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Carceri: Non basta torturare "un po' di meno"!
Una manciata di ore ci separa dalle decisioni della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: il 28 maggio è il giorno 0, il termine ultimo fissato dalla C.E.D.U. allo Stato italiano per porre fine alla tortura praticata nei confronti dei detenuti ristretti nelle nostre carceri. Eppure finora nulla è stato fatto. Nonostante il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nonostante il suo "non si perda neanche un giorno", nonostante le iniziative nonviolente che i radicali in questi mesi hanno messo in atto: dallo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella a quello di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, dagli appelli diffusi e sottoscritti da numerose personalità alle lettere inviate al Capo dello Stato.
le iniziative radicali degli ultimi mesi- Il Dossier radicale a Strasburgo
- La lettera del Partito Radicale acquisita dal Consiglio d'Europa
- La lettera di Rita Bernardini al Presidente della Repubblica
- L'appello "Abbiamo contato gli anni ora contiamo i giorni"
Da tempo l'iniziativa radicale su carceri e giustizia si esprime attraverso il Satyagraha, per risvegliare l'anima della democrazia. Il suo obiettivo non poteva essere più chiaro: chiedere alle nostre istituzioni di porre in atto tutti i provvedimenti legislativi volti ad eseguire quanto richiesto dalla Corte di Strasburgo con la sentenza Torreggiani e cioè a rimuovere le cause strutturali e sistemiche del sovraffollamento carcerario che generano i trattamenti disumani e degradanti nelle nostre carceri (violazione dell’art. 3 della Convenzione – TORTURA).
In questi mesi di silenzio e inerzia delle istituzioni italiane ininterrotti sono stati i solleciti radicali: non da ultimo la scelta di non partecipare alle consultazioni per il Parlamento europeo, perché svoltesi nella più profonda illegalità costituzionale, perché malgrado l’urgenza del problema nessuna delle liste ha saputo spendere una sola parola sulla giustizia e sulle condizioni infamanti delle nostre carceri.
Il 9 maggio scorso, il Consiglio d'Europa ha acquisito come documento di lavoro la lettera del Partito Radicale relativa all'illegalità costituzionale in Italia, inviata da Emma Bonino, Marco Pannella e Marco Perduca al Comitato dei ministri europeo. Nel documento si affrontavano punto per punto tutte le "rassicurazioni" fornite dall'Italia al Consiglio d'Europa in merito alle misure e riforme necessarie per corrispondere alla sentenza Torreggiani.
Ed è di questi giorni un ampio dossier recapitato a Strasburgo, frutto del lavoro di Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani, e dell'avvocato Deborah Cianfanelli, membro di Direzione di Radicali Italiani: oltre 50 pagine di analisi sulla mancata ottemperanza da parte del nostro Paese rispetto alle indicazioni ricevute sui trattamenti inumani e degradanti dei detenuti, a comprovare che lo stato di illegalità -purtroppo- è ancora in corso.
Gli ultimi comunicati su carceri e iniziative- Carceri/Bernardini: L'Italia deve cancellare i trattamenti inumani
- Carceri/Bernardini: mentre la burocrazia UE si agita, noi Radicali depositiamo oggi il nostro dossier in Europa
- Carceri/Smentiti tutti i dati del Ministero. Il “j’accuse” di Rita Bernardini a Strasburgo
- Carceri/Bernardini al Ministro Orlando: Ascolta Pannella che cerca di parlare anche a te con la forza della nonviolenza
- Pannella, ancora fame di amnistia e indulto. Prosegue la lotta del leader radicale. Nostra campagna per farlo senatore
"Chi garantisce la governance?"
Intervista a Stefano Santarossa sulle visite nelle carceri di Trieste, Tolmezzo e Pordenone
Conferenza stampa di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale per commentare i risultati delle elezioni
Nella Basilicata, vicina più che a Bruxelles a Pyongyang, tocca rispondere ai farisei della Sel.
Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani.
Prendo atto che per gli ineffabili rappresentati di Sinistra senza ecologia e senza libertà, l’unico vero attentato al diritto dei cittadini italiani a poter conoscere per deliberare è rappresentato dagli 8-9 secondi, che, nell’ambito di un lungo servizio dedicato al voto, il Tgr Basilicata ha voluto dedicare alla mia decisione di recarmi alle urne per rifiutare la scheda e far verbalizzare le ragioni del mio non-voto. Intollerabile, per i nostri “sinistri” amici della Selle, che per un attimo si sia aperta una finestra sulla scelta politica a tutto tondo di chi nemmeno ha potuto spiegare le ragioni di una non presenza in queste sedicenti elezioni.
La mia decisione di rifiutare la scheda era una notizia e come tale meritevole di essere riportata. Laddove, gioverà ricordarlo, i Radicali non hanno presentato liste in queste elezioni Europee e in nessuno dei 55 comuni lucani in cui si è votato.
La nostra scelta di non avallare questa ennesima tornata elettorale taroccata non è stata ritenuta meritevole di una qualche riflessione da parte degli esponenti di un partito, che, da farisei quali sono, ora si strappano le vesti per una “pillola” di informazione che ha sommariamente riferito le ragioni di una scelta.
Su tutto il resto, quelli della Selle non hanno proferito verbo, ad iniziar dai dati del “Centro d’ascolto dell’informazione Radiotelevisiva” che documentano l’eliminazione di Marco Pannella, dei Radicali e dell’agenda politica radicale.
Non una parola da parte di Sel quando ho ripetutamente affermato che “l’unica rottamazione in atto nel nostro Paese - in stato avanzato di realizzazione - è la rottamazione dello Stato di diritto, della legalità costituzionale, del Diritto, dei Diritti Umani e di una democrazia, che in questo settantennio repubblicano si è fatta sempre più “democrazia reale”.
Non una parola da parte di chi è e si fa stampella di regime e del regime sul reiterato attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani, che è fattispecie penalmente rilevante prevista dall’art. 294 del Codice penale.
Non una parola sul nostro incessante ripetere che “senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.
Non una parola su quanto denunciammo in occasione delle regionali del 2010 e che resta attuale oggi più di ieri: “Se - come è purtroppo ormai probabile – si dovesse giungere al voto regionale[…]nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia, la decisione del parteciparvi o no s’impone sin d’ora come gravissimo, inevitabile problema di coscienza dinanzi all’inverarsi (per nonviolenti democratici quali siamo)del sicuro rischio di incorrere nel reato di complicità con opere di un Regime che negano radicalmente diritti umani, costituzionali, internazionali, individuali e collettivi; Regime che tende e sempre più riesce a ridurre lo Stato a mera copertura legalistica di questi crimini”.
Non una parola, nel 2009, sull’appello che, in occasione delle Europee, Marco Pannella ebbe a rivolgere al Presidente Napolitano: “Nella presente legislatura, come Lei ben sa, la partitocrazia ha operato in modo tale da impedire all’attuale Parlamento dei nominati l’esercizio delle sue proprie funzioni costituzionalmente rilevanti di Indirizzo e di Controllo; e poter così del tutto sopprimere perfino il diritto tradizionale alle Tribune politiche e agli “accessi” dei soggetti politici e sociali. Finora questo era diritto democratico di tutti i cittadini italiani e non mero privilegio corporativo di settori e organismi di Regime, volto al compimento di quanto previsto, tra l’altro, dall’art. 49 della Costituzione. È questa, e non altra, la realtà politica italiana quale ci appare: antidemocratica e opposta a un qualsiasi Stato di Diritto. Non meno, anche se diversamente, che a Tripoli, a Mosca, a Pechino, sempre più capitali di riferimento di questo nostro Paese”.
Non una parola in questa campagna elettorale sull’ultimatum rivolto al nostro Paese dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ci ha intimato di interrompere entro e non oltre il 28 maggio i trattamenti inumani e degradanti che riserviamo agli ospiti delle nostre patrie galere.
Non una parola sul nostro tentativo di innescare una riflessione sullo stato della democrazia in un paese dove non vige lo Stato di diritto e dove la Costituzione scritta è stata sostituita da tempo dalla Costituzione materiale.
No, per gli scribi e farisei della Sel queste cose non meritano una riflessione, non meritano dibattito.
Il problema è tutto nei pochi secondi che il Tgr ha dedicato alla scelta di chi ha inteso esercitare un diritto.
Tutto qua, cari “sinistri” compagni?
In una prossima puntata conto di tornare sui patenti brogli che hanno caratterizzato le regionali 2013. Anche questa una storia che non ha goduto delle vostra attenzione. E come potevate occuparvene, del resto, visto quello che abbiamo fatto emergere.
Prendo atto che in una Basilicata sempre più vicina Pyongyang ed emblema della “Peste italiana”, l'attenzione di Sinistra senza ecologia e senza libertà si è appuntata sull’eccezione che conferma la regola.
Il loro problema, il problema dei tartufi di sempre, di chi è abituato alla politica del doppio binario, è uno e uno soltanto: poter partecipare alla spartizione del bottino. Le questioni attinenti lo Stato di diritto, la legalità costituzionale, il diritto al poter conoscere per deliberare non appartengono a lor signori. Oggi come ieri.
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