Politica
Speciale Giustizia
Incontro dal titolo: "Sciascia ed l'impegno civile"
Rassegna di Geopolitica. L'influenza delle religioni e delle lingue sulle dinamiche geopolitiche - a cura di Lorenzo Rendi
Bolognetti: Storie di merda, depuratori e reflui urbani
Quante volte ho ripetuto che l’Italia è uno Stato canaglia incapace di rispettare il diritto comunitario posto a tutela dell’ambiente e della salute umana. Siamo uno Stato canaglia incapace di rispettare la sua propria legalità. Siamo uno Stato che recepisce con puntuale e disarmante ritardo le direttive comunitarie in materia ambientale e che con altrettanta puntualità, anche quando le ha recepite, non le applica.
Ma se l’Italia è Stato canaglia, la Basilicata nero petrolio non è da meno. La Lucania fenix è sul fronte della tutela ambientale, dell’applicazione delle direttive comunitarie in materia di ambiente, una regione canaglia, dove può succedere che in una città di 60mila abitanti i rifiuti restino a marcire per strada e dove i reflui fognari non depurati finiscono nei fiumi e nelle dighe.
In Basilicata è passata pressoché inosservata la “messa in mora” del nostro Paese per la violazione della direttiva 1991/271/CEE.
Eppure, proprio la Basilicata ha offerto un importante contributo all’ennesima procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea a carico del nostro Paese, in base a quanto previsto dall’art. 258 del TFUE(Trattato Funzionamento Unione Europea).
Sì, avete capito bene, parliamo di una direttiva del 1991 “concernente il trattamento delle acque reflue urbane”, successivamente modificata dalla direttiva 98/15/CE della Commissione.
Una direttiva varata “per evitare ripercussioni negative sull'ambiente, dovute allo scarico di acque reflue urbane trattate in modo insufficiente”.
A fine marzo 2014, la Commissione Europea ha inviato al nostro Ministero degli Esteri una missiva che ha un che di ironico, nella quale è tra l’altro dato leggere: “Signora Ministro, la Commissione ha l’onore di attirare l’attenzione del Suo governo sull’applicazione in Italia degli articoli 3, 4, 5 e 10 della direttiva del Consiglio 91/271/CEE[…]. La direttiva ha per obiettivo quello di assicurare che le acque reflue urbane siano raccolte e sottoposte a un trattamento appropriato, al fine di assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente e, di conseguenza, della salute dei cittadini dell’Unione Europea”.
Onore loro, ma evidentemente non nostro, beccati per l’ennesima volta con il sorcio in bocca o, verrebbe da dire pensando alla Basilicata, con qualche fogna non collettata o scarichi non adeguatamente trattati.
La Commissione ci ricorda che ai sensi del sopracitato art. 3, entro e non oltre il 31 dicembre 2005, tutti i comuni con un numero di abitanti compreso tra i 2000 e i 15000 avrebbero dovuto essere provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane e che l’art. 4 imponeva entro la stessa data l’obbligo di sottoporre i reflui, prima dello scarico, ad un trattamento secondario.
Ovviamente non è andata così, anzi. E tra le centinaia di comuni italiani tra i 2000 e i 15000 abitanti che hanno violato la direttiva 91/271 troviamo ben 41 comuni lucani, tra i quali Latronico, Lauria, Maratea, Moliterno, Muro Lucano, Montescaglioso, Ferrandina, Francavilla, Chiaromonte. Nella quasi totalità dei casi in Basilicata si è violato l’art. 4. Tradotto c’è stato un inadeguato trattamento volto a ridurre nei limiti previsti il carico inquinante delle acque reflue.
Che dire? Viene in mente quella parola “onore” con la quale la Commissione si è rivolta al nostro Ministero, ma viene soprattutto da chiedersi quanto guano scarichiamo nelle nostre acque, in una regione che paga già un prezzo molto alto in termini di inquinamento collegato alle attività di estrazione idrocarburi.
E vogliamo meravigliarci se AQL non riesce a garantire la salubrità dell’acqua a Ferrandina? C’è solo da incrociare le dita, da invocare ciascuno il proprio santo patrono mormorando. “Io speriamo che me la cavo”.
Quanto a Latronico, che ambisce ad essere la città del benessere, se l’attuale primo cittadino, prototipo del renzismo imperante, dismettesse i panni del Paolini lucano e si occupasse di più della cosa pubblica, non sarebbe male.
* intervento pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 27 novembre 2014
Per approfondire
Bolognetti: Sul fronte della tutela ambientale l’Italia è uno Stato canaglia (radicali.it, 7 luglio 2011)
Alla ricerca della fogna perduta (Radio Radicale, 23 maggio 2010)
Storie di merda e di depuratori (Canale Youtube Radicali Lucani, 27 gennaio 2010)
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Bolognetti: Storie di merda, depuratori e reflui urbani
Quante volte ho ripetuto che l’Italia è uno Stato canaglia incapace di rispettare il diritto comunitario posto a tutela dell’ambiente e della salute umana. Siamo uno Stato canaglia incapace di rispettare la sua propria legalità. Siamo uno Stato che recepisce con puntuale e disarmante ritardo le direttive comunitarie in materia ambientale e che con altrettanta puntualità, anche quando le ha recepite, non le applica.
Ma se l’Italia è Stato canaglia, la Basilicata nero petrolio non è da meno. La Lucania fenix è sul fronte della tutela ambientale, dell’applicazione delle direttive comunitarie in materia di ambiente, una regione canaglia, dove può succedere che in una città di 60mila abitanti i rifiuti restino a marcire per strada e dove i reflui fognari non depurati finiscono nei fiumi e nelle dighe.
In Basilicata è passata pressoché inosservata la “messa in mora” del nostro Paese per la violazione della direttiva 1991/271/CEE.
Eppure, proprio la Basilicata ha offerto un importante contributo all’ennesima procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea a carico del nostro Paese, in base a quanto previsto dall’art. 258 del TFUE(Trattato Funzionamento Unione Europea).
Sì, avete capito bene, parliamo di una direttiva del 1991 “concernente il trattamento delle acque reflue urbane”, successivamente modificata dalla direttiva 98/15/CE della Commissione.
Una direttiva varata “per evitare ripercussioni negative sull'ambiente, dovute allo scarico di acque reflue urbane trattate in modo insufficiente”.
A fine marzo 2014, la Commissione Europea ha inviato al nostro Ministero degli Esteri una missiva che ha un che di ironico, nella quale è tra l’altro dato leggere: “Signora Ministro, la Commissione ha l’onore di attirare l’attenzione del Suo governo sull’applicazione in Italia degli articoli 3, 4, 5 e 10 della direttiva del Consiglio 91/271/CEE[…]La direttiva ha per obiettivo quello di assicurare che le acque reflue urbane siano raccolte e sottoposte a un trattamento appropriato, al fine di assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente e, di conseguenza, della salute dei cittadini dell’Unione Europea”.
Onore loro, ma evidentemente non nostro, beccati per l’ennesima volta con il sorcio in bocca o, verrebbe da dire pensando alla Basilicata, con qualche fogna non collettata o scarichi non adeguatamente trattati.
La Commissione ci ricorda che ai sensi del sopracitato art. 3, entro e non oltre il 31 dicembre 2005, tutti i comuni con un numero di abitanti compreso tra i 2000 e i 15000 avrebbero dovuto essere provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane e che l’art. 4 imponeva entro la stessa data l’obbligo di sottoporre i reflui, prima dello scarico, ad un trattamento secondario.
Ovviamente non è andata così, anzi. E tra le centinaia di comuni italiani tra i 2000 e i 15000 abitanti che hanno violato la direttiva 91/271 troviamo ben 41 comuni lucani, tra i quali Latronico, Lauria, Maratea, Moliterno, Muro Lucano, Montescaglioso, Ferrandina, Francavilla, Chiaromonte. Nella quasi totalità dei casi in Basilicata si è violato l’art. 4. Tradotto c’è stato un inadeguato trattamento volto a ridurre nei limiti previsti il carico inquinante delle acque reflue.
Che dire? Viene in mente quella parola “onore” con la quale la Commissione si è rivolta al nostro Ministero, ma viene soprattutto da chiedersi quanto guano scarichiamo nelle nostre acque, in una regione che paga già un prezzo molto alto in termini di inquinamento collegato alle attività di estrazione idrocarburi.
E vogliamo meravigliarci se AQL non riesce a garantire la salubrità dell’acqua a Ferrandina? C’è solo da incrociare le dita, da invocare ciascuno il proprio santo patrono mormorando. “Io speriamo che me la cavo”.
Quanto a Latronico, che ambisce ad essere la città del benessere, se l’attuale primo cittadino, prototipo del renzismo imperante, dismettesse i panni del Paolini lucano e si occupasse di più della cosa pubblica, non sarebbe male.
* intervento pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 27 novembre 2014.
Per approfondire:
Bolognetti: Sul fronte della tutela ambientale l’Italia è uno Stato canaglia (radicali.it, 7 luglio 2011)
Alla ricerca della fogna perduta (Radio Radicale, 23 maggio 2010)
Storie di merda e di depuratori (Canale Youtube Radicali Lucani, 27 gennaio 2010)
© 2014 Gazzetta del Mezzogiorno. Tutti i diritti riservati
Convegno: Per il Mezzogiorno, limpegno di Enrico Berlinguer sulla questione meridionale
Firme false, Cappato e Lipparini: sono crimini gravi e il primo criminale è lo Stato italiano
Dichiarazione di Marco Cappato e Lorenzo Lipparini della lista Bonino-Pannella:
"Sono passati quattro anni e nove mesi da quando ci rivolgemmo alla giustizia italiana per denunciare (in particolare all'allora sostituto procuratore Bruti Liberati) la truffa elettorale 'Firmigoni' e per chiedere l'annullamento delle elezioni regionali lombarde del 2010".
"Il processo civile è ancora in corso davanti al Consiglio di Stato, mentre è arrivata oggi la conclusione del primo grado al penale, rispetto alla quale ci permettiamo di sottolineare che i crimini contro la democrazia dovrebbero essere considerati tra i crimini più gravi".
"Le responsabilità di quanto accaduto vanno al di là di quelle dei singoli autenticatori e di chi li ha organizzati. Nella truffa Firmigoni il primo criminale è lo Stato italiano che - nelle sue varie ramificazioni politiche, giudiziarie ed editoriali- ha impedito agli elettori lombardi di ottenere elezioni legali e democratiche e ha negato per anni il diritto alla verità sui crimini commessi".
"Solo così è stato possibile eliminare dalle istituzioni lombarde noi Radicali, cioè l'unica alternativa a un sistema di potere assolutamente trasversale e ancora oggi attivo. Le condanne di oggi non rappresentano per noi un impossibile risarcimento, ma la conferma di un delitto che avrebbe potuto e dovuto essere evitato se fossimo stati subito ascoltati".
Il Maratoneta
Legge elettorale. Intervista a Giuseppe Calderisi
Neureka- Speciale: il piano Juncker, le parole di Draghi i rischi nell'Eurozona
LavorareInfo Speciale: bando internazionale per Città della Scienza
La Costituzione, il ruolo e le funzioni del capo dello Stato, le presidenze Cossiga, Scalfaro, Ciampi, la campagna Emma for president, i radicali
Conferenza stampa sull'immigrazione: i Desaparecidos del Mediterraneo
"Bolognetti viene a mettere in guardia i montesi". Domani presentazione del libro "Le mani nel petrolio" a Montescaglioso(MT)
Maurizio Bolognetti inaugura il primo di una serie di INCONTRI FORMATIVI sul tema del PETROLIO e dell'inquinamento Ambientale.
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">a Montescaglioso - Sabato 29 Novembre 2014 - Sala Sandro Pertini - Ore 18.00
line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">Approfondimenti line-height:115%;font-family:"Verdana","sans-serif"">
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati