Politica
Perché alle elezioni europee 2014 non ci sono né liste, né candidati radicali. Intervista a Rita Bernardini.
Notiziario dalla guerra alla droga
Dichiarazione di voto di Silvio Viale e Giulio Manfredi: Alle regionali voteremo PD con preferenza Boni, alle europee PD con preferenza Bresso
Silvio Viale (presidente Comitato nazionale Radicali Italiani, consigliere comunale) e Giulio Manfredi (Direzione Radicali Italiani, segretario Associazione radicale Adelaide Aglietta):
Igor Boni si è iscritto per la prima volta al Partito Radicale nel 1986; da allora ha rinnovato sempre l'iscrizione ed è attualmente iscritto sia al Partito Radicale transnazionale sia a Radicali Italiani. E' stato per vari anni segretario dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta, di cui ora è presidente.
Ma al di là e al di sopra delle cariche, Igor è da 28 anni un militante radicale, giorno per giorno, ogni giorno; ha partecipato a tutte le iniziative radicali di questi anni, dimostrando capacità di azione non comune; sempre impegnando tempo, intelligenza e denaro, senza ricevere in cambio nulla se non la soddisfazione di fare politica in modo onesto e pulito.
La capacità di dialogo di Igor gli porterà sicuramente preferenze da mondi e contesti non radicali; anche per questo, dai radicali di Torino e provincia deve arrivare a Igor Boni, nell'urna, un voto convinto, per la storia di Igor, per quanto Igor rappresenta oggi e per dargli forza per le lotte future.
Per le elezioni europee voteremo PD dando la preferenza a Mercedes Bresso; se la merita soprattutto per la sua lotta per la legalità, ostinata, durata quattro anni, che ha avuto ragione sia degli attacchi feroci di Cota e compagni (questo centrodestra è sceso per due volte in piazza per difendere Giovine e le sue firme false e Pichetto ha imbarcato per la terza volta la lista dei Pensionati ex Giovine) sia di un PD che fino a poco prima della vittoria finale non comprese l'importanza di quella lotta. Noi, con Igor Boni in prima fila, siamo stati accanto alla Bresso per quattro anni; lo saremo anche domenica con il nostro voto.
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'Democrazia e Internet. Il lato oscuro della Rete'. Incontro con Evgeny Morozov
Intervista a federico Tulli su suo libro "Chiesa e pedofilia, il caso italiano" edito dall?asino d'oro
Vecellio/elezioni. Non c'è peggio, sono tutti affratellati nella divisione della torta partitocratica. Sulla scheda scrivere Giustizia, Amnistia, Libertà
Credo che l'organizzazione Radicali italiani non possa e non debba dare alcuna indicazione di voto per le ormai prossime elezioni al Parlamento europeo e le amministrative. E' quanto scrive Valter Vecellio sul periodico "Notizie Radicali". Il gioco elettorale, scrive Vecellio e' da tempo completamente falsato, confiscato, e se possibile, oggi in occasione di queste elezioni la situazione e' ulteriormente degradata. Non ci sono insomma le condizioni per "giocare" e tutti i concorrenti in gara sono "figli" di una identica logica perversa, che comporta anche enormi interessi concreti che, come documentano le cronache quotidiane, li affratellano tutti. Pensare che si possa individuare in un Renzi un qualcosa di "meno peggio" di un Beppe Grillo o di un Silvio Berlusconi e' nel migliore dei casi illusorio e miope. A livello individuale, naturalmente, i radicali, come sempre, possono votare candidati e liste che risultano loro meno sgraditi, e sgradevoli, meno illusori, meno falsificanti. Ma il problema non e' mandare a Strasburgo o in un palazzo regionale questo o quel candidato. Il problema e' il tipo di politica che si vuole portare avanti, di cui ci vuole essere interpreti e protagonisti. Per quel che riguarda le tematiche ritenute prioritarie dai radicali nessun partito, nessun candidato ha fiatato e fiatera'. Tutti insieme appassionatamente si preparano a spartirsi e a ingollare l'ennesima torta. I singoli possono accettare questo miserabile gioco. Propongo pero' che le organizzazioni della galassia radicale se proprio devono e vogliono dare una indicazione di voto suggeriscano di scrivere sulla scheda: Amnistia, Giustizia, Libertà
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Bolognetti: La mia dichiarazione di Non-Voto. A futura memoria…
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani
L’unica rottamazione in atto nel nostro Paese - in stato avanzato di realizzazione - è la rottamazione dello Stato di diritto, della legalità costituzionale, del Diritto, dei Diritti Umani e di una democrazia, che in questo settantennio repubblicano si è fatta sempre più “democrazia reale”.
