Politica

Il premier come Berlusconi: una riforma solo annunciata

Radicali Italiani - Dom, 08/31/2014 - 12:08
31/08/14

Con i referendum radicali avremmo già avuto una vera riforma

 

di Rita Bernardini *

(pagine 1/15  Cronache del Garantista)

Il modo di fare del premier Renzi assomiglia davvero molto al comportamento di Silvio Berlusconi quando per tanti anni ha assunto la veste di Presidente del Consiglio. Proprio sulla giustizia, nella passata legislatura (ne avevo fatto una gustosa raccolta), non si contavano le volte in cui Berlusconi annunciava "riforme epocali" imminenti. All`inizio del 2009 aveva avuto anche il conforto dell`approvazione bi-partisan di una

risoluzione parlamentare presentata dalla delegazione radicale che, in 15 punti precisi, chiedeva al governo di presentare «una riforma strutturale e organica del sistema della giustizia». Con il governo Renzi, che venerdì ha presentato la sua cosiddetta riforma dopo la riunione del Consiglio dei ministri, mi sembra che siamo sulla stessa lunghezza d`onda.

 

Non c`è niente di strutturale né per la giustizia penale né per quella civile, sul cui fronte autorevoli civilisti sostengono che alcune misure proposte possono anche essere buone, ma che sono destinate a produrre i loro effetti nel futuro a patto che ci siano incentivi per i cittadini i quali, dopo avere atteso l`inarrivabile giustizia dello Stato, decideranno di affidarsi alla giustizia privata di arbitri solo nel caso in cui non rischino di perdere tutto ciò che hanno investito nel corso degli anni. Di riforma organica neanche l`ombra: niente unificazione degli oltre 30 riti e, in prospettiva, della giurisdizione.

 

Renzi, nella conferenza stampa, servendosi delle solite slide, ha ripetuto più volte l`elenco dei provvedimenti che in realtà, sulla giustizia, prendono la forma di 5 disegni di legge, molti dei quali "delega",

che avranno tutti a che fare con i lunghi tempi dell`iter parlamentare. C`è un solo decreto, strumento che il premier non ha pensato di utilizzare per la responsabilità civile dei magistrati anche se sull`argomento lo Stato italiano è fuorilegge per le condanne che ci ha comminato l`Europa. Ricordo che la prima condanna

(la cosiddetta sentenza "traghetti del Mediterraneo") risale al 2006: il diritto comunitario censurò la legge Vassalli – quella del tradimento del referendum Tortora - perché limitava i casi responsabilità solo al dolo e alla colpa grave, senza prevedere la «violazione manifesta del diritto vigente». Sono passati 8 anni, sono

seguite altre condanne, ma i governi che si sono susseguiti non hanno fatto altro che rimandare: altro che "cambiare verso", per dirla alla Renzi.

 

A proposito di rinvii, ieri il ministro Andrea Orlando ha spiegato che occorreva rimandare la riforma del Csm perché era necessario aspettare le nuove nomine che il Parlamento disattende da così tanto tempo perché ancora non si sono messi d`accordo sulla "spartizione" correntizia. Eppure tutti sappiamo che, sempre a proposito del civile, in Italia ci sono uffici che lavorano decentemente smaltendo l`arretrato perché a capo di quegli uffici è "capitato" qualcuno capace mentre di norma le nomine del Csm non sono fatte per capacità e merito ma esclusivamente per appartenenza a questa o quella corrente. Cosa si aspetta a riformare il sistema d`elezione del Csm per far fuori le correnti? Che i tacchini collaborino a farsi tirare

il collo?

 

Questa è la situazione e noi radicali, se Renzi non avesse avuto l`arroganza che dimostrò l`estate scorsa rifiutandosi di firmare i referendum, avremmo già risolto per voto popolare molti dei nodi che oggi

strozzano il paese e, da almeno un paio di mesi, avremmo avuto 12 leggi belle e fatte, altro che slide, twitt, post e gelati crema/limone...

Nel momento in cui le condizioni del Paese sono sempre più drammatiche e parlamento e governo non sembrano comprendere che il tempo è già scaduto perché la nostra giustizia è agonizzante e incapace di garantire i cittadini e le imprese sul fronte del rispetto delle leggi, compito dei radicali è quello di insistere

con la proposta di "amnistia per la Repubblica", con il nostro Satyagraha, con l`attivazione delle giurisdizioni europee attraverso i nostri ricorsi, le nostre memorie, le nostre denunce, alla ricerca di una sede dove ci sia ascolto per affermare i diritti violati dei cittadini perché stiamo parlando - e vorremmo che anche Renzi

lo comprendesse - della carne viva delle persone.

