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Speciale Giustizia
Unioni Civili, Mancuso venga in Campidoglio a vedere se davvero Pd è garanzia
Dichiarazione di Riccardo Magi, consigliere Capitolino Radicale eletto nella Lista civica Marino
Invito Aurelio Mancuso, responsabile Diritti del Pd romano, a frequentare più spesso il Campidoglio per rendersi conto di quali siano gli ostacoli che impediscono non solo l'approvazione ma persino il dibattito in aula su temi rilevanti per i diritti dei cittadini come le Unioni civili e l'istituzione di un Registro comunale dei Testamenti biologici.
Evidentemente non solo il Pd nazionale ma anche il Pd romano non è consapevole di certe dinamiche che si possono definire quanto meno ostruzionistiche o - se prendiamo per buone le parole di Mancuso - auto-ostruzionistiche.
Sono disponibile a incontrarlo e illustrargli tutti i modi con cui si sta rinviando la calendarizzazione della delibera sulle Unioni civili. "Le unioni civili si voteranno nella settimana rainbow dal 12 al 18 maggio", si era detto da parte dei vertici del PD in Campidoglio per non calendarizzare la delibera nel gennaio scorso. E invece, per evitare contrasti nel PD e turbamenti alla campagna elettorale, nella settimana rainbow il Consiglio non si è nemmeno riunito. Del resto nemmeno nella seduta di martedì prossimo è prevista la discussione della delibera, si rifletterà sull'omofobia...
Persino le due delibere di iniziativa popolare (su Unioni civili e Testamento biologico) che in base allo Statuto andrebbero discusse entro sei mesi dal deposito giacciono con le oltre 15 mila firme di cittadini romani.
Per questo il 16 maggio ho inviato alla Presidenza dell'aula, targata Pd, una richiesta di autoconvocazione ai sensi del testo Unico degli Enti locali - sottoscritta da colleghi della Lista civica, di Sel e del M5s - per uscire dallo stato di palese violazione dello Statuto in cui questa presidenza persevera in continuità con quella di centro-destra degli anni scorsi, non attuando gli strumenti di partecipazione popolare previsti dalla legge.
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Droga: Bernardini, dopo ottima decisione Cassazione, ancora più obbligati amnistia e indulto
Dichiarazione Rita Bernardini, Segretaria di Radicali italiani:
Nel recente dossier che come Radicali italiani abbiamo inviato al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulla sentenza Torreggiani, abbiamo rilevato come la Magistratura di Sorveglianza difficilmente avrebbe potuto far fronte alle istanze dei detenuti a causa della recente normativa che ha scaricato sui giudici dell’esecuzione della pena le decisioni riguardanti numerosi aspetti della detenzione e, in particolare, quelle riguardanti le pene alternative, la detenzione domiciliare, i reclami per trattamenti inumani e degradanti.
Con il verdetto di oggi della Cassazione queste competenze aumenteranno a dismisura , dovendo i Magistrati di Sorveglianza “ricalcolare” al ribasso la pena di migliaia e migliaia di detenuti sia per il “piccolo spaccio” messo in atto da recidivi, sia per lo spaccio di sostanze stupefacenti leggere che con la “Fini-Giovanardi” (dichiarata incostituzionale dalla Consulta), venivano equiparate alle droghe pesanti anche per le ipotesi lievi di spaccio.
Ora, se non si ricorrerà ai ripari, la carenza strutturale del personale dei Tribunali di Sorveglianza (magistrati e personale di cancelleria), che da almeno un decennio dà luogo a ritardi inauditi, diverrà esplosiva. La pianta organica dei Magistrati di sorveglianza prevede, infatti, solo 173 unità di organico competenti per i 205 istituti penitenziari mentre i posti coperti sono però 158. Per non parlare del personale di cancelleria sulle cui macroscopiche carenze di organico non si riesce nemmeno ad avere dati precisi.
Istituzioni serie – che abbiano a cuore lo Stato di diritto e quindi la legalità della giustizia e della pena - dovrebbero immediatamente attivarsi per dare alla luce un provvedimento di amnistia e di indulto che liberando le scrivanie dei magistrati consentirebbe di indirizzare maggiori forze alla magistratura di sorveglianza e, con l’indulto, farebbe uscire dal carcere chi deve scontare gli ultimi due o tre anni di detenzione fra i quali le migliaia di reclusi vittime della legge Fini-Giovanardi.
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