Politica
Via libera a cannabis terapeutica in Piemonte. Boni: una vittoria nata dalla nostra petizione di nove mesi fa
Nel giorno del suo funerale dedichiamo questo ennesimo tassello che abbiamo conquistato all'amico e compagno Nicola Vono
Nove mesi fa, il 23 settembre 2014, i Radicali dell'Associazione Aglietta (primo firmatario Giulio Manfredi, allora segretario) presentarono una petizione sulla cannabis terapeutica in Regione.
Giulio Manfredi e Silvio Viale furono auditi dalla Commissione Sanità nei mesi successivi.
Igor Boni, coordinatore Associazione radicale Adelaide Aglietta, commenta: "Questa vittoria parte dalla nostra petizione del settembre scorso che creò le premesse per la presentazione della legge quadro votata oggi. Complimenti innanzitutto ai Consiglieri Grimaldi e Giaccone per la tenacia e all'intero Consiglio regionale per il voto di questa mattina. Sono convinto che sia un passo avanti nei confronti di tanti malati oggi impossibilitati ad usare farmaci cannabinoidi e che si aprano strade anche alla formazione del personale medico che troppo spesso sul tema non è informato adeguatamente. La crociata contro la Cannabis vede finalmente una inversione di tendenza anche dalla nostra Regione, che non può che far piacere a chi da decenni si batte per affermare le qualità terapeutiche dei farmaci derivati ma che è convinto anche della bontà di una politica antiproibizionista in materia di droghe".
Boni conclude: "Nel giorno del suo funerale dedichiamo questo ennesimo tassello che abbiamo conquistato all'amico e compagno Nicola Vono, che aveva firmato la petizione e sostenuto con il suo impegno questa battaglia di libertà e di ragionevolezza".
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Trans. Certi Diritti: Corte d’Appello di Milano ci dà ragione e ordina trascrizione matrimonio tra ragazzo italiano e ragazza transessuale che aveva ottenuto il cambio di genere e nome secondo legge Argentina che non prevede la sterilizzazione forzata
La sentenza 1176/2015 del 26/05/2015 della Corte d’Appello di Milano, ribaltando quella di primo grado (N. 6841/2014 Tribunale di Milano, Sezione IX Civile – Famiglia), ordina la trascrizione del matrimonio contratto in Argentina da un ragazzo italiano con una ragazza transessuale che, solo all’approvazione della legge Argentina in materia (n. 26.743 del 23.05.2012), ha ottenuto il cambio di genere e di nome diventando donna a tutti gli effetti senza passare dalla sterilizzazione forzata.
La Corte d’Appello nella sua sentenza, dopo aver ricordato che anche nell’ ordinamento italiano è possibile ottenere la rettificazione di attribuzione di sesso in base alla legge 164/1982, afferma che in forza di quanto previsto dall’art. 24 legge 31.05.1995, n. 218 “l’esistenza e il contenuto dei diritti alla personalità sono regolati dalla legge nazionale del soggetto” per questo la reclamante deve essere considerata a tutti gli effetti persona di genere femminile. Non è quindi possibile far valere la passata identità anagrafica della donna senza violare il diritto al rispetto all’identità della stessa e che quantomeno dalla data di efficacia del cambio di sesso, il matrimonio deve essere considerato a tutti gli effetti, anche nell’ordinamento italiano, come matrimonio contratto tra persone di genere diverso, non contrario all’ordine pubblico e produttivo degli effetti giuridici propri del matrimonio. Secondo la Corte quindi il matrimonio è perfettamente conforme al paradigma eterosessuale accolto dal nostro ordinamento e quindi ordina all’Ufficiale di Stato Civile del Comune di Milano di trascriverlo con in allegato l’atto integrale di nascita con annotazione di rettificazione di sesso e di nome.
Gabriella Friso del direttivo dell’Associazione radicale Certi diritti, che ha seguito la coppia in questo percorso, ringraziando gli avvocati Giulia Perin e Massimo Clara per il loro lavoro, commenta: “Giustizia è fatta! Questa sentenza apre delle prospettive per le persone transessuali che ottengono il cambio di genere anche in Stati che non chiedono la sterilizzazione forzata e la riattribuzione dei genitali per concederlo. Una sentenza che sana l’assurdità sostenuta in primo grado per cui la coppia, per avere riconosciuto il matrimonio in Italia , avrebbe dovuto “divorziare e risposarsi” per ottenerne la trascrizione”.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Montegrosso, Bolognetti: Sostegno a coloro che manifestano per opporsi all’apertura dell’ennesimo fronte estrattivo in Basilicata.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Firme false regionali. Manfredi: Pasquale Valente si è dato la zappa sui piedi e l’ha data anche sui piedi di Chiamparino. moduli firme devono essere autenticati alla fine di ogni giorno di raccolta
Dichiarazione di Giulio Manfredi, membro dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta:
Con l’intervista apparsa oggi sulla stampa, il consigliere provinciale del PD Pasquale Valente si dà la classica zappa sui piedi e la dà pure, indirettamente, sui piedi di Chiamparino. La buona fede di Valente (altrimenti sarebbe rimasto zitto) non può legittimare quello che lui dichiara apertamente di avere fatto, cioè di aver autenticato tutte le 329 firme raccolte in tre giorni solo il 24 aprile 2014: i moduli di raccolta firme devono (ripeto: devono) essere autenticati alla fine della giornata o, meglio ancora, alla fine della sessione di raccolta, perché l’autenticatore deve attestare che Tizio ha firmato per la presentazione della lista dei candidati quel preciso giorno. Se il modulo non è completo, si sbarrano le caselle vuote; se si vogliono risparmiare moduli, l’autenticazione può essere fatta subito sotto le firme raccolte, per poi utilizzare il resto dello spazio il giorno o la raccolta successivi.
Noi radicali, in tutte le nostre campagne di raccolta firme con obbligo di autenticatore, abbiamo fatto così non perché ce lo diceva Pannella ma perché lo impone la legge. Mettiamo il caso che Tizio, che ha firmato il 21 aprile, muoia il 22 aprile; se si autenticasse la sua firma il giorno 24 aprile, si attesterebbe chiaramente un falso!
La dichiarazione di Valente ha come immediata conseguenza quella di porre in dubbio la regolarità delle 329 firme da lui raccolte in vari giorni a Torino e autenticate solamente il giorno 24 aprile, per cui Valente risultava aver raccolto in un solo giorno tutte le firme.
Questo senza nulla togliere all’altra questione aperta, quella dell’eventuale “taroccatore” della firma di Valente.
Purtroppo, le parole di Valente sono l’ennesima conferma del pressappochismo con cui il PD ha affrontato la raccolta firme; purtroppo, tale pressappochismo rischia di pagarlo chi, come Sergio Chiamparino, ha comunque ottenuto dalle urne un’inequivoca affermazione politica, che non puo’ comunque legittimare comportamenti “contra legem”.
Stralcio dell’intervista a Pasquale Valente (“La Repubblica”, cronaca di Torino, 3 giugno 2015):
….. Ogni giorno l’autenticatore firma e mette la data?
«No certo. Magari ci vogliono dei giorni a riempire il modulo. Lo firmi alla fine».
Quindi non è vero che lei ha raccolto 329 firme in un giorno solo.
«Quella è una stupidaggine. Alla fine della raccolta ho firmato i moduli compilati nei giorni precedenti mettendo la data della mia firma»…
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Coltivazione cannabis terapeutica a Verona - Pasetto (Radicale della Lista Tosi) deposita mozione
Verona, 14/05/15
ORDINE DEL GIORNO
Il Consiglio Comunale
PREMESSO CHE
- il Veneto, la Toscana e la Liguria hanno autorizzato l'utilizzo di farmaci cannabinoidi per la terapia del dolore;
- il Veneto ha approvato all'unanimità una legge che prevede l'avvio sperimentale della distribuzione gratuita negli ospedali e nelle farmacie di preparati a base di cannabinoidi, previa prescrizione medica, ma anche la produzione diretta;
- tali decisioni del Veneto, della Toscana e della Liguria contribuiscono a superare gli ostacoli ideologici che in Italia hanno ritardato l'utilizzo di questi farmaci;
CONSIDERATO CHE
- i principi attivi dei cannabinoidi, sintetici o naturali, sono inseriti ufficialmente tra le sostanze dotate di efficacia terapeutica (tabella II-B: il Delta-9-tetraidrocannabinolo, TBC; il Trans-delta-9tetraidrocannabinolo, denominato anche Dronabinol; il Nabilone);
- i farmaci a base di cannabinoidi sono in altri Paesi da anni impiegati nel trattamento dei sintomi di diverse patologie (come per esempio la nausea ed il vomito nei pazienti sottoposti a chemioterapia, sindromi dolorose neuropatiche, reumatiche, di origine tumorale e di altra natura, stati di stress post-traumatico, alcuni effetti delle terapie retrovirali nei pazienti affetti da BN, etc.);
- in Italia, pur essendo consentita la prescrizione di terapie con questi farmaci dal 2006, il loro approvvigionamento da parte dei pazienti è possibile esclusivamente attraverso le procedure previste dal Decreto Ministeriale 11 febbraio 1997 per l'importazione di specialità medicinali registrate all'estero;
- nel nostro Paese non esistono farmaci registrati a base di cannabinoidi, né sintetici né naturali, e non esistono produttori autorizzati di cannabis per scopi medici per assenza di richieste di autorizzazione alla produzione o all'immissione in commercio di industrie farmaceutiche;
- recentemente i ministri della Difesa e della salute hanno approvato un progetto pilota di coltivazione della cannabis a scopo terapeutico presso Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze
INVITA
La Giunta Comunale e il Sindaco, in quanto responsabili della condizione di salute della popolazione nel territorio veronese ad attivarsi presso gli organi competenti affinché il governo autorizzi la coltivazione della cannabis a scopo terapeutico presso appositi spazi individuati dal Comune all’interno del territorio veronese.
Il Consigliere Comunale
Giorgio Pasetto
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Preferenze, Riforma Pa, Metro C: tre punti che la direzione Pd non può eludere
Dichiarazione di Riccardo Magi, presidente di Radicali italiani e consigliere comunale a Roma:
"La seconda tranche dell'inchiesta conferma che Mafia Capitale non è assolutamente una questione di mele marce, ma il prodotto di un sistema criminale che ha infiltrato in modo capillare, e traversale, le istituzioni e il tessuto politico, economico e sociale della città. La magistratura ha il compito di accertare le responsabilità, ma non si può pensare di delegare alle toghe il riscatto di Roma e dell'Italia. È necessario che la politica si riappropri del suo ruolo, a cominciare dalla selezione della classe dirigente. Tra i principali protagonisti dell'inchiesta c'è chi ha raccolto decine di migliaia di preferenze senza aver mai fatto parlare di sé per una proposta o un'iniziativa politica. Questo dimostra che le preferenze non sono, come in molti vorrebbero far credere, una garanzia per i cittadini, ma sempre più merce di scambio per favori e clientele. La legge elettorale appena varata, con la combinazione di liste bloccate e preferenze, appare quindi del tutto inadeguata, mentre il modello uninominale - anche riprodotto a livello locale con collegi municipali - metterebbe gli elettori al riparo da ogni rischio, permettendo loro di scegliere tra pochi candidati, con una storia e un programma certi, e poi controllarne da vicino l'attività".
