Politica
Notiziario del mattino
Rassegna di Geopolitica. Russia, Cina e la questione demografica - a cura di Lorenzo Rendi
Gallo e Cappato: Tribunale Bologna conferma. Subito eterologa, poi l'eliminazione degli ultimi divieti su embrioni
Dichiarazione di Filomena Gallo e Marco Cappato, a nome dell'Associazione Luca Coscioni
Dopo la Corte costituzionale, anche un tribunale civile, avendo ravvisata l'urgenza della materia, dichiara immediatamente esecutiva l'applicazione della sentenza della Consulta sulla fecondazione eterologa.
Il tribunale civile di Bologna conferma così l'inconsistenza di qualsiasi timore di "vuoto normativo". Come dicemmo subito dopo la sentenza della Corte costituzionale, la fecondazione eterologa deve essere accessibile a tutti i cittadini, sia nei centri pubblici che nei centri privati. Il compito di rendere effettivo questo diretto spetta alla Ministra della Salute, senza alcun bisogno di nuovi pasticci legislativi.
L'unica attività richiesta dal Governo e dal legislatore, per rispondere alle urgenze delle coppie e per prevenire nuove condanne da parte delle giurisdizioni interne ed europee, è quella di rimuovere il divieto all'utilizzo degli embrioni per la ricerca e di eliminare l'esclusione dei pazienti non sterili dall'accesso alla fecondazione assistita.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Il Tribunale di Bologna smentisce il Ministro: l’eterologa si può fare subito
Dichiarazione di Filomena Gallo e Gianni Baldini, entrambi legali della coppia e rispettivamente segretario Associazione Luca Coscioni e il secondo docente di biodiritto univ. Firenze
Accolto ricorso della coppia e ordinato al centro di PMA Sismer di effettuare l’eterologa In un ricorso presentato innanzi al Tribunale di Bologna nel 2010, ormai oltre 4 anni fa una coppia chiedeva di praticare al centro di PMA SiSMeR di Bologna. In subordine veniva chiesto al Tribunale di Sollevare la q.l.c della legge. Il Tribunale non si pronunciava. Nel maggio 2014 , all’indomani della sentenza della Corte Cost. del 9 aprile con il quale veniva pronunciata la declaratoria di incostituzionalità della legge 40/04 in punto di divieto assoluto di PMA eterologa, veniva chiesto dall’odierna difesa che il giudice procedesse, venuto meno il divieto e precisato in sede di motivazioni dalla Consulta che nessun vuoto normativo si era determinato, ad ordinare al centro di PMA di eseguire la metodica eterologa senza ulteriori attese o liste di attesa. Nel procedimento erano intervenute ed erano state ammesse anche le associazioni: LUCA Coscioni, Cerco un bimbo, l altra cicogna, amica cicogna. In data 14 agosto il Tribunale di Bologna emetteva ordinanza con la quale accoglieva le richieste dell’attore per le seguenti motivazioni: LA PMA Eterologa è una specie di quella omologa “La Corte costituzionale ha avuto cura nel ribadire che quella di tipo eterologo è una specie di tecnica appartenente allo stesso genere (la procreazione medicalmente assistita) delle altre, di tipo omologo: dunque, va anch’essa ricondotta al quadro normativo delineato dalla l. 19 febbraio 2004, n. 40. In altri termini, la PMA di tipo eterologo è oggi una delle tecniche consentite per realizzare le finalità previste dalla l. 19 febbraio 2004, n. 40 (cfr. l’art. 1, l. cit.). Ciò significa, in primo luogo, che interventi di PMA di tipo eterologo possono essere realizzati solo nelle strutture autorizzate (artt. 10, 11, 12, 5° co., l. cit.) e nel rispetto delle disposizioni della l. n. 40/2004 concernenti i presupposti o requisiti oggettivi (art. 4, 1°) e soggettivi (art. 5) e dei principi di gradualità e del consenso informato (art., 4, 2° co.). Sul punto, si vedano anche i rilievi svolti da Corte cost. n. 162/2004 (par. 11.1).” Non vi è vuoto normativo Il Tribunale di Bologna, nel ricordare che la Regione Toscana ha emanato in proposito una regolamentazione tecnica di dettaglio che disciplina taluni aspetti del fenomeno in punto di presunto vuoto normativo da colmare con legge ricorda come la Corte Costituzionale nella sent 162/14 evidenzi quanto alla eccezione più volte sollevata, risulti del tutto “infondata l’eccezione di inammissibilità relativa al paventato <<vuoto normativo>>, la Corte costituzionale è stata chiara nell’escludere <<nella specie>> (ossia, con riferimento ai casi concreti sottoposti alla sua attenzione, del tutto assimilabili a quello qui in esame) l’esistenza di incolmabili lacune concernenti la regolamentazione essenziale (<<i profili di più pregnante rilievo>>) dell’accesso alla PMA con donazione di gameti, sia quanto ai presupposti che quanto agli effetti. Al contrario, essa ha affermato, da un lato, che <<nella specie sono […] identificabili più norme che già disciplinano molti dei profili di più pregnante rilievo, anche perché il legislatore, avendo consapevolezza della legittimità della PMA di tipo eterologo in molti paesi d’Europa, li ha opportunamente regolamentati, dato che i cittadini italiani potevano (e possono) recarsi in questi ultimi per fare ad essa ricorso, come in effetti è accaduto in un non irrilevante numero di casi>> e, dall’altro, che <<non>> vi sono <<incertezze in ordine all’identificazione dei casi nei quali è legittimo il ricorso alla tecnica in oggetto>>. Si rimanda alla motivazione di Corte cost., n. 162/2014, paragrafi 10, 11, 11.1, 12. Oltre alle disposizioni della legge 40/04 vengono richiamate i D.Lvi 191/07 e 16/10 componendosi un quadro normativo che non abbisogna di integrazioni in punto di stoccaggio, trasferimento , conservazione, privacy e anonimato del materiale genetico donato “Nei limiti della compatibilità, in ipotesi di PMA con donazione di gameti (salva l’introduzione di una nuova e specifica disciplina) troveranno dunque applicazione le vigenti disposizioni in tema di donazione di cellule riproduttive anche se non proveniente da un partner (si applicheranno dunque i criteri di selezione del donatore di tessuti e/o di cellule e si eseguiranno gli esami di laboratorio richiesti per i donatori in generale), ma pur sempre nel rispetto dei requisiti soggettivi fissati dall’art. 5, l. n. 40/2004 (cfr. l’art. 2, 1° co., lett. b), d. lgs., n. 16/2010)”. I pericoli invocati dal ministro (numero max donazioni, esami genetici ed infettivi da effettuare sul donatore, etc ) non sussistono e sono demandati ad una disciplina attraverso disposizioni mediche e di dettaglio che in attesa delle Linee Guida possono essere individuate nei protocolli delle Società Scientifiche. Quanto alle disposizioni tecniche e di dettaglio nel ribadire che non vi è necessità di una legge viene evidenziato che i centri dovranno attenersi alle direttive mediche più “aggiornate e accreditate” cioè elaborate dalle società scientifiche e contenute nei protocolli medici internazionali. Dunque in attesa delle Linee Guida ministeriali che sono la sede per disciplinare gli aspetti tecnici della metodica i centri di PMA in Regione Toscana dovranno attenersi alle direttive mediche allegate alla Delibera fuori dalla Regione Toscana dovranno rifarsi alle linee guida emanate dalle società scientifiche “Nessuna incertezza sorge in ordine allo status del nato Ciò non toglie che debba darsi attuazione al diritto riconosciuto da Corte cost., 10 giugno 2014, n. 162, applicando laddove necessario le norme in materia di donazione di tessuti o cellule. Nessuna incertezza può sorgere in ordine allo status del nato da PMA eterologa (è figlio della coppia che ha espresso la volontà di accedere alla PMA) e all’assenza di relazione parentale rispetto al donatore di gameti. Oltre al novellato art. 8, l. n. 40/2004, si veda l’art. 9, 3° co., che nella sua attuale formulazione così dispone: <<In caso di applicazione di tecniche di tipo eterologo in violazione del divieto di cui all'articolo 4, comma 3, il donatore di gameti non acquisisce alcuna relazione giuridica parentale con il nato e non può far valere nei suoi confronti alcun diritto né essere titolare di obblighi>> (estranea al tema qui in esame è la particolarissima vicenda trattata da Trib. Roma, ord. 8 agosto 2014). A garanzia del nascituro, una volta divenuto persona, erano già previste le speciali misure di cui all’art. 9, 1° e 2° co. (divieto del disconoscimento della paternità e dell’anonimato della madre) nel segno della autoresponsabilità di chi accede alla PMA. Restano fermi il divieto di commercializzazione di gameti o embrioni e il divieto di surrogazione di maternità (art. 12, 6° co., l. n. 40/2004) ed il divieto di selezione a scopo eugenetico degli embrioni o dei gameti (art. 13, 3° co., lett. b)) (v. anche il passaggio di Corte cost., n. 162/2014 al par. 9). Preso dunque atto della natura di diritto fondamentale della persona (salute art 32 cost) autodeterminazione art 13 cost) della pretesa di eseguire la PMA eterologa, il Tribunale afferma “il diritto dei ricorrenti a ricorrere alla procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo secondo le migliori e accertate pratiche mediche; autorizza la società convenuta ad applicare la tecnica richiesta dalla coppia ricorrente nel rispetto delle disposizioni richiamate in motivazione e delle più aggiornate ed accreditate conoscenze tecnico-scientifiche in materia di PMA con donazione di gameti; In conclusione Dopo il presidente Tesauro anche il Tribunale di Bologna conferma che non vi è alcun vuoto normativo, che non vi è un pericolo medico sanitario né di anonimato o compatibilità genetica tra nato e donatore. Dunque posto che le norme tecniche e di dettaglio inerenti n di donazioni ed esami da effettuare hanno natura medica, esse dovranno essere contenute in atti amministrativi, Linee Guida (Statali e/o Regionali), e non in inutili leggi. In loro assenza i centri di PMA potranno comunque eseguire la PMA eterologa seguendo le Linee Guida elaborate dalle più accreditate organizzazioni scientifiche.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Carcere di Rossano Calabro, detenuti in condizioni inumane. E non volevano far entrare la parlamentare
Giuseppe Candido, Radicali: Ecco perché in Calabria serve subito il Garante dei diritti dei detenuti. Molte regioni d'Italia l'hanno già istituito, molti comuni sedi di istituti penitenziari anche. La politica calabra si dia una mossa per la vita del diritto che è diritto alla vita.
"Venerdì 8 agosto siamo stati al carcere di Palmi per fare un sit-in in sostegno del satyagraha di Rita Beranrdini (in sciopero della fame dal 30 giugno scorso) e Marco Pannella (in sciopero della fame e della sete, più volte interrotto e ricominciato per le esigenze di salute legate all'aver dovuto effettuare due interventi per rimuovere due tumori). Un satyagraha rivolto a chiedere allo stato, per le carceri, di garantire quel diritto alla salute sancito dalla costituzione ma che i medici penitenziari denunciano non potersi più garantire, fermare la mattanza dei suicidi nelle carceri che spesso avviene proprio nel primo periodo di detenzione per la mancanza di adeguate cure psichiatriche, e di fermare la tortura democratica del 41 bis inflitto a pazienti come Bernardo Provenzano, incapace di intendere e di volere, indipendentemente dalle condizioni di salute."
E' quanto si legge nella nota di Giuseppe Candido, esponente del Partito Radicale e segretario dell'associazione di volontariato culturale Non Mollare. "Mentre noi facevamo il sit-in a Palmi, l'On.le Enza Bruno Bossio, deputata del PD orginaria di Cosenza, - continua Candido – nello stesso giorno si è recata in visita ispettiva 'senza preavvisare' al carcere di Rossano con il compagno Radicale Emilio Quintieri che l'avrebbe dovuta accompagnare. Quello che ha trovato lo ha raccontato subito allo stesso Emilio Quintieri che, a stretto giro, ha avvisato altrettanto immediatamente Rita Bernardini; poi – ovviamente - l'ha intervistata da Radio Radicale Lorenzo Rendi. Durante l'intervista rilasciata lo scorso 11 agosto - nel silenzio degli altri media - la Bruno Bossio ha denunciato il persistere di condizioni inumane e degradanti, oltre al fatto che hanno tentato di non farla neanche entrare. Noi, " - conclude Candido – "come Radicali calabresi, oltre a ricordare ancora una volta che Rita Bernardini, segretaria nazionale di Radicali italiani, è in sciopero della fame dal 30 giugno assieme a Marco Pannella che, nonostante la sua malattia mette in gioco la vita e non molla la lotta di civiltà per la vita del diritto e il rispetto della legge nelle carceri, noi possiamo solo aggiungere che avevamo ragione a denunciare che le condizioni inumane e degradanti continuano a persistere nelle nostre patrie galere, anche in quelle calabre, e a chiedere con forza, per la Calabria, con prepotente urgenza, l'istituzione del garante regionale dei diritti delle persone private della libertà".
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Marco Pannella ospite di "TGCom24"
Bolognetti di nuovo a Corleto Perticara. Il racconto di una giornata particolare tra storia e petrolio.
Da Nuova del Sud, 17 agosto 2014(pag. 1 e 2)
U’ Programm – Tra la via Saurina e Tempa Rossa
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani
L’appuntamento è alle 15.00 in piazza del Plebiscito. Come sempre arrivo con una buona mezz’ora di anticipo. La piazza è deserta e il sole picchia forte. Mi guardo intorno e vedo l’ennesimo piccolo scrigno con tesori da scoprire e valorizzare. Storie ignote, dimenticate, di una terra nascosta e straordinaria che vive di paradossi.
Per la terza volta in pochi giorni mi ritrovo a Corleto Perticara per un approfondimento sulla vicenda delle discariche abusive di fanghi petroliferi e per capire a che punto siano i lavori per la costruzione del Centro Oli Total e l’impatto esercitato da questi in uno degli angoli più belli e suggestivi della Valle del Sauro.
Nell’agorà di Corleto manifesti, targhe, sigle e simboli descrivono il contesto in cui sono immerso. Lo stupendo campanile in stile arabo della chiesa di Santa Maria Assunta domina la piazza e riesce ad ipnotizzarmi. A pochi metri dal Municipio, la vista di un distributore della Esso strappa un sorriso amaro: in quest’angolo di Basilicata, diventato enclave della Total, il prezzo alla pompa di benzina e gasolio è tra i più cari d’Italia. Tra i più cari in un territorio dove tra pochi mesi verranno estratti dalle viscere del sottosuolo 50mila barili di greggio al giorno.
“U’ Programm”, urla un manifesto che annuncia una kermesse canora nella vicina Guardia Perticara. La manifestazione, come quasi tutto da queste parti, è sponsorizzata dalle multinazionali dell’oro nero. In questo caso a vestire i panni di Mecenate è la Total, accompagnata per l’occasione dalla Semataf - azienda che gestisce rifiuti speciali e pericolosi - e dalla Fri-El, che ha letteralmente invaso le campagne di Corleto con torri eoliche alte 50 metri. In basso a destra, sotto i simboli degli Enti patrocinanti, una scritta che suona beffa: “Investiamo sul nostro futuro”.
E in effetti, il futuro presente e passato lo troviamo a qualche centinaio di metri in linea d’aria e si chiama “Progetto Tempa Rossa”, con i suoi pozzi, i suoi rifiuti, il gigantesco centro di pre-raffinazione(190mila m2) in fase di ultimazione, le condotte che porteranno il greggio a Taranto attraverso l’oleodotto “Monte Alpi”, i fanghi di c/da Serra d’Eboli.
La piazza di Corleto con le sue dicotomie: da un lato la bacheca della Total e il manifesto che annuncia la IV edizione della Total Oil Cup e dall’altra il Museo Comunale, dove trovi tracce del Risorgimento lucano e di civiltà contadina, e il Sindaco che con orgoglio ti mostra la prima automobile full-electric della Basilicata in dotazione al locale corpo dei Vigili Urbani.
Il sindaco di Corleto, Rosaria Vicino, come viene spiegato sul sito del Comune mantiene le “competenze relative alla qualifica di Ufficiale di Governo per le Politiche energetiche(Idrocarburi, Eolico e Fotovoltaico)”; il suo sorriso, accompagnato da una parziale reticenza, fa da contraltare ai troppi sguardi chiusi e all’atteggiamento un po’ omertoso di quei residenti che a ripetizione ci hanno detto di non sapere dove si trovano i terreni contaminati.
Strano luogo Corleto, dove respiri una diffidenza che ha un che di atavico; dove viaggiando sulle strade del petrolio può capitare che piccole staffette, desiderose di relazionare chissà chi, inizino a seguirti e ad osservarti.
L’unico agricoltore che ha accettato di parlare della Total e dei cambiamenti che gli stanno piovendo addosso ci ha detto: “non ti dicono ‘vattinne’, ma ti mettono in condizione che dobbiamo essere noi a dire ‘mo ce ne sciamo’ ”.
No, a Corleto non c’è aria di rivolta, ma a volte incontri la rabbia e l’indignazione di chi si sente defraudato e osserva impotente i mutamenti che sconvolgo la millenaria pace di uno degli angoli più belli della Basilicata: una montagna sventrata, querce sradicate, masserie circondate da ruspe, trivelle e scavatori.
Rosaria Vicino mi mostra con orgoglio i tesori del suo Museo: la bandiera tricolore del risorgimento, l’aratro usato dai suoi avi. Il sindaco mi racconta fiera una storia sconosciuta e chiacchieriamo della visita di Zanardelli in Basilicata. Lo ammetto l’entusiasmo del primo cittadino è contagioso!
Intanto, a quattro anni di distanza dal sequestro dei terreni contaminati dai veleni contenuti nei fanghi petroliferi, ho potuto constare che sulla recinzione che ne delimita il perimetro non c'è nessuna indicazione di pericolo o cartelli che ricordino che l'area è sottoposta a sequestro giudiziario. I terreni di c/da Serra d’Eboli rischiano di diventare l’ennesimo non luogo, l’ennesima città senza nome di questa nostra Basilicata.
Capisco che l’agricoltore che aveva accettato di incontrarmi in realtà non ha nessuna voglia di parlare e si fa largo la sensazione che i miei ospiti volessero più che altro capire cosa sapessi io di certe storie. Si respira diffidenza, omertà e forse paura.
Nella piazza di Corleto è stata apposta una targa per ricordare Carmine Senise, Pietro e Michele Lacava. Sulla targa una frase: “Un popolo senza memoria è un popolo che non ha futuro”.
Già, la memoria che non c’è, quella persa e quella da riguadagnare.
Oggi(16 agosto) a Corleto canta Eduardo Bennato. Come sempre paga Total. E allora il circo petrolifero può andare avanti e i ricordi e il presente sfumano a ritmo di rock.
Il sindaco mi ha garantito che la prossima volta parleremo di petrolio. Io spero di poter ritrovare anche traccia di un epistolario tra Lacava e Zanardelli.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati