una per una, le spese contestate. Per 22 mesi nessuno l’ha fatto e così i cittadini hanno dovuto attendere la pubblicazione degli atti della Procura.”
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