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PASSAGGIO A SUD EST - La realtà politica dell'Europa sud orientale
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Roma, Magi: Morgante segnava discontinuità con passato. Risanamento resti obiettivo principale Giunta
Come Radicali continueremo a vigilare su gestione finanziaria del Comune
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere comunale Radicale eletto nella Lista civica Marino Ho sempre creduto che la presenza nella Giunta dell'assessore Morgante fosse di fondamentale importanza per segnare una discontinuità netta con la gestione finanziaria del Comune di Roma negli ultimi anni. Anni in cui attraverso una folle gestione delle risorse pubbliche si è prodotto un debito spaventoso, un carico enorme di pressione fiscale, un disastro nei servizi pubblici e l'opacità di molte procedure amministrative. Un assessore al bilancio con le caratteristiche di Daniela Morgante costituiva una garanzia per i cittadini romani e non vorrei che il suo congedo sia anche frutto delle forti resistenze al risanamento economico e finanziario della Capitale che rappresenterebbe un veri cambio di regime Noi Radicali siamo invece convinti che il risanamento debba restare il primo obiettivo di questa consiliatura, per questo continueremo a vigilare, come facciamo da anni, sulla gestione finanziaria del Comune. Auspichiamo, per il bene della città, che chi assumerà le deleghe del bilancio continui a tenere ben presente questa priorità.© 2014 Partito Radicale. Tutti i diritti riservati
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Le aziende pubbliche, la forma societaria privata, le scelte politiche partitocratiche, il patto del Nazareno, i nominati2.0: #Italiastaiserena
Alessandro Massari, Direzione nazionale di radicali Italiani
Nel corso dell’ultimo comitato di Radicali Italiani abbiamo denunciato la nuova forma - privata - che la politica e i partiti hanno adottato in questi ultimi 20 anni per mantenere il controllo delle più importanti società italiane. La sostanza è quasi immutata rispetto agli anni ’90 - ove la forma pubblica era preponderante - grazie a un semplice effetto ottico distorcente che ha simulato una modernità fittizia e ci ha lasciato una privatizzazione finta. Infatti i vertici delle società rimangono nominati dalla politica, frutto di intrecci robusti, di comuni interessi spartitori tra i partiti, di dibattiti televisivi fuorvianti, per simulare una distinzione inesistente nei fatti. Con scelte non sempre basate sul merito. Ultimo fatto in ordine cronologico a testimoniare questa lettura è il noto patto del Nazareno, foriero di riforme inutili e dannose e che esplicitamente rende ancor oggi manifesta la continuità e la coincidenza di interessi esistente nell’intero sistema partitocratico italiano, ed i sistemi utilizzati che hanno portato alle nomine dei dirigenti delle società in mano al ministero del Tesoro.
Vediamo allora chi sono i nuovi dirigenti di società solo apparentemente private e da quali esperienze provengono.
Emma Marcegaglia all'Eni, imprenditrice, dopo le scialbe vicende che l’hanno vista in precedenza alla guida di Confindustria, non lascia ben sperare per la compagnia del cavallino a sei zampe.
Luisa Todini alle Poste, già parlamentare di FI, dal luglio 2012 consigliere d’amministrazione RAI, l’azienda che dovrebbe fornire il servizio pubblico dell’informazione e che invece dilapida denari in trasmissioni inutili e dibattiti dannosi perché parziali, in grado di manipolare la conoscenza, con i conti rigorosamente in rosso.
Patrizia Grieco all'Italgas, ex amministratore delegato Olivetti, in precedenza alla FIAT. Ottima manager nel settore media, viene messa in un posto dove non ha le migliori competenze.
Carla Bastioli a Terna, proveniente da Novamont, importante azienda nella produzione di chimica e plastica, dove naturalmente non si è mai occupata di reti per la trasmissione di energia elettrica.
Claudio Descalzi all’ENI, in perfetta continuità con Scaroni, di cui è stato stretto collaboratore, il manager che ha stipulato patti coi dittatori come Putin e Gheddafi.
Francesco Starace all'Enel, anche lui da anni nell’azienda, noto per aver tagliato pubblicità ai media che criticavano la sua scelta di quotare in borsa Green Power ai tempi in cui ne era direttore generale.
Mauro Moretti passa dalle Ferrovie a Finmeccanica, la fondamentale holding dell'aerospazio e della difesa. Uno spostamento difficilmente spiegabile se non alla luce della polemica sugli stipendi dei manager che lo ha visto recentemente protagonista. Un economista competente, impiegato in un settore strategico che non conosce.
Gianni De Gennaro è l’unico tra i manager confermati. Rimane Presidente di Finmeccanica, incarico assunto nel luglio 2013, anche in seguito agli scandali del gruppo che hanno indotto a scegliere un investigatore, infatti è stato capo della polizia dal 2000 al 2007.
Molti hanno criticato il basso profilo di alcuni di questi alti dirigenti pubblici, frutto di scelte fatte in base ai criteri detti, che appaiono ancora quelli del mitico manuale Cencelli. Non esiste più quel sistema misto pubblico privato tipico della prima repubblica, l’IRI e il sistema Beneduce, per intenderci, che almeno formava tecnici altamente professionali e capaci.
Oggi, i figli chi non fanno parte delle famiglie che contano, anche se sono manager bravi, preferiscono divenire “cervelli in fuga”. Fuggono all’estero e stanno lontani da questa Paese ove la Politica decide tutto in base a logiche inefficienti, inefficaci, antieconomiche. Fuggono perché sanno che oggi si può esser premiati anche senza merito, ma che si può essere “scaricarti” con la stessa naturalezza e senza alcun motivo; o meglio, perché si è mantenuta la schiena dritta, si è agito per il bene comune senza ascoltare i “suggerimenti” di partiti, sindacati, imprese assistite.
Renzi, come per la fase della formazione del Governo, ha incassato molti no. Lui non è un cervelo in fuga, rimane, e quando va all’estero la stampa del Paese che lo accoglie neanche se ne accorge.
Come abbiamo già affermato pochi giorni fa nella mozione conclusiva del Comitato nazionale di Radicali Italiani, e che pare trovar conferma nella vicenda delle nomine, ribadiamo che “Il Comitato di Radicali italiani evidenzia come la partitocrazia abbia assunto negli ultimi 20 anni nuove forme, mantenendo le vecchie pratiche, da sempre evidenziate dall’analisi radicale. Oggi si struttura in oligarchie e reti di potere legate o interne a partiti e corporazioni. Questa “nuova” partitocrazia occupa le strutture economiche della società italiana conservando i vizi del consociativismo e del metodo spartitorio. Essa non agisce più prioritariamente tramite le Istituzioni e le assemblee elettive, ma attraverso un’enorme area solo formalmente privata, di fatto sottoposta a controllo partitocratico.”
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