* Segretaria di Radicali Italiani

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Magi: città metropolitana, tanto attesa nasce male, in sordina, in modo antidemocratico e senza dibattito alcuno.

Radicali Italiani - Sab, 08/30/2014 - 16:03
30/08/14

"Non c'è informazione, non c'è regolamento, e l'accesso alla competizione elettorale è limitato anche a causa dei tempi stretti. Necessario che le forze democratiche si mobilitino per limitare, nel poco tempo che rimane, i danni di una riforma nata male" 

Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino

La nascita delle città metropolitane e quindi anche della Città metropolitana di Roma Capitale, è stata indicata per molti anni come un fatto indispensabile e per certi versi risolutivo: la svolta necessaria a individuare e riconoscere finalmente la dimensione territoriale e istituzionale più opportuna per il governo integrato delle grandi questioni strategiche e per lo sviluppo delle aree metropolitane. Eppure questo processo così atteso si sta svolgendo con modalità e in un contesto a dir poco preoccupanti.
A Roma i membri del primo Consiglio metropolitano saranno eletti il 5 ottobre prossimo e le liste di candidati devono essere depositate entro il 15 settembre.
In base allo stesso scellerato approccio adottato per la riforma del Senato - che vede involversi in senso antidemocratico e lesivo della rappresentanza popolare tutti gli ordinamenti concernenti il decentramento o i livelli istituzionali locali - le legge Del Rio non prevede elezioni popolari per il Consiglio metropolitano, che pure avrà un ruolo costituente dovendo scrivere lo Statuto dell'istituzione e definire aspetti fondamentali del suo funzionamento.
A Roma saranno quindi i sindaci e i consiglieri dei 121 comuni della provincia a "votarsi" ed eleggersi, il 5 ottobre prossimo, nel primo Consiglio metropolitano.
A ciò si aggiunga che le norme che fissano i termini del procedimento elettorale sono cambiate ancora l'11 agosto scorso; la convocazione dei comizi è avvenuta il 19 agosto. Non risulta essere stato emanato un Regolamento del procedimento elettorale ma solo circolari frammentarie; inoltre l'ufficio elettorale istituito presso la (ex) Provincia di Roma non è nelle condizioni di fornire i recapiti Pec dei consiglieri-elettori, nè risulta istituito un canale di comunicazione ufficiale del ristretto corpo elettorale per consentire a chi volesse presentare una lista di chiedere ai consiglieri di tutta la provincia le sottoscrizioni necessarie. Eppure mancano due settimane alla scadenza del termine per le candidature , fissato per il 15 settembre.

Tutto ciò sembra funzionale a garantire una elezione in sordina, un'elezione con scarsa o nulla legittimità democratica, dominata dall'accordo tra cordate di potere e di partito e persino inaccessibile a chi è estraneo a tali cordate per l'impossibilità di presentare una lista che raccolga le sottoscrizioni del 5% del corpo elettorale.
Infine, cosa non meno grave e anzi coerente con quanto appena descritto, manca del tutto un qualsiasi dibattito pubblico sulla Città metropolitana, che metta a confronto ipotesi, visioni, programmi, dibattito che dovrebbe nutrire questa fase costituente e il lavoro del Consiglio che si va ad eleggere. Non vi è chiarezza di intenti neanche sulla necessità di riconquistare nello statuto l'elezione del sindaco e del consiglio metropolitano con suffragio universale.  Per questo è necessario che le forze democratiche si mobilitino per limitare, nel poco tempo che rimane, i danni di una riforma nata male.

 

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Il Maratoneta - Trasmissione a cura dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica

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Argomenti della puntata: la campagna di raccolta fondi per la SLA: la doccia gelata di Matteo Renzi e la risposta di Marco Gentili, interviste a Maria Teresa Agati ed a Stefania Bastianello. Appello di Eleonora Cardogna ai giovani democratici su eutanasia; interviste ad Emilia Grazia De Biasi ed a Gennaro Migliore sull'XI Congresso dell'Associazione Luca Coscioni. In studio Mirella Parachini
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Speciale Commissioni

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Appuntamento del sabato con le audizioni delle commissioni parlamentari. Quest'oggi: la revisione della convenzione tra lo Stato e Compagnia italiana di navigazione-Tirrenia spa per garantire la continuità territoriale con la Sardegna, nelle relazioni alla Commissione Trasporti della Camera dei sottosegretari Legnini e Del Basso De Caro
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