Con Marco Pannella, con Rita Bernardini, con i miei compagni radicali, abbiamo incardinato una lotta per richiamare il nostro Stato al rispetto della sua propria legalità. Questa nostra lotta, come altre, è stata di fatto resa clandestina.
L’attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani prosegue e ad un popolo che si vuole plebe, quotidianamente convocato nella piazza Venezia mediatica, è stata ad oggi negata la possibilità di sapere perché proponiamo un provvedimento di Amnistia, che è di Amnistia per la Repubblica, per uno Stato, il nostro, che sul piano tecnico-giuridico è uno Stato criminale.
Tutto questo avviene in un contesto in cui è negato dibattito e conoscenza su qualsiasi tema che abbia davvero una qualche importanza per il futuro del nostro Paese, dell’Europa, di questo nostro piccolo pianeta.
Il comune denominatore di questa campagna elettorale per eleggere il Parlamento Europeo è la rissa, l’insulto, e si odono gli echi di antichi retaggi che hanno appestato il XX secolo.
In un documento che, manco a dirlo, è stato condannato alla clandestinità – “La Peste italiana” – abbiamo provato a raccontare la realtà di un regime dove da tempo la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale.
Nella seconda edizione provvisoria de “La Peste”, non a caso, abbiamo voluto riportare la frase di un gerarca fascista, Bottai, che nel maggio del ‘45 ebbe ad affermare: “Il ritorno attuale ai partiti è una reazione momentanea, giustificabilissima. Si tratta di una rinascenza provvisoria che dal suo stesso impulso interiore sarà condotta a processo unitario. Codesto processo sarà qualificato antifascismo”.
Come dire: dal partito unico del fascio, al fascio unico dei partiti del settantennio.
In un dibattito politico, o per meglio dire partitocratico, sempre più asfittico e bizantino, di certo non è possibile far sapere al popolo sovrano che, in base a un precetto del Consiglio d'Europa, non è possibile cambiare le leggi elettorali a meno di un anno dalle elezioni.
Quattro anni fa, in occasione delle elezioni regionali, denunciavamo le “elezioni vietate” e affermavamo che “senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.
In quel documento scrivevamo: “Se - come è purtroppo ormai probabile – si dovesse giungere al voto regionale del 28/29 marzo nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia, la decisione del parteciparvi o no s’impone sin d’ora come gravissimo, inevitabile problema di coscienza dinanzi all’inverarsi (per nonviolenti democratici quali siamo)del sicuro rischio di incorrere nel reato di complicità con opere di un Regime che negano radicalmente diritti umani, costituzionali, internazionali, individuali e collettivi; Regime che tende e sempre più riesce a ridurre lo Stato a mera copertura legalistica di questi crimini”.
Se qualcosa è cambiato da allora, è cambiato in peggio, come testimoniato dalle politiche 2013 e dalle regionali lucane del novembre 2014.
Molto raccontano dello stato comatoso della nostra democrazia e della negazione del diritto a poter conoscere per deliberare i dati elaborati dal “Centro d’Ascolto” radicale e lo straordinario lavoro fatto da Gianni Betto. Ma - ahinoi, ahimè - anche questi preziosi documenti sono e restano clandestini, conoscenza riservata a pochi.