"Speriamo che la direzione del Pd di stasera sia l'occasione per riflettere su questo, ma anche sulla riforma della Pubblica Amministrazione. Come Radicali, infatti, abbiamo messo in evidenza già a dicembre quello che oggi sostengono anche il prefetto Gabrielli e l'assessore Sabella: non serve commissariare Comune, sindaco e tornare al voto se a muovere i fili dell'amministrazione restano gli stessi alti dirigenti e burocrati che hanno firmato gli atti e le procedure illegittime di cui si è nutrita Mafia Capitale, senza segnalare anomalie, né effettuare controlli".
"Serve invece trasparenza e credibilità a partire dalle scelte di governo sui temi che stanno più a cuore ai cittadini, come i servizi pubblici e la mobilità. Se, come dicono, Governo e Pd vogliono supportare Marino, inizino dunque da un atto di responsabilità sulla Metro C: uno scandalo da oltre 4 miliardi, su cui Procura, Corte dei conti e Anac sono già al lavoro a partire dal nostro esposto. Al Premier Renzi e al ministro Delrio, che stasera incontrerà il sindaco in Campidoglio, chiediamo di non attendere che la magistratura scoperchi anche questo calderone e interrompere subito lo sperpero soldi dei cittadini per un'opera completamente uscita dal proprio quadro giuridico e senza più un progetto definitivo. Il rischio, infatti, è di foraggiare un nuovo Mose, davanti al quale il giro di affari di Buzzi e Carminati sarebbe ben poca cosa".
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Radicali Italiani e Legambiente: soldi che non ci sono per welfare e per abbassare tasse, ci sono invece per sussidiare economia fossile
Dichiarazione di Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani ed Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente:
"Di nuovo il Fondo Monetario Internazionale il 18 maggio 2015 è uscito con un’analisi dei sussidi alle fonti fossili d’energia nel mondo, quantificandoli in oltre 5 mila miliardi di dollari, in aumento. Si tratta soprattutto di sussidi al carbone, al petrolio e ai suoi prodotti".
"La maggior parte di essi sono in Paesi in via di sviluppo e forti produttori di energie fossili, ma come Legambiente e Radicali Italiani hanno denunciato nel manifesto della campagna #Menoinquinomenopago, anche in Italia il trasferimento di soldi pubblici a chi consuma fonti fossili è clamorosamente elevato: circa 5 miliardi di Euro all’anno dalle nostre tasche solo per scontare il pieno di carburante ad aerei, tir e navi".
"Mentre a parole i nostri amministratori sposano una visione del futuro che punta di più ai settori amici della conservazione del nostro patrimonio naturale, nello stesso tempo chiedono ai cittadini di finanziare attraverso il sistema fiscale i maggiori inquinatori, disincentivando proprio l’innovazione ecologicamente ed economicamente virtuosa".
"Con l'hashtag 'Menoinquinomenopago' abbiamo già presentato alla Camera, e speriamo di presentare presto al Senato, una proposta di legge per rendere subito vincolante l’articolo 15 della legge delega fiscale che impegna il Governo a una revisione in chiave ecologia del fisco. Iniziativa più che mai urgente visto che il Parlamento, dal canto suo, si limita per ora a indicazioni deboli, come nella recentissima risoluzione delle commissioni riunite 10 e 13 del Senato sugli atti comunitari 60, 61 e 62 (DOC. XVIII, N. 92), che, al punto 18, auspica che sia l’Europa a chiederci di ridurre gli sconti - iniqui e contraddittori - alle fonti fossili. Un’abdicazione del Senato perfino riguardo al proprio ruolo consultivo rispetto al Governo Italiano? Andiamo bene!".
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Gabrielli sciolga assemblea o magistratura riveda imputazioni
Sabatinelli e Turco: o il prefetto Gabrielli scioglie l’assemblea capitolina, o la magistratura rivede le imputazioni
In riferimento ai nuovi arresti e agli sviluppi dell’inchiesta “Mafia Capitale” Diego Sabatinelli, Coordinatore di “Roma Radicale per il diritto alla conoscenza” e Maurizio Turco, Tesoriere del Partito Radicale, hanno dichiarato:
"Se è vero come è vero che sono stati contestati l’associazione di stampo mafioso -il 416 bis- ad alcuni degli arrestati di questa mattina, tra i quali ricordiamo figurano consiglieri comunali anche di maggioranza e funzionari apicali del Comune, riteniamo ci siano solo due possibilità: o la magistratura rivede le imputazioni; oppure il Prefetto Gabrielli scioglie l’assemblea. Per stare alla legge. Se poi bisogna stare alla 'politica' si può anche far finta di non vedere il livello di penetrazione dell’associazione a delinquere, per intenderci quella che consente di commissariare decine di comuni nel resto d’Italia".
"Ci sarebbe poi il senso di responsabilità politica vera e propria che spetterebbe al Sindaco Marino. Ma ci pare che questa sia una responsabilità che il primo cittadino non intenda esercitare. Arrivederci alla prossima retata".
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Nicola Vono ci ha lasciati
Nicola Vono, tesoriere dell'Associazione Radicale Adelaide Aglietta fino al 2013 e già membro del Comitato Nazionale di RadicalI Italiani, è morto questa mattina, sabato 6 giugno, a Torino
Se ne è andato a 35 anni, troppo perché lo si possa accettare. Nicola Vono da molti anni ha regalato energia, impegno e passione ai Radicali e alle sue convinzioni. Ha condiviso il tentativo dell'Associazione Aglietta di Torino e delle altre organizzazioni Radicali di assicurare libertà e diritti agli altri, a chi non vedeva ma sentiva attorno a se. Esuberante e brillante, la sua voce e la sua determinazione bucavano la gabbia del buio nella quale viveva da anni. Esprimo, a nome di Radicali Italiani, della segretaria Rita Bernardini e del presidente Riccardo Magi la massima vicinanza possibile a famigliari ed amici
Valerio Federico
Nicola Vono ci ha lasciati. Il 15/5, poco piu di venti giorni fa, eravamo insieme con Mina Welby a Verbania per promuovere una legge sul testamento biologico in Piemonte. Ora Nic non c'è più. Per me era come un fratello minore. Aveva 35 anni e una gran voglia di fare, malgrado fosse non vedente. Quando c'era si faceva sentire, a volte fin troppo. Certamente si sentirà la sua mancanza.
Da ben oltre 10 anni ha seguito passo dopo passo le iniziative e le lotte radicali. Non accettava le limitazioni che derivavano dall'essere non vedente tanto che ha proseguito a muoversi da solo prendendo i mezzi pubblici fino a pochi mesi fa. Il bastone lo aveva accettato da poco e con molte remore.
Desiderava una vita come gli altri e soffriva perché si sentiva oppresso da quegli occhi che non vedevano più anche se fino a 10/15 anni avevano fatto il loro lavoro.
Lottava per la libertà della ricerca scientifica e per i diritti dei disabili. Di recente con l'Associazione Coscioni aveva fatto iniziative per il rispetto della legge sui PEBA. Collaborava con il mondo socialista e in particolare con il Gruppo di Volpedo.
L'Associazione Aglietta era un pezzo importante della sua vita (è stato tesoriere e per anni nella Giunta di segreteria). Con noi si sentiva a casa.
Ci teneva che i diritti civili fossero al centro della nostra azione; faremo di tutto per non deluderlo.
Domenica 24/5 è intervenuto al congresso straordinario dell'aglietta, è stato purtroppo il suo ultimo atto politico.
Morire non è mai giusto, nemmeno a 100 anni, posso dire solo che questa scomparsa è particolarmente ingiusta e inaccettabile. Eppure dobbiamo farcene una ragione.
Ciao Nic.
Igor Boni
Come era ormai inevitabile, date le estreme condizioni cliniche dopo le complicazioni seguite al l'asportazione urgente di un voluminoso meningioma, abbiamo saputo dalla sorella Ilaria che Nicola Vono è stato dichiarato morto questa mattina. Siamo increduli e c'è un altro grande
vuoto da superare. Nicola era con l'Aglietta da sempre, critico, stimolante, incazzato, ma sempre utile nelle nostre discussioni.
Sembriamo robusti, ma siamo fatti di carta velina. Ciao Nik e buon viaggio ovunque tu stia andando o sia arrivato. Ciao.
Silvio Viale
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Fecondazione, Gallo: decisione della Corte non profila vuoto normativo
In merito alle motivazioni pubblicate oggi dalla Corte Costituzionale sulla cancellazione del divieto di accesso alla PMA per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche, previsto dalla legge 40, occorre fare chiarezza:
1) Non si profila nessun vuoto normativo; 2) Dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della sentenza le coppie fertili affette o portatrici di malattia genetica potranno accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per poter accedere a indagini cliniche diagnostiche sull’embrione; 3) Il legislatore aggiornerà le norme in linea con l'evoluzione tecnico-scientifica, come previsto dalla stessa legge 40. 4) la PGD è lecita e prevista dalla legge 40 QUI la scheda tecnica alle motivazioni a cura del collegio legale Gallo, Baldini, Calandrini© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Eutanasia: Cappato "Strasburgo garantisce il diritto a interrompere le terapie anche senza biotestamento"
Dichiarazione di Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni: La sentenza di Strasburgo conferma a livello europeo ciò che la sentenza Englaro aveva già affermato in Italia: il diritto ad interrompere le terapie va rispettato anche in assenza di un testamento biologico scritto. In questo senso, un progetto di legge proibizionista come il ddl Calabrò della scorsa legislatura sarebbe contrario ai diritti umani fondamentali.
Una buona legge sull'eutanasia e il testamento biologico sarebbe dunque utile, a condizione di estendere e rafforzare le garanzie per la libertà di scelta. La sentenza di Strasburgo rafforza l'urgenza di discutere in Parlamento la nostra legge di iniziativa popolare depositata nel 2013.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Fecondazione/Consulta, legali (Ass. Coscioni): soddisfatti per motivazioni che aprono la strada ad una maggiore tutela per coppie e nascituro
Pubblicata ora sul sito della Corte Costituzionale la sentenza che ha stabilito che il divieto di accesso alle tecniche di fecondazione assistita, in particolare alla diagnosi pre-impianto, per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche, previsto dalle legge 40 del 2004, è incostituzionale.
background-repeat:initial"> background-repeat:initial">LEGGI LA SENTENZA QUI background-repeat:initial"> background-repeat:initial"> Così commentano Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Gianni Baldini, Angelo Calandrini, i tre avvocati delle due coppie ricorrenti : “Lo scorso 14 maggio ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli artt. 1, commi 1 e 2, e 4, comma 1, della legge 19 febbraio 2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), nella parte in cui non consentono il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili, rispondenti ai criteri di gravità di cui all’art. 6, comma 1, lettera b), della legge 22 maggio 1978, n. 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza), accertate da apposite strutture pubbliche. background-repeat:initial"> background-repeat:initial">Appena la sentenza sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale le coppie fertili affette o portatrici di malattia genetica potranno accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per poter accedere a indagini cliniche diagnostiche sull’embrione. background-repeat:initial"> background-repeat:initial">[Leggi la storia delle coppie QUI E QUI] [Indice delle decisione sulla legge 40] [Cosa resta della legge 40] background-repeat:initial"> background-repeat:initial">Per accedere, un medico dovrà certificare che quella coppia è portatrice o affetta da patologia genetica: questo per esigenza di cautela “al fine esclusivo della previa individuazione di embrioni cui non risulti trasmessa la malattia del genitore comportante il pericolo di rilevanti anomalie o malformazioni (se non la morte precoce) del nascituro, alla stregua del medesimo “criterio normativo di gravità” già stabilito dall’art. 6, comma 1, lettera b), della legge n. 194 del 1978.” background-repeat:initial"> background-repeat:initial">In altre parole se il medico ritiene che sussista un pericolo per la salute fisico-psichica della donna a seguito di una gravidanza con un feto affetto dalla patologia genetica, allora può disporre l’indagine pre-impianto. Quindi, come si ha diritto all'aborto terapeutico oltre il 3° mese di gravidanza, dopo aver fatto l'amniocentesi, così la coppia potrà accedere alla fecondazione medicalmente assistita e fare subito la diagnosi pre-impianto e sussistendo i requisiti si può decidere di non procedere all'impianto dell'embrione. background-repeat:initial"> background-repeat:initial">La parole dei giudici sono chiare: “Sussiste, in primo luogo, un insuperabile aspetto di irragionevolezza dell’indiscriminato divieto […]Vale a dire che il sistema normativo, cui danno luogo le disposizioni censurate, non consente (pur essendo scientificamente possibile) di far acquisire “prima” alla donna una informazione che le permetterebbe di evitare di assumere “dopo” una decisione ben più pregiudizievole per la sua salute.” background-repeat:initial"> background-repeat:initial">I giudici hanno anche chiarito che è compito del legislatore introdurre apposite disposizioni al fine della auspicabile individuazione (anche periodica, sulla base della evoluzione tecnico-scientifica) delle patologie che possano giustificare l’accesso alla PMA di coppie fertili e delle correlative procedure di accertamento (anche agli effetti della preliminare sottoposizione alla diagnosi preimpianto) e di una opportuna previsione di forme di autorizzazione e di controllo delle strutture abilitate ad effettuarle (anche valorizzando, eventualmente, le discipline già appositamente individuate dalla maggioranza degli ordinamenti giuridici europei in cui tale forma di pratica medica è ammessa). background-repeat:initial">Il richiamo è in linea con la stessa legge 40 che prevede l’aggiornamento periodico almeno ogni 2 anni delle linee guida in base all’evoluzione scientifiche delle tecniche e un sistema di controllo e autorizzazione dei centri che possono eseguire tutte le tecniche di Pma per cui sono autorizzati. background-repeat:initial"> background-repeat:initial">La decisione inoltre apre all'evoluzione delle tecniche per una individuazione delle patologie, con un richiamo al legislatore ad aggiornare norme e indicazioni in linea con l'evoluzione della scienza. background-repeat:initial">Con tale spirito oggi dopo questa buona e giusta sentenza, chiediamo al legislatore di cancellare il prossimo divieto che presto sarà all'esame della corte Costituzionale: il divieto di utilizzo di embrioni per la ricerca scientifica background-repeat:initial"> background-repeat:initial">© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Banche, Radicali-SC: Si rimuova controllo della politica. Governo sostenga nostra proposta
Dichiarazione di Valerio Federico (RI), Mariano Rabino (SC) e Alessandro Massari (RI):
"Fuori la politica dalle banche", questo il senso della proposta di legge del deputato di Scelta Civica, Mariano Rabino, elaborata da Radicali Italiani e già presentata alla Camera, dove ha raccolto un consenso trasversale da parte di membri di quasi tutti i gruppi parlamentari. La proposta mira alla separazione tra politica, banche e fondazioni bancarie.
Per Valerio Federico, tesoriere di Radicali Italiani, "questo sistema ha fallito, la scelta di proseguire nel controllare le banche ha ridotto drasticamente la capacità delle fondazioni di aiutare i loro territori di riferimento". Alessandro Massari, della Direzione Nazionale di Radicali Italiani, ha auspicato una rapida calendarizzazione del provvedimento invitando il premier Renzi a sostenere l’iter della proposta di legge.
"Bisogna tornare allo spirito originario della legge Ciampi - spiega Rabino -, attuando una completa e puntuale dismissione della partecipazione delle fondazioni nelle società bancarie. Tutto ciò, va portato avanti in tempi certi, evitando così che in futuro si ripetano scandali inaccettabili come quello che ha coinvolto Mps".
“In questi giorni – si legge in una nota congiunta di Scelta Civica e Radicali Italiani - il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ha annunciato l’adozione di misure per aiutare il sistema bancario ad uscire dalle secche del credit crunch del Paese in “tempi rapidissimi", ammettendo così le difficoltà ancora presenti in Italia nella disponibilità di credito per la ripresa effettiva della economia reale del Paese. In Italia le Banche sono state salvate “rovinando” le Fondazioni bancarie: si pensi a quella di Siena, di Genova o Verona. Fondazioni che avrebbero dovuto aiutare le popolazioni disagiate dei territori di riferimento in un momento di crisi epocale dell’economia”.
La proposta di legge, lanciata con l’hastag #Sbanchiamoli!, ha avuto tra i primi sottoscrittori il professore ed economista Mario Baldassarri e ha riscontrato il consenso di studiosi come Alessandro De Nicola e di Tito Boeri, attuale presidente dell’Inps.
Renzi, che ne pensi? #Sbanchiamoli!
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Droga: Perduca, rapporto europeo sulle droghe conferma che malgrado proibizionismo non diminuiscono. Occorrono riforme radicali
Dichiarazione di Marco Perduca, rappresentante all'Onu del Partito Radicale, membro della giunta dell'Associazione Luca Coscioni:
"I dati contenuti nel rapporto pubblicato oggi dall'Osservatorio europeo per il monitoraggio delle droghe e delle dipendenze conferma che, malgrado il permanere di politiche altamente punitive in tutta l'Unione (inclusa Norvegia e Turchia), il fenomeno non accenna a diminuire, anzi!".
"Sia che si tratti delle cosiddette "droghe leggere", sia che si parli di quelle pesanti, le sostanze proibite rimangono fedeli accompagnatrici delle abitudini di milioni di europei. Non passa giorno che non vengano 'scoperte' nuove sostanze e, anche grazie a internet e a nuove app, ormai il mercato non è mai a corto d'offerta. L'età di chi ha un rapporto problematico con le sostanze aumenta, restano diffusi il poli-consumo e il collegamento coi comportamenti sessuali a rischio - per non parlare delle ingenti risorse umane e finanziarie dedicate dagli stati nella 'guerra alla droga'".
"Insomma, un'ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, dei fallimenti del proibizionismo e dei problemi creati dall'estensione del diritto penale al "controllo" di problematiche di tipo socio-sanitario".
"Il 26 di giugno, giornata mondiale contro le droghe, le Nazioni unite presenteranno il Rapporto mondiale sulle droghe, con queste premesse europee e' ragionevole ipotizzare che nel resto del mondo la situazione non sia migliore. Sempre a giugno il Governo italiano dovrebbe presentare la sua relazione annuale al Parlamento sul fenomeno degli stupefacenti, e' da sperare che dopo anni di mistificazioni finalmente si possano avere dati elaborati in modo scientificamente affidabile sui quali pero' occorre aprire un dibattito laico per proporre riforme radicali. Procrastinare sarebbe criminogeno".© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Mafia Capitale/ Magi: se il PD continua la sua fase ‘cosmetica’ le riforme le faranno i cittadini con delibere e referendum
Da mesi volantiniamo dossier, denunce in Procura e proposte puntuali su rom, centri d’accoglienza, Ostia, rifiuti, emergenza abitativa e patrimonio immobiliare. Non è con la politica degli annunci e nemmeno dei grandi eventi che si supera questa crisi. Anzi senza riformare il sistema di affidamenti e controlli come pensano di gestire Giubileo e Olimpiadi?
Dichiarazione di Riccardo Magi, Presidente di Radicali italiani, Consigliere comunale a Roma
“Per liberare Roma da criminalità organizzata, e politica, servono riforme strutturali, non annunci, né operazioni di maquillage utili solo per rifarsi una verginità, né il lancio di grandi eventi. Anzi, senza riformare il sistema di affidamenti e controlli come pensano di gestire Giubileo e possibili Olimpiadi? Purtroppo finora non solo non si è colta l’occasione di Mafia Capitale per avviare il necessario cambio di rotta, e di verso, ma in attesa dell’annunciata seconda ondata dell’inchiesta, si è perso tempo prezioso spesso perseverando in politiche fallimentari”, lo dichiara in una nota Riccardo Magi, Presidente di Radicali italiani, Consigliere comunale a Roma.
"Dopo poche settimane dall'inizio di questa consiliatura, e ben 15 anni dall’ultima elezione di un Radicale nell'Assemblea capitolina, ci siamo resi conto del sistema corrotto e fuori controllo su cui si regge la Capitale, specchio di un Paese dove la criminalità organizzata è anche politica. Ben prima dello scoppio dell’inchiesta, infatti, avevamo sollevato l’attenzione sulla mancanza di trasparenza e controlli interni su spese e affidamenti che ha permesso infiltrazioni criminali; e denunciato, anche alla magistratura, l“l’industria della solidarietà” che ruota intorno alla gestione dei centri per immigrati, campi rom e all’emergenza abitativa; la malagestione del ciclo dei rifiuti e del patrimonio immobilitare di Roma Capitale, con sedi regalate a partiti e associazioni amiche; gli abusi delle concessioni demaniali a Ostia e gli appalti per la Metro C, che dopo il nostro esposto sono finiti sotto la lente della magistratura contabile e dell’Autorità anticorruzione di Cantone.
Contrariamente al partito dell’antipolitica, però, abbiamo messo a disposizione di tutti le nostre proposte per governare in maniera alternativa ed efficace e riportare legalità in ciascuno di questi settori. Al loro arrivo, abbiamo subito consegnato tutti i nostri dossier all’assessore alla Legalità, Alfonso Sabella, e al commissario del Pd capitolino, Matteo Orfini. Purtroppo però il percorso di riforma indispensabile per portare Roma fuori dalla crisi non è stato ancora realmente avviato. Per questo sembra arrivato il momento di chiedere una mano ai cittadini con referendum e delibere popolari per imporre alcune riforme su questi temi centrali, sui quali la politica romana e nazionale è inibita, bloccata.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Biogas. EcoRadicali: basta biotruffa. 13 giugno presentiamo denuncia alla Commissione Europea
Il 4 giugno EcoRadicali - Associazione Radicale Ecologista parteciperà al convegno sui biogas organizzato in Regione Lazio, su invito del Gruppo "Movimento Cinque Stelle"
Tutto parte dalla Direttiva europea 77 del 2001 sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità.
L’Unione europea ha introdotto la possibilità di realizzare “piccoli impianti a biogas” (ovvero fino a 1 MW) per smaltire “in casa” e a circuito chiuso scarti agricoli.
Gli indirizzi europei sono quindi molto chiari: realizzare un sistema locale, integrato e diffuso, di produzione energetica che, partendo dal risparmio e dal riuso degli scarti, sia anche in grado di produrre reddito integrativo per le piccole imprese agricole.
Ma cosa è successo veramente in Italia?
Quello che poteva essere un ciclo virtuoso è ben presto diventato un ciclo vizioso che, come al solito, arricchisce pochi, avvelena il mercato e l’ambiente: e il tutto con i soldi pubblici.
A partire dalla Legge finanziaria del 2008 sono stati introdotti incentivi economici pagati con una parte delle bollette.
E, in effetti, dal 2008 ad oggi, si è verificato un vero boom dei biogas: culmine raggiunto nel 2012 grazie ad un incentivo di 28 centesimi per kWh prodotto (il più alto d’Europa) ulteriormente favorito da una legge nazionale in cui si dispensavano gli impianti inferiori a 1 MW dall’affrontare le procedure di screening/VIA e perciò questi impianti sono stati collocati un po’ dovunque senza nessuna tutela per ambiente e popolazione; incentivi poi progressivamente ridotti negli importi, ma prolungati nei tempi di erogazione (da 15 a 20 anni).
Perché bisogna sgonfiare i biogas?
1) Un boom di illegalità
Come sentenziato dalla Corte costituzionale, l’intero processo autorizzativo viola ben due direttive europee che impongono sia la valutazione d’impatto ambientale che la massima partecipazione delle comunità locali per la localizzazione degli impianti. Invece tutto viene deciso sulla testa dei cittadini, tra potentati bancari, “politici” ed economici.
2) Speculazione per pochi, svantaggi per tutti
Le direttive europee impongono l’utilizzo di scarti agricoli ma, per aumentare il tenore energetico (e quindi lucrare maggiormente sugli incentivi) vengono immessi cereali (un impianto da 1mW necessita di 350/400 ettari di colture dedicate): in pratica, usiamo petrolio (per arare i campi, irrigarli, concimarli, etc.) per far finta di produrre “bio”gas, facendo così aumentare le importazioni (e i costi) di cereali per l’alimentazione. I biogas, quindi, li paghiamo due volte: in bolletta e al supermercato.
3) Bisogna difendere le piccole aziende agricole e il paesaggio
I biogas stanno letteralmente bruciando le piccole aziende che non sono “agganciate” con il sistema bancario e politico. Le banche hanno fortemente ridotto il credito agricolo per concentrarlo sulle imprese “bio”energetiche, mentre gli affitti dei terreni nelle zone cerealicole sono raddoppiati nonchè triplicati, rendendo insostenibili i costi per le imprese che invece producono il pane che troviamo sulle nostre tavole.
Stanno avvelenando aria, acqua, suolo; stanno distruggendo il paesaggio e l’agricoltura italiana: è ora di dire non in nostro nome e non con i soldi delle nostre bollette.
In questi anni sono sorti molti comitati per contrastare i biogas. EcoRadicali, l’Associazione Radicale Ecologista, si occupa di questo tema sin dalla sua fondazione, cioè due anni fa.
Dal confronto che abbiamo avuto in più occasioni con i vari comitati, abbiamo maturato l’idea che sia assolutamente prioritario riportare la normativa italiana nell’alveo del Diritto comunitario e quindi riportare i biogas alla funzione originaria, evitando che questi impianti vengano (tra l’altro) utilizzati per il trattamento dei rifiuti, settore nel quale l’Italia è (ad ogni latitudine) inadempiente rispetto alle normative europee. Come dimostrano i continui richiami delle istituzioni europee e le multe (84 milioni di euro/anno solo per la Campania).
Il 13 giugno presenteremo quindi una denuncia alla Commissione europea in tema di biogas. Qualora accolta, questa denuncia potrebbe bloccare in un sol colpo tutte le speculazioni che in ogni parte d’Italia si celano dietro questi impianti della biotruffa.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Rassegna della stampa e della blogsfera cinese
Magi: su via Scorticabove, scongiurare l'ennesimo intervento scellerato
color:#262626">Dichiarazione di Riccardo Magi, Presidente di Radicali italiani, consigliere comunale a Roma
color:#262626">
Questa mattina, insieme a Claudio Graziano, responsabile immigrazione dell'Arci, e ad Alessandro Capriccioli, segretario di Radicali Roma, ho visitato il centro comunale di accoglienza di via Scorticabove dove vivono da molti anni 120 rifugiati sudanesi. Nei giorni scorsi a tutti loro è stata inviata dal Dipartimento servizi sociali di Roma Capitale una lettera con cui veniva comunicata la chiusura del centro il 1 giugno e si invitavano i rifugiati a lasciare la struttura entro il 31 maggio. Ancora una volta un atto illegittimo e del tutto incomprensibile da parte del Comune: si procede alla chiusura di una struttura senza che siano state proposte e definite soluzioni alternative per i residenti.
Le persone che abbiamo incontrato - come hanno raccontato - non hanno avuto nessun contatto col dipartimento nei giorni scorsi né, nei dieci anni di vita della struttura, un capannone industriale ristrutturato e messo a disposizione dal sindaco Veltroni nel 2004 per i profughi sudanesi che vivevano a ridosso della stazione Tiburtina.
In questi anni il centro è diventato un punto di riferimento per la comunità sudanese e i rifugiati, in totale autonomia e senza interventi da parte dei servizi sociali, sono comunque riusciti a crearsi delle opportunità e una rete di sostegno reciproco. Ci siamo trovati di fronte a persone molto consapevoli che non riuscivano a capire la decisione brutale e improvvisa del Comune, non avendo mai avuto occasioni di confronto sulla loro condizione, persone con le quali ci siamo impegnati a fare tutto il possibile affinché venga scongiurato l'ennesimo intervento scellerato, nei tempi e nei modi, da parte delle istituzioni locali.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Impresentabili: Bernardini, a quando le “liste buone” preparate direttamente dall’Anm, consulente Bindi?
Dichiarazione di Rita Bernardini, segretaria di Radicali italiani:
"Sono un’'impresentabile' vera. Infatti, per le condanne ricevute per le disobbedienze civili che da vent’anni porto avanti con il movimento radicale per la legalizzazione della cannabis, non posso candidarmi alle elezioni amministrative, regionali comprese (*). Alle politiche nazionali ed europee, invece, sono 'presentabile'. È la legge, bellezza. E, quando non c’è la legge, c’è Bindi.
Comunque, da impresentabile doc, oltre ad autodenunciarmi chiedendo di essere arrestata come accade a tutti gli altri cittadini, vorrei dire la mia sull’operazione messa in piedi dalla presidente della Commissione antimafia, la quale a poche ore dal voto per le regionali ha rese note le liste dei reprobi da castigare. Ci sono voluti molti giorni di duro lavoro per prepararle, questo le va riconosciuto. Sarà forse per questo motivo che non ha avuto il tempo di audire i massimi magistrati della Direzione Nazionale Antimafia che, manco fossero Pannella o Bernardini, nella loro relazione al parlamento di quest’anno, si sono chiarissimamente espressi per la depenalizzazione dei derivati della cannabis. Per discutere di questo “problemino” che, secondo la DNA, arricchisce le mafie di ogni tipo, non c’è tempo; per stilare le liste degli impresentabili non secondo la legge, ma secondo i teoremi bindiani, il tempo si trova, eccome. A quando le “liste buone” preparate direttamente dall’ANM con la consulenza di Rosy Bindi?
(*) La vecchia normativa risalente al 1990 è stata confermata dal decreto legislativo n. 235 del 2012: non si possono candidare non solo coloro che hanno avuto una condanna definitiva per “associazione mafiosa” (art. 416-bis c.p.) o per “traffico internazionale” di sostanze stupefacenti (art. 74 dpr 309/90), ma anche chi ha ricevuto condanne definitive, come nel mio caso, per violazione dell’art. 73 “Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope”. Non fa una piega, io ho due condanne definitive: una a 4 mesi di reclusione per la disobbedienza civile fatta a Porta Portese nel 1995 e un’altra a 2 mesi e 25 giorni per le tre disobbedienze civili effettuate tra ottobre e novembre 1997 in Largo San Carlo e in Largo Goldoni. C’è da dire che la normativa è più blanda per i reati legati alle armi: nei casi in cui sia inflitta la pena della reclusione inferiore ad un anno per i reati riguardanti il porto, il trasporto e la detenzione di armi, munizioni o materie esplodente, allora è possibile candidarsi. Se c’è di mezzo la “droga”, anche se è 114 volte meno pericolosa dell’alcool come la cannabis, allora no, anche la condanna a un mese è sufficiente per proclamare l’incandidabilità.
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
PA. Radicali e Bechis (Alternativa Libera) a Renzi: serve più trasparenza
L’associazione radicale Adelaide Aglietta di Torino ha svolto una mappatura dei siti della PA per verificare quanti di questi siano in regola con la legge. Dalla verifica effettuata emerge che circa 100 comuni su 1206 sono inadempienti.
Il risultato di questa ricerca non è sfuggito alla deputata di Alternativa Libera, Eleonora Bechis, che ha interrogato Matteo Renzi per sapere perché, nonostante il risultato deludente, il Piemonte risulti la regione più virtuosa d'Italia per la trasparenza della P.A., mentre le regioni peggiori in “classifica” risultano essere il Lazio, la Sicilia e la Campania.
Il segretario uscente dell’associazione, Giulio Manfredi e il tesoriere di Radicali Italiani Valerio Federico, che da anni si occupano di questo tema nell'ottica storicamente radicale di fornire ai cittadini elementi di conoscenza utili a far valere i propri diritti, insieme alla deputata di AL, chiedono a Renzi di rispettare lo stato di diritto costituzionale, fornendo in particolare tutti i supporti economici e di mezzi indispensabili ai comuni per garantire l’accountability dell'azione di politici e amministratori.
Manfredi ha inoltre ricordato l’opera dell'avvocato Antonio Polito, recentemente scomparso, il cui contributo è stato fondamentale per la fruizione da parte dei cittadini del decreto legislativo 33 del 2013, cioè la norma di riordino sugli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni.
Leggi l'interrogazione parlamentare di Eleonora Bechis
© 2015 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati