Politica
Intervista a Khalid Chaouki su visita centri di accoglienza per migranti in Sicilia(Pozzallo, Augusta e Cara Mineo)
India, elezioni legislative: corrispondenza di Claudio Landi da New Dehli
Intervista a Italo Piccoli sul bosus fiscale e l'effetto sui consumi
Dialoghi dAmianto: Intervista a Mario Murgia
Convegno "Albert Hirschman scienziato sociale"
Eutanasia, Ass. Coscioni: 8mila firme in meno di 24 ore. Domani ottavo presidio per chiedere discussione in Parlamento
Si terrà domani, mercoledì 7 maggio, dalle 09.30 alle 11.00 per l'ottava settimana consecutiva, il Presidio dell'Associazione Luca Coscioni a Piazza Montecitorio per chiedere al Parlamento, dopo 236 giorni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell'eutanasia, di fornire una risposta ai 79.000 firmatari. Si chiederà altresì un impegno ai capigruppo per la calendarizzazione della proposta, in modo da aprire un "sereno e approfondito dibattito" sul tema del fine-vita, così come auspicato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera inviata alla nostra Associazione il 18 marzo 2014.
Nel corso del presidio al quale prenderà parte Mina Welby, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni e prima firmataria della proposta di legge, sarà distribuito il testo di un appello rivolto ai Presidenti Boldrini e Grasso per la calendarizzazione della proposta che la stessa Mina Welby ha lanciato dal sito Change.org, appello che ha raccolto 8.000 firme in meno di 24.
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Lecture di Joseph E. Stiglitz Columbia University, Premio Nobel per l'economia nel 2001 "Can the Euro Be Saved? An Analysis of the Future of the Currency Union"
"Il diritto penitenziario tra fervori normativi e vischiosità organizzative"
Ucraina. Perduca: Occidente non vada in ordine sparso, chieda rispetto norme legalità internazionale e diritti della minoranza tatara
Dichiarazione di Marco Perduca, Rappresentate all’Onu del Partito Radicale:
Occorre che su quanto accade in Ucraina l’Occidente parli con una voce sola chiedendo tanto il rispetto dei patti raggiunti a Ginevra quanto quello del riconoscimento della giurisdizione della Corte penale internazionale da parte di Kiev per cui l’uso della forza sul territorio di quel paese è ancor più soggetto al diritto umanitario internazionale. Posto che mi par molto difficile invocare il rispetto di un accordo, come quello di Ginevra, avvenuto molto prima che provocazioni e reazioni violente avessero fatto precipitare la situazione e posto che comunque solo il confronto e il dialogo politico possono evitare il peggio – sempre che le centinaia di vittime civili e militari già non siano il “peggio” - bisogna che in seno al Consiglio d’Europa venga proposta una possibile via d’uscita dalla guerra civile che non deroghi dagli obblighi internazionali di tutte le parti interessate direttamente, e indirettamente, nel conflitto. In mancanza di corrispondenza a tali obblighi, oltre alle sanzioni penali, occorre prendere in considerazioni anche gravi decisioni politiche come fu fatto una quindicina d’anni fa proprio nei confronti della Federazione russa in occasione della seconda guerra di Cecenia. Occorre quindi far sapere a l’Ucraina e alla Russia che tra i possibili scenari ci può esser anche quello della sospensione delle loro delegazioni dal Consiglio d’Europa in attesa che la ragione prevalga sulle provocazioni e gli scontri armati. Allo stesso tempo occorre anche far sì che il 25 maggio prossimo si tengano le elezioni presidenziali perché sarebbe particolarmente difficile poter continuare a dialogare con un governo a scarsa “legittimazione democratica” in un momento in cui è a rischio l’integrità territoriale e la stabilità di ampie zone dell’Europa orientale. Infine mi permetto di segnalare ai paesi tradizionalmente più vicini alla Russia, quindi anche all’Italia, che in Crimea si stanno verificando pericolosissimi episodi di “liste di proscrizione” nei confronti della minoranza tatara, un ulteriore motivo per cui l’appello al rispetto della legalità internazionale e ai diritti umani dovrebbe esser al centro dei contatti anche bilaterali…© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Conferenza stampa sul tema 'Spending review: spese militari, non solo F35. Si puo' fare di piu''
Commissine Finanze e tesoro del Senato
Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza
Conferenza stampa per presentare la Giornata contro la pedofilia
Vecellio/Giustizia: non basta condividere, occorre fare. Il Ministro della Giustizia Orlando se e' davvero d'accordo con il Presidente della Repubblica Napolitano "urli": amnistia, indulto subito
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando fa sapere di condividere le valutazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e che esistono le condizioni per una riforma della giustizia; dunque e' necessario agire.
Condividere non e' sufficiente, occorre fare, scrive Valter Vecellio della direzione di Radicali italiani in una nota per il periodico "Notizie Radicali". E cosa si deve fare il presidente Napolitano lo ha autorevolmente e solennemente detto in almeno tre occasioni: durante il prestigioso convegno ospitato al Senato tre anni fa; in occasione del primo (e unico) messaggio inviato alle Camere; nel corso del colloquio con Papa Francesco che poco prima aveva telefonato a Marco Pannella per esprimergli solidarieta', vicinanza, sostegno. Occorre, come misura preliminare, condizione decisiva e fondamentale per poter avviare le riforme sulla giustizia, un provvedimento di amnistia e di indulto. Il ministro Orlando dunque lo dica, anzi lo gridi: per sanare la situazione intollerabile nelle carceri e nei tribunali, occorrono amnistia e indulto, subito. Sono gli unici provvedimenti che si possono adottare per superare lo stato comatoso della giustizia Italiana. Tutto il resto, assicurato e ipotizzato, sono solo pannicelli caldi, cortine fumogene fuorvianti. Orlando, se vuole, puo' farsi portatore nel Governo e nel PD, dell'unica, vera, riforma in grado di interrompere una miope e criminale politica decennale che ci ha portato all'attuale collasso. Se Orlando condivide i richiami e i moniti del presidente Napolitano deve gridare: amnistia e indulto subito! Sapra', vorra', potra' farlo?© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
L'assenza di reale informazione e democrazia nel nostro paese, la Rai, il suo ruolo, le sue censure, la partitocrazia, i radicali
Intervista alla costituzionalista Ida Angela Nicotra sul volume da lei curato: "L'eccezionale bis del Presidente della Repubblica Napolitano" (Giappichelli Editore)
Bolognetti su “morti bianche” Val Basento e denunce Aiea
Fonte Pisticci.com, 6 maggio 2014
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiane e Segretario di Radicali Lucani
Morti silenziate, morti che qualcuno vorrebbe rimuovere e far dimenticare. Morti, figlie di un’industrializzazione che ha prodotto soprattutto cassa integrazione e una pesantissima contaminazione di un’estesa area della Val Basento compresa tra i comuni di Ferrandina, Pisticci, Grottole, Miglionico, Pomarico e Salandra. Un’area che non a caso è tra i Siti di Bonifica di Interesse Nazionale e dove tutt’ora, e dopo lustri, la bonifica è al di là da venire. Intanto, i veleni che hanno contaminato tutte le matrici ambientali continuano a reclamare il loro tributo di morte.
Centinaia di lavoratori della Val Basento hanno dovuto barattare la salute per il lavoro. Un baratto infame consumatosi sulla pelle di chi per anni, inconsapevole, ha lavorato a contatto con sostanze tossico-nocive-cancerogene e tra queste la micidiale fibra killer: l’amianto. Chi sapeva, e avrebbe potuto intervenire per evitare la strage, ha taciuto. Come sempre accade, la strage di legalità e di diritto si traduce in strage di popoli.
I morti della Val Basento reclamano giustizia, così come un territorio martoriato dalla umana incoscienza e avidità reclama bonifica.
Per dirla con il Presidente dell’AIEA Vba Mario Murgia occorre dare un volto a coloro che ancora vagano nell’oblio e attendono una giustizia terrena oltre che una giustizia altrove.
Un primo passo potrebbe farlo la Procura della Repubblica di Matera, che da oltre un anno custodisce nei suoi cassetti un esposto-denuncia dell’Aiea(Associazione Italiana Esposti Amianto) sulle decine di morti verificatesi nell’ultimo decennio tra i dipendenti dello stabilimento Anic/Enichem.
Questo per non citare l’esposto indirizzato alla stessa Procura materana, datato 22 giugno 2010, nel quale si chiede di accertare le responsabilità dei datori di lavoro che hanno operato nella Val Basento(Eni, Snia, Liquichimica, Materit), in relazione alle innumerevoli malattie professionali e al decesso di decine e decine di lavoratori.
Il silenzio sulle “morti bianche” della Val Basento va spezzato e va resa giustizia a coloro che la reclamano.
L’Associazione Radicali Lucani si schiera, come già fatto in passato, al fianco di vittime, familiari e dell’Aiea che sta svolgendo un lavoro straordinario di documentazione, denuncia e proposta.
P.S.
Suggerisco alla Procura di Matera di dare un’occhiata alle video-inchieste che ho prodotto nel 2009 sull’area industriale della Val Basento. Sono certo che dalle stesse emergano numerose notizie di reato, incluso il disastro ambientale.
"Verdana","sans-serif"">Approfondimenti
"Verdana","sans-serif"">Dialoghi d’Amianto(Radio Radicale, 6 maggio 2014)
"Verdana","sans-serif"">Il Lavoro rende Liberi: Le morti Bianche di Ottana(Notizie Radicali, 16 maggio 2012)
"Verdana","sans-serif"">In sciopero della fame per le vittime dell’amianto(Adnkronos, 7 ottobre 2010)
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