E certo gioverà ricordare a noi stessi e a chiunque potrà essere raggiunto da questo messaggio, che in occasione delle elezioni europee del 2009, a pochi giorni dal voto, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani nemmeno sapeva della presenza della Lista Bonino-Pannella. Il 15 maggio di quell’anno, Marco Pannella, nell’annunciare l’inizio di uno sciopero assoluto della fame e della sete nel quadro del Satyagraha per la libertà la giustizia e la pace, indirizzava una lettera aperta al Presidente della Repubblica, nella quale tra l’altro scriveva: “Nella presente legislatura, come Lei ben sa, la partitocrazia ha operato in modo tale da impedire all’attuale Parlamento dei nominati l’esercizio delle sue proprie funzioni costituzionalmente rilevanti di Indirizzo e di Controllo; e poter così del tutto sopprimere perfino il diritto tradizionale alle Tribune politiche e agli “accessi” dei soggetti politici e sociali. Finora questo era diritto democratico di tutti i cittadini italiani e non mero privilegio corporativo di settori e organismi di Regime, volto al compimento di quanto previsto, tra l’altro, dall’art. 49 della Costituzione. È questa, e non altra, la realtà politica italiana quale ci appare: antidemocratica e opposta a un qualsiasi Stato di Diritto. Non meno, anche se diversamente, che a Tripoli, a Mosca, a Pechino, sempre più capitali di riferimento di questo nostro Paese”.
Nel settantennio partitocratico di metamorfosi del male, questo tesoro di lotta, di dialogo, di proposta e di iniziativa politica semplicemente non esiste. Il dibattito, se così vogliamo chiamarlo, lo si fa sui “costi della politica”, ma certo non sui “costi dell’antidemocrazia” e non sulla “strage di legalità che si fa strage di popoli”. Verrebbe da dire che fino a quando il tempio della democrazia continuerà ad essere occupato da scribi e farisei, non ci saranno elezioni ma solo partite truccate.
Nel 1930, Ernesto Rossi, in una lettera inviata dal carcere di Bergamo, scriveva: “Ho sempre seguito la strada che mi indicava la mia coscienza, e veramente non ho nulla da rimproverarmi. Per questo, nonostante le giornate mi sembrino lunghe e le notti senza fine, sono in completa armonia con me stesso: è questo l’essenziale”.
Ecco, anch’io voglio e devo seguire la mia coscienza, ed è per queste ragioni che domani mi recherò al seggio di queste ennesime elezioni farsa per far vernalizzare le ragioni del mio non- voto e magari per affermare che in queste sedicenti elezioni di tutto si è parlato tranne che del "sogno" che fu di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e che è di Marco Pannella e certamente nostro. Il “sogno” di noi federalisti europei, che abbiamo deciso di non avallare con la nostra presenza questa farsa antidemocratica, che qualcuno chiama elezioni. Mi recherò al seggio per far verbalizzare che noi vorremmo una patria Europea contro l'Europa delle patrie e che occorre lottare per arginare il risorgere di ideologie che hanno appestato il XX secolo.
Mentre si discute di processi sommari in piazzali Loreto virtuali e di tutto si parla tranne che dell' "I have a dream" di Altiero, Ernesto, Eugenio, Marco, il topolino de "La Peste" di Orano è diventato una zoccola.
Antidemocrazia, "democrazia reale", totale assenza di contenuti e di dibattito, in una gigantesca, triste e ridicola rissa che qualcuno vorrebbe spacciare per elezioni democratiche.
Auguri a noi tutti...ne abbiamo davvero bisogno.
P.S.
Chiederò al Presidente di seggio di poter allegare alla mia dichiarazione una copia del Manifesto di Ventotene. Parafrasando Sciascia: a futura memoria, se la memoria avrà un futuro.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
Fatto in Italia
Bolognetti: La mia dichiarazione di Non-Voto. A futura memoria…
Di Maurizio Bolognetti, Direzione Radicali Italiani e Segretario di Radicali Lucani
L’unica rottamazione in atto nel nostro Paese - in stato avanzato di realizzazione - è la rottamazione dello Stato di diritto, della legalità costituzionale, del Diritto, dei Diritti Umani e di una democrazia, che in questo settantennio repubblicano si è fatta sempre più “democrazia reale”.
Con Marco Pannella, con Rita Bernardini, con i miei compagni radicali, abbiamo incardinato una lotta per richiamare il nostro Stato al rispetto della sua propria legalità. Questa nostra lotta, come altre, è stata di fatto resa clandestina.
L’attentato ai diritti civili e politici dei cittadini italiani prosegue e ad un popolo che si vuole plebe, quotidianamente convocato nella piazza Venezia mediatica, è stata ad oggi negata la possibilità di sapere perché proponiamo un provvedimento di Amnistia, che è di Amnistia per la Repubblica, per uno Stato, il nostro, che sul piano tecnico-giuridico è uno Stato criminale.
Tutto questo avviene in un contesto in cui è negato dibattito e conoscenza su qualsiasi tema che abbia davvero una qualche importanza per il futuro del nostro Paese, dell’Europa, di questo nostro piccolo pianeta.
Il comune denominatore di questa campagna elettorale per eleggere il Parlamento Europeo è la rissa, l’insulto, e si odono gli echi di antichi retaggi che hanno appestato il XX secolo.
In un documento che, manco a dirlo, è stato condannato alla clandestinità – “La Peste italiana” – abbiamo provato a raccontare la realtà di un regime dove da tempo la Costituzione scritta è stata sostituita dalla Costituzione materiale.
Nella seconda edizione provvisoria de “La Peste”, non a caso, abbiamo voluto riportare la frase di un gerarca fascista, Bottai, che nel maggio del ‘45 ebbe ad affermare: “Il ritorno attuale ai partiti è una reazione momentanea, giustificabilissima. Si tratta di una rinascenza provvisoria che dal suo stesso impulso interiore sarà condotta a processo unitario. Codesto processo sarà qualificato antifascismo”.
Come dire: dal partito unico del fascio, al fascio unico dei partiti del settantennio.
In un dibattito politico, o per meglio dire partitocratico, sempre più asfittico e bizantino, di certo non è possibile far sapere al popolo sovrano che, in base a un precetto del Consiglio d'Europa, non è possibile cambiare le leggi elettorali a meno di un anno dalle elezioni.
Quattro anni fa, in occasione delle elezioni regionali, denunciavamo le “elezioni vietate” e affermavamo che “senza democrazia non vi sono elezioni, ma solo violente finzioni contro i diritti civili e umani”.
In quel documento scrivevamo: “Se - come è purtroppo ormai probabile – si dovesse giungere al voto regionale del 28/29 marzo nelle attuali condizioni di negate legalità e democrazia, la decisione del parteciparvi o no s’impone sin d’ora come gravissimo, inevitabile problema di coscienza dinanzi all’inverarsi (per nonviolenti democratici quali siamo)del sicuro rischio di incorrere nel reato di complicità con opere di un Regime che negano radicalmente diritti umani, costituzionali, internazionali, individuali e collettivi; Regime che tende e sempre più riesce a ridurre lo Stato a mera copertura legalistica di questi crimini”.
Se qualcosa è cambiato da allora, è cambiato in peggio, come testimoniato dalle politiche 2013 e dalle regionali lucane del novembre 2014.
Molto raccontano dello stato comatoso della nostra democrazia e della negazione del diritto a poter conoscere per deliberare i dati elaborati dal “Centro d’Ascolto” radicale e lo straordinario lavoro fatto da Gianni Betto. Ma - ahinoi, ahimè - anche questi preziosi documenti sono e restano clandestini, conoscenza riservata a pochi.
E certo gioverà ricordare a noi stessi e a chiunque potrà essere raggiunto da questo messaggio, che in occasione delle elezioni europee del 2009, a pochi giorni dal voto, la stragrande maggioranza dei cittadini italiani nemmeno sapeva della presenza della Lista Bonino-Pannella. Il 15 maggio di quell’anno, Marco Pannella, nell’annunciare l’inizio di uno sciopero assoluto della fame e della sete nel quadro del Satyagraha per la libertà la giustizia e la pace, indirizzava una lettera aperta al Presidente della Repubblica, nella quale tra l’altro scriveva: “Nella presente legislatura, come Lei ben sa, la partitocrazia ha operato in modo tale da impedire all’attuale Parlamento dei nominati l’esercizio delle sue proprie funzioni costituzionalmente rilevanti di Indirizzo e di Controllo; e poter così del tutto sopprimere perfino il diritto tradizionale alle Tribune politiche e agli “accessi” dei soggetti politici e sociali. Finora questo era diritto democratico di tutti i cittadini italiani e non mero privilegio corporativo di settori e organismi di Regime, volto al compimento di quanto previsto, tra l’altro, dall’art. 49 della Costituzione. È questa, e non altra, la realtà politica italiana quale ci appare: antidemocratica e opposta a un qualsiasi Stato di Diritto. Non meno, anche se diversamente, che a Tripoli, a Mosca, a Pechino, sempre più capitali di riferimento di questo nostro Paese”.
Nel settantennio partitocratico di metamorfosi del male, questo tesoro di lotta, di dialogo, di proposta e di iniziativa politica semplicemente non esiste. Il dibattito, se così vogliamo chiamarlo, lo si fa sui “costi della politica”, ma certo non sui “costi dell’antidemocrazia” e non sulla “strage di legalità che si fa strage di popoli”. Verrebbe da dire che fino a quando il tempio della democrazia continuerà ad essere occupato da scribi e farisei, non ci saranno elezioni ma solo partite truccate.
Nel 1930, Ernesto Rossi, in una lettera inviata dal carcere di Bergamo, scriveva: “Ho sempre seguito la strada che mi indicava la mia coscienza, e veramente non ho nulla da rimproverarmi. Per questo, nonostante le giornate mi sembrino lunghe e le notti senza fine, sono in completa armonia con me stesso: è questo l’essenziale”.
Ecco, anch’io voglio e devo seguire la mia coscienza, ed è per queste ragioni che domani mi recherò al seggio di queste ennesime elezioni farsa per far vernalizzare le ragioni del mio non- voto e magari per affermare che in queste sedicenti elezioni di tutto si è parlato tranne che del "sogno" che fu di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e che è di Marco Pannella e certamente nostro. Il “sogno” di noi federalisti europei, che abbiamo deciso di non avallare con la nostra presenza questa farsa antidemocratica, che qualcuno chiama elezioni. Mi recherò al seggio per far verbalizzare che noi vorremmo una patria Europea contro l'Europa delle patrie e che occorre lottare per arginare il risorgere di ideologie che hanno appestato il XX secolo.
Mentre si discute di processi sommari in piazzali Loreto virtuali e di tutto si parla tranne che dell' "I have a dream" di Altiero, Ernesto, Eugenio, Marco, il topolino de "La Peste" di Orano è diventato una zoccola.
Antidemocrazia, "democrazia reale", totale assenza di contenuti e di dibattito, in una gigantesca, triste e ridicola rissa che qualcuno vorrebbe spacciare per elezioni democratiche.
Auguri a noi tutti...ne abbiamo davvero bisogno.
P.S.
Chiederò al Presidente di seggio di poter allegare alla mia dichiarazione una copia del Manifesto di Ventotene. Parafrasando Sciascia: a futura memoria, se la memoria avrà un futuro.
